Sedie, aeroplani, piste da ballo, basket, ponti, una grande nazione. Tutti sinonimi di una stessa parola: Facebook. Ma in quale universo linguistico siamo? È possible che sia davvero così? Sinonimi tra loro parole che non hanno niente in comune? Sì.
Guardate la nuova campagna pubblicitaria di Facebook, e capirete. Anzi, la prima campagna pubblicitaria di Facebook. Partiamo da un primo punto di analisi: che bisogno ha Facebook di pubblicizzarsi? Nessuno, è ovvio. Il più moderno dei social network, il più attuale, il più tecnologico è diventato così famoso con il più antico dei mezzi di propaganda: il passaparola.
Facebook non ha amai avuto bisogno di grandi strategie di marketing. Lo ha usato uno, poi due, poi cento, poi mille e poi un miliardo.
E allora perchè una pubblicità, adesso? Basta guardarla per capire.
Facebook vuole arrivare ad essere considerato più di un social network, e per darci l’idea che sia più di una piazza sociale, nello spot, si rassomiglia a quelle cose (le things della tagline) che usiamo ogni giorno, o comunque spesso, e che ci connettono al mondo. Anzi no, il mondo non basta, la pubblicità parla di universo, che sembra oscuro, lontano, e non lo è. Perchè c’è Facebook. È una idea tanto brillante quanto presuntuosa. Ma non è forse l’essere sempre stato oltre lo spavaldo ad avere reso Facebook quello che è adesso?
La pubblicità esce come festeggiamento del miliardo di utenti. Dentro Facebook vive 1/7 della popolazione mondiale. Vivono seduti su sedie virtuali, comodi a chattare con amici o a commentare post, vivono danzando su piste da ballo invisibili, viaggiando su aerei immaginari che li connettono a paesi lontani, a gente lontana, a chi e dove vogliamo. Facebook è un ponte che ci permette di raggiungere chi vogliamo, e ci tiene distanti quando lo vogliamo. Facebook è tutto, la tagline cita “cose”. Quante volte ci hanno detto a scuola di non usare la parola “cosa” perchè non significa niente? Perchè significa troppo? Eppure Facebook la usa, ne fa il fulcro del suo spot. Facebook può. Il CEO di Facebook, Mark Zuckerberg, ha detto “noi crediamo che aprirsi agli altri e connettersi con gli altri è ciò che rende Fcebook umano. È ciò che ci tiene insieme, ciò che dà significato alle nostre vite”. Ed è qui che lo spot si chiude, epico, romantico, toccante: noi non siamo soli. C’è Facebook e non siamo soli.
Non c’è accenno al miliardo di persone raggiunte, anche se lo spot è uscito perchè questo traguardo è stato toccato.
Che si ami o no il social network di Zuckerberg, che si usi o no, che si lodi o meno, gli va riconosciuta una cosa: Facebook c’è.
Si impone con le piccole strategie, sottili ed invincibili, con quel marketing apparentemente semplice di chi non ha neanche bisogno di sbandierare le proprie vittorie. Tanto tutti lo sanno, tutti sanno. Perchè Facebook è ovunque, e se non è ogni cosa, di sicuro è in ogni cosa.
Roberta Martucci Schiavi web writer freelance per twago, piattaforma per esperti online (, web designer, copywriter, esperti marketing, traduttori specializzati e programmatori di applicazioni).