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Probabilmente vi avevo già detto qualcosa di simile quando vi ho parlato di Sorella, mio unico amore (e altrettanto probabilmente vi dirò la stessa cosa in futuro, quando leggerò qualcos'altro). Perché la Oates scrive così. Vuole provocare nel lettore proprio quest'effetto. E sta al lettore capire se è abbastanza corazzato per accettare quello che leggerà.
La famiglia americana del titolo è la famiglia Mulvaney, anche se potrebbe essere qualunque altra famiglia degli anni 60 e 70 dello stato di New York. Una moglie, Corinne, molto religiosa e sempre vivace e allegra. Un marito piccolo imprenditore che con il suo lavoro mantiene la famiglia e che brama di far parte del club esclusivo dei ricchi del suo paese. Quattro figli perfetti, tre maschi e una bellissima e dolcissima ragazza adolescente, Marianne. Più tutta una serie di animali intelligentissimi, che completano il quadretto. Una famiglia benedetta da Dio, potrebbe definirla senza problemi la madre. Una famiglia felice e perfetta. Ma un giorno succede qualcosa di terribile, proprio alla bella e candida Marianne. Qualcuno le fa del male e la famiglia, anziché stringersi su di lei, a poco a poco si infrange e si spezza. L'idillio non era poi così reale, allora. Da quel momento, tutta la famiglia si ritrova in balia di qualcosa che non riesce a spiegarsi, che non riesce a gestire e che segnerà tutti irrimediabilmente.
Si prova tanta rabbia, leggendo. Sia prima del terribile episodio, nel vedere questa famiglia che si crede perfetta, a causa soprattutto dell'educazione della madre, che giustifica sempre tutto con il volere di Dio; e sia, ovviamente, dopo, quando viene fuori quell'ipocrisia che purtroppo si trovava e ancora oggi si trova spesso in certe persone e in certe famiglie incapaci di essere se stesse. Joyce Carol Oates scrive incredibilmente bene. Mettendo in evidenza i giusti dettagli, le giuste emozioni, le giuste situazioni, che all'apparenza sembrano magari banali e inutili ma che servono a caratterizzare alla perfezione ognuno dei protagonisti.
Devo ammettere però che il finale non mi ha convinta del tutto. È troppo piatto, troppo poco duro, rispetto al resto del libro. Ogni membro della famiglia ha ritrovato se stesso, certo. Ma il grande dolore che è stato provocato da alcuni dei suoi membri è rimasto in qualche modo impunito. Non posso dirvi più di tanto, o rischierei di fare spoiler. Però, ecco, credo che il non poter essere a pieno se stessi non possa giustificare il fare male agli altri, soprattutto se gli altri dipendono da te.
Per cui Una famiglia americana mi è piaciuto ma mi sarei aspettata, alla luce anche di quel che so che è in grado di fare Joyce Carol Oates, qualcosa di più. Forse non volevo il lieto fine, se così si può definire quello che si ritrova qui. O almeno non per tutti, per quanto sia davvero brutto ammetterlo pubblicamente.
In ogni caso, il libro è sicuramente un bel libro, che merita la lettura. Partite solo preparati, ecco.
Titolo: Una famiglia americana
Autore: Joyce Carol Oates
Traduttore: Vittorio Curtoni
Pagine: 502
Editore: Il saggiatore
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formato brossura: Una famiglia americana
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