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Una donna per amico

Creato il 08 marzo 2012 da Albertocapece

Una donna per amicoRosella Roselli per il Simplicissimus

Credo sia la prima volta volta che parlo dell’8 marzo. Almeno dagli anni in cui, poco più che bambina, scendevo in piazza con le donne dell’Udi senza neanche capire troppo bene perché. E’ passato molto tempo da allora e il mondo delle donne, dicono, s’è trasformato. Dopo aver indossato i tailleur castigati degli anni 50, scoperto le gambe nei 60, rinnegato la crema depilatoria nei 70, essere entrate con piglio maschile nel business degli 80 e aver riscoperto la famiglia sul finire del ’900, ci ritroviamo ancora, negli 8 marzo del nuovo millennio, a schivare venditori di mimose che spuntano ad ogni incrocio mentre andiamo a lavorare, rifiutare inviti per sedute di autocoscienza pomeridiane e tristissimi spogliarelli maschili che dovrebbero allietarci la serata. E a fare i conti, come da sempre siamo abituate a fare, con quel che abbiamo e quel che manca, naturalmente mentre la giornata scorre fra i vari impegni essendo notoriamente, noi donne, multitasking. Si, è questo l’ultimo epiteto che ci siamo autoinflitte, mutuandolo da una società sempre meno capace di soccorrerci, come donne e come persone.

E già la finirei qua, non mi va di addentrarmi a sottolineare differenze di reddito e rappresentanza e diritti fra sessi, cose che conosciamo, purtroppo, disponibili in comode tabelle comparative da consultare all’occorrenza. Statistiche sulle violenze. Chi ci uccide, perché ci uccide. E come, dove. Quando. Ma si muore anche mentre siamo impegnate a far fronte al bisogno, alla necessità umana (no, non solo femminile) di riposo e bellezza, di ritmi sostenibili, di momenti di intimità e di silenzio. Di amore, di rispetto. Quel che ci manca, oltre al resto, quasi sempre. Quel che otteniamo spesso come fosse una concessione, altre volte come fosse un premio. O il frutto di un’appropriazione indebita di qualcosa che invece ci spetta e che ci è spesso negato.

Dovremmo combattere, finalmente insieme, uomini e donne, il vero nemico, quello che si nutre di una disuguaglianza che si è fatta sistema e ci spinge ancora gli uni contro le altre, con esiti tragici o tragicamente noiosi.
Non possiamo rinunciare alla complicità e al sostegno di chi potrebbe essere il nostro più fedele e utile alleato, il nostro valore è la nostra vita, la nostra persona, la nostra anima. Diversa e magnificamente complementare. Quello che abbiamo, forse l’unica cosa che ci è rimasta. Usiamola, quest’anima, per comprenderci, per accettarci. Innamoriamoci. Saremo bellissimi! E forti.

Farebbe davvero la differenza riuscire ad amarci per quel che siamo, per come siamo. E pretendere ognuno la propria quota di vita nella normalità, tra i miracoli quotidiani della scoperta della bellezza intorno a noi e il contrappasso umano del dolore. Questa si, sarebbe una vera rivoluzione


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