Una delle cose migliori del 2015 è stata senz’altro quella di continuare a vendere un discreto numero di copie dei miei ebook indie (ne abbiamo parlato lunedì), nonostante una serie di fattori “ambientali” totalmente a mio sfavore.
Elencandoli in breve, e senza piagnistei, direi che sono soprattutto questi:
- Scrivo storie di generi e filoni che in Italia non hanno spazio nella grande distribuzione (kaiju, supereroi, horror non young adult etc). Di conseguenza non posso sfruttare il traino commerciale di nessun fenomeno letterario del momento.
- In qualità di scrittore indie assolutamente convinto della propria indipendenza, non vengo mai considerato dalle poche webzine italiane di settore che si occupano di speculative fiction (molte delle quali sono in realtà house organ di case editrici, anche se fingono di non esserlo).
- Avendo più volte parlato pubblicamente dei trucchetti infami utilizzati da alcuni addetti ai lavori (come per esempio il tizio col nome di una città tedesca, che si autorecensiva su Amazon usando un nome falso), sono finito su tutte le liste nere possibili e immaginabili.
Ma va bene così.
Il settore è comunque prossimo al punto di non ritorno.
Per contro l’editoria digitale (indipendente e con editori) offre ancora spazi da colonizzare e territori da esplorare. Basta avere un po’ di pazienza e di coraggio.
A volte non non ho né l’una né l’altra, tanto che almeno un giorno alla settimana mi propongo di lasciar perdere la scrittura per dedicarmi ad altro.
Poi però non lo faccio, perché raccontare storie non mi piace.
Nel corso del 2016 non cambierò politica. Ho diversi progetti in via di definizione e alcune saghe da portare avanti, o da chiudere. Le idee non mancano, il tempo per fare tutto prima o poi lo si trova.
Negli scorsi mesi ho avuto contatti con diversi editori che mi offrivano collaborazioni di vario genere. Nessuno o quasi ha parlato mai di soldi. Altri lo hanno fatto, ma mi sarei trovato a lavorare gomito a gomito con dei sesquipedali imbecilli, che da anni portano avanti strategie aggressive per ricavarsi le loro nicchie di mercato.
Quindi: no grazie.
Si va avanti per la solita strada. Se sarà un vicolo cieco o meno, lo scopriremo solo vivendo.
Chiudo il post ricordando il solito mantra: se vi piace ciò che io e i miei stimati colleghi scriviamo, aiutateci a fare un po’ di passaparola sui social media. Non costa nulla ma per noi è un aiuto di inestimabile valore. E, se avete voglia, lasciateci dei feedback su Amazon. Le stelline sono un metodo scemo per valutare un libro, ma aiutano a guadagnare “sana” visibilità.
Grazie a tutti e a domani, con l’ultimo post dell’anno ;)
(A.G. – Follow me on Twitter)