Chi è Alfonso Pontillo?
Un giovane regista cinematografico e un Visual Effects artist italiano che dopo aver lavorato a Roma per quasi 10 anni ha deciso di spostarsi in Canada per approfondire lo studio dei VFX; a Vancouver ha frequentato il programma di 3D animation & Visual Effects presso la Vancouver Film School.
Adesso ha in programma l’uscita del suo primo lungometraggio. Si tratta di un documentario sulla televisione italiana e sulla figura di Ugo Gregoretti con il quale collabora da molti anni.
Tra le sue passioni l’arte in generale, soprattutto quella legata al mondo dell’immagine in movimento e la magia.
Ci conosciamo da tempo e l’uscita del suo nuovo lavoro è l’occasione giusta per valorizzare il suo talento.
Cosa sei andato a fare in Canada?
A Vancouver ho frequentato il programma di 3D animation & Visual Effects presso la Vancouver Film School.
Come ti sei trovato? Cosa hanno in Canada che manca a noi italiani e cosa hai imparato?
Vancouver è una città bellissima. Il Canada in generale è un Paese molto civile che offre tante occasioni in ogni settore. C’è anche da dire che è molto diverso dall’Italia e, più in generale dalla mentalità europea. Forse le cose che mi hanno sorpreso di più sono il senso civico, l’integrazione e l’amore che i canadesi hanno per la propria nazione. Questa è la seconda volta che torno a casa in un anno. Non voglio, comunque, cadere nell’errore e nell’arroganza tipica di chi, dopo un’esperienza all’estero, cerca in ogni momento di rimarcare tutte le negatività italiane; posso dirti che, nonostante le palesi differenze e l’innegabile senso di benessere che si respira oltre oceano, la vita da emigrante non è facile; non soltanto per la nostalgia che si prova per la propria famiglia e i propri amici ma anche per un senso di nostalgia di momenti culturali che sono difficili da trovare in America.
Parliamo del tuo nuovo lavoro, “La Rosa Negra”: perchè questo titolo e come è nata l’idea?
Si tratta del mio progetto finale alla Vancouver Film School. E’ un cortometraggio in animazione 3D. Partendo da una esperienza personale, ho voluto raccontare con una metafora visiva le pene e i sentimenti coinvolti in una relazione a distanza. Questo attraverso la storia di due manichini che tutte le notti, a mezzanotte, si svegliano e hanno a disposizione un minuto per vivere il loro amore. Non dico altro perchè il corto dura solo 2:30 e non vorrei rovinarvi l’emozione.
Sia il titolo che altri riferimenti all’interno del corto, si riferiscono alla mia esperienza che mi ha ispirato e come tali devono conservare un certo mistero; la maggioranza delle persone spero le viva in maniera stilistica; altre in maniera personale.
Perché due manichini?
La metafora dei manichini mi piaceva proprio per l’immobilismo e la sensazione di claustrofobia che si viene a creare all’interno delle vetrine in cui sono intrappolati i due protagonisti. Così come avviene in una relazione a distanza, a volte, ti trovi nella situazione in cui ti senti impotente rispetto a ciò che puoi osservare solo da lontano. L’elemento dell’orologio, e del tempo più in generale, è molto importante e si lega anche alla soluzione finale che ne sottolinea la ciclicità.
Per quanto riguarda i due protagonisti, non è stato semplice dar vita a due personaggi inanimati che, tra l’altro, non hanno dettagli facciali. Soprattutto la scelta di non aggiungere gli occhi ha rappresentato una notevole sfida nel conferire ai due la giusta espressività. Nonostante questo credo che la sfida sia stata superata grazie anche alla bravura dell’animatrice con la quale ho collaborato, Paula Utria. Ad oggi posso dire che questa scelta è stata corretta sia per la stilizzazione alla quale siamo arrivati, sia per l’eleganza che gli conferisce.
Quanto tempo ci vuole per ricostruire una vera scena in 3D?
Il mondo dell’animazione 3D è molto complesso e affascinante allo stesso momento.
Ho lavorato sei mesi a questo progetto durante il programma di studio a Vancouver. Il primo passo è stato decidere che tecnica utilizzare per la creazione di tutti gli elementi visivi del corto. Avevo anche pensato di utilizzare una vera location per il vicolo e poi integrare i due manichini. Dopo aver scoperto il prezzo proibitivo che i proprietari della location richiedevano, ho deciso di modellare anche tutto l’ambiente in CG.
L’ultima fase è quella legata alle txture, lo shading e il lighting per ottenere il giusto “mood” che avevo in mente.
Perché la poesia di Neruda “Si tu me Olvidas”? Come hai avuto il permesso per utilizzarla?
La poesia “Si tu me Olvidas” sintetizza, a mio avviso, tutte quelle domande, quelle riflessioni che ti assillano quando una storia d’amore termina e ti lascia un vuoto profondo.
Ho cercato di estrapolare i versi che descrivono meglio e in modo più diretto il messaggio che volevo trasmettere. Nonostante ciò, consiglio a tutti di cercare e leggere l’intera poesia perchè si tratta di un vero capolavoro romantico.
Il tuo corto è piaciuto alla Fundazion Pablo Neruda e il 12 febbraio proietteranno il tuo corto in Cile, vero?
Quando ho deciso di utilizzare la citazione di Pablo Neruda, ho pensato di contattare la Fundazion Pablo Neruda in Cile per richiedere l’autorizzazione formale all’utilizzo dei versi. Visto che si trattava di un progetto studentesco loro hanno acconsentito senza problemi e sono stati molto gentili. Alla fine della lavorazione ho mandato loro il corto per ringraziarli della collaborazione; la loro reazione è stata davvero inaspettata: sono entusiasti del lavoro che vogliono addirittura proiettare durante una delle loro serate – incontro con artisti; la proiezione avverrà il 12 Febbraio presso la sede della Fundazion Pablo Neruda in Cile.
Chi ti ha aiutato nella realizzazione di questo progetto?
Al progetto hanno collaborato altre 4 persone: Paula Utria, che si è occupata dell’animazione, Jeremy Books, modellatore dei manichini, Amer Alameddine, Rigger, Rubèn Raffo Corrales, Voice Over, che ringrazio.
Con un aggettivo come definiresti il tuo corto?
INTIMO, MOLTO INTIMO.
Grazie Alfonso e in bocca al lupo.
Crepi!
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LA ROSA NEGRA
La STORIA:
Una storia d’amore caratterizzata da una distanza insormontabile. Una di quelle storie che si vivono durante le prime ore della notte e solo per pochi attimi. Due manichini intrappolati nelle vetrine di due negozi hanno un minuto ogni notte per svegliarsi e vivere la loro triste storia d’amore a distanza.
Di seguito il Cortometraggio “La Rosa Negra“. BUONA VISIONE:
Visita il SITO INTERNET de La Rosa Negra.
A cura di Daniele Urciuolo.