Magazine Diario personale

Una cosa grave accadde 2 - aka non avevo finito

Da Micamichela @micamichela
Ho il timore di essere stata fraintesa e voglio spiegarmi.Non sono invidiosa del fidanzato di Astolfa la bionda cugina, o meglio, sono invidiosa in senso teorico, perché lo so che teoricamente sono nella fase della vita in cui è più normale avere un fidanzato che non averlo, e quindi avverto come un’inadempienza nella mia vita su questo tema. Ho vissuto la mia vita per tappe, un obiettivo alla volta: diplomati con un bel voto, vai all’università, laureati con un bel voto e per carità non andare fuori corso, trova uno stage, trovare un lavoro, vai a vivere da sola. Il fidanzato è una tappa che mi manca, un mostro che non ho sconfitto nel videogioco in cui vivo. In più, la gente si aspetta che a quasi trent’anni tu abbia un fidanzato, glielo vedi in faccia quando dici che no, non hai il moroso, vivi da sola, lo vedi come diventano cupi e tristi e pensano “poverina”. Mi spiace per voi, mi spiace di rendervi tristi. So che vivreste meglio sapendo che ho un fidanzato, e questo mi mette in una posizione scomoda perché non mi piace mettere in difficoltà le persone. Il fatto è che io non credo di volere un fidanzato: mi piace vivere da sola, andare a letto alle 21:30 se ho sonno, stare sveglia fino alle 3:00 se non ce l’ho. Mi piace stare a casa il sabato e uscire il giovedì. Prepararmi la lasagna per cena oppure mangiare un yogurt in piedi. Rispondere ai messaggi un decimo di secondo dopo averli ricevuti o non guardare il telefono per sei ore. Certo certo, tutti adesso stanno pensando “guardala poverina, come tenta di auto convincersi”, ma nella realtà io non lo saprei gestire un fidanzato. Lo so che non è una prigione, lo so che uscire il giovedì e non il sabato è una cosa stupida, la cena sul divano è una cosa stupida, i messaggi sono una cosa stupida. Resta però una persona a cui rendere conto, anche delle cose stupide.Il mio problema con la gente sposata o fidanzata non è l’invidia di fare le cose insieme o di avere una persona sempre lì vicino a te, ma è la pressione: le coppie felici mi ricordano la mia inadempienza, l’obiettivo non ancora raggiunto, mi fanno sentire una persona incompleta perché quella cosa lì non ce l’ho.Certo, poi ci sono i giorni che ti svegli e rotolando nel letto vorresti solo mettere la testa sotto il braccio morto addormentato di qualcuno, sere in cui ti viene da piangere e scrivi messaggi dicendo “sono triste” e quando ti chiedono cos’è successo rispondi “niente, sono sola”. E ti vengono i brividi se pensi che fra 10 anni sarai tu quella cugina lì, quella zitella che ai matrimoni va sempre da sola, quella presa in giro da tutta la famiglia.La soluzione perfetta sarebbe un fidanzato part-time, no anzi, un fidanzato a progetto. Qualcuno da chiamare nelle occasioni pubbliche, come quando hai un matrimonio e non vuoi sentirti l’unica scema a rifiutare il +1, non vuoi passare il tempo a fare sorrisi di circostanza a tutti gli altri invitati che ti indicano chi tra i presenti è single. Ma soprattutto quando sei triste e stai ascoltando la playlist depre di Spotify e riguardando per l’ennesima volta 500 days of Summer, mandi la richiesta sull’app e ti si presenta il fidanzato che rimane con te fino a che non ha portato a termine la prestazione.Questa sarebbe la vera rivoluzione, non quella minchiata del “Voglio essere single, ma con te” che ha fatto tanta sensazione ma è la descrizione di ogni relazione sana e normale.
Del trombamico invece sì sono invidiosa, ci mancherebbe.

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