Una donna per amica
Creato il 03 marzo 2014 da Veripaccheri
Una donna per amica
di Giovanni Veronesi
con Fabio De Luigi, Laetitia Casta,
Italia, 2014
genere, commedia
durata, 90'
Gli occhi e la bocca. Non stiamo parlando di uno dei film più belli di
Marco Bellocchio, ma dei dettagli fisiognomici di Laetitia Casta, e in
sottordine di Fabio De Luigi, protagonisti del nuovo film di Giovanni
Veronesi che il regista ci presenta in una sequenza iniziale
fondamentale per comprendere le intenzioni del film. Le immagini infatti
ci mostrano un puzzle di dettagli anatomici che insiste sulla bocca
voluttuosa dell'attrice francese e di rimando sul viso addormentato di
De Luigi che lei sta filmando con un cellulare. Il richiamo a una
dimensione ancestrale, il riferimento al desiderio erotico che unisce in
modo subliminale i due protagonisti, puntualmente sancito dal montaggio
che fa collimare il sonno di Francesco con la bocca semichiusa di
Claudia; e infine l'allusione a un voyeurismo simboleggiato dall'occhio
videns della donna che fa da cornice a ciò che stiamo guardando, sono i
segni di un immaginario esplicito e seducente.
Raccontato in
questo modo "Una donna per amica" rischia di apparire più complesso di
quello che è, perché in realtà il pacchetto confezionato da Veronesi
sembra dimenticare i propositi del lavoro precedente (L'ultima ruota del carro)
per assestarsi su un intrattenimento che ammicca alla complicità dello
spettatore nel modo più scontato (per esempio gli omaggi maliziosi alle
beltà di Valentina Lodovini), evitando accuratamente di tirare in ballo
una qualunque ipotesi di analisi socio-culturale. Così, se nel film che
aveva aperto il festival di Roma Veronesi ci aveva stupito per la
presenza di un paesaggio vivificato da figure in qualche modo
significative e da elementi - storici, culturali, addirittura politici-
che riscattavano in parte la voglia di disimpegno che ha caratterizzato
il cinema del regista toscano, qui siamo nuovamente di fronte al trionfo
di uno strapaese vacanziero e festaiolo in cui lavorare è un optional e
il disagio sociale, rappresentato dalla sorella di Claudia (una Valeria
Solarino in fame chimica), tossicodipendente sulla via del recupero, è
presente, ma con funzioni puramente narrative. Che, dobbiamo dire, si
rifanno per filo e per segno a uno dei leit motiv del genere,
immaginando l'amicizia impossibile tra due tipi umani, Francesco e
Claudia, che la sceneggiatura cesella con una complementarietà destinata
a combaciare solo dopo una serie di situazioni e vicissitudini
monopolizzate da rapporti sentimentali all'insegna dell'incomunicabilità
e del tradimento.
Puntando su un intrattenimento divertente e
scanzonato, Veronesi ce la mette tutta per costruire una miscela di
fascino e simpatia, con Gepy Cucciari e Virginia Raffaele a far da
contraltare comico alle generosità prorompenti di Casta e Lodovini. A
mancare in questo caso è però la tensione erotica provocata dal mancato
soddisfacimento del piacere, quello che nei modelli più riusciti innesca
situazioni brillanti e dialoghi al fulmicotone, e che qui risulta
invece completamente assente. Cosi facendo Veronesi, con la complicità
di Ugo Chiti, finisce per smarrire la centralità del personaggio
interpretato dalla Casta, relegata ai margini da una sceneggiatura che
perde tempo ad abbozzare figure femminili secondarie, e poi chiamata in
causa da inserti che sembrano più una passerella glamour di
abilità tecniche, sul tipo di quelle che abbiamo avuto modo di vedere a
Sanremo (purtroppo anche qui la Casta conferma la sua predilezione per
il ballo) che un momento di performance attoriale. A poco serve il
tentativo del pur bravo Fabio De Luigi, lasciato troppo solo, e
costretto a una serie di gag non memorabili, come quelle innescate dai
tormentoni linguistici che il film gli propone: dapprima con il dialetto
intraducibile di una portiera troppo zelante, e poi con l'idioma
nervoso e ultraveloce di un'amante occasionale. Debitore di certe
atmosfere che ricordano il cinema di Francesco Nuti, di cui però
Veronesi non riesce a replicare la stralunata e ruspante poetica, "Una
donna per amica" ne ricalca anche gli aspetti promozionali, ora come
allora incentrati quasi esclusivamente sulla presenza-immagine della
diva straniera. La sensazione è quella di un regista cui gioverebbe una
cadenza lavorativa più ragionata e meno presenzialista. Non sempre il
mestiere riesce a supplire alla mancanza di ispirazione.
(pubblicata su ondacinema.it)
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