Mi sono abbastanza stupita che l’evento di cui in questi giorni da settimane ormai parlano praticamente sempre e ovunque tutti i programmi televisivi delle reti, a qualunque ora e su qualunque titolo, non sia stato invece oggetto di una particolare attenzione da parte dei social network in generale.
Forse la cosa è dipesa dal fatto che si sta parlando di un delitto e dunque di indagini e sviluppi assolutamente ancora in corso e passibili di modifiche e di smentite in ogni momento…; o forse perché non è facile parlare di un fatto di cronaca nera come questo, a botta calda, senza cadere nel banale e nel già ripetuto o già ascoltato.
Io ho voluto parlarne, invece, perché mi ha colpito l’evento in sé per le sue molteplici significanze.
Significanze che vorrei un attimo riprendere e precisare in questo nuovo piccolo post.
Riprendo in breve gli eventi anche se sono ormai tristemente notissimi e purtroppo anche abusati: l’adolescente Sarah Scazzi è morta, e ci siamo già fatti più o meno l’idea di come possa essere stata uccisa; sembra che ci sia stata la compartecipazione della cugina con lo zio.
All’inizio si era addossata tutta la responsabilità solo il padre di Sabrina, che sarebbe invece la seconda responsabile entrata in scena, devo dire per quel che mi riguarda, senza nessuna meraviglia…
Questo volto così duro, così distaccato, così aggressivo nel modo di porsi e di relazionarsi, non mi aveva convinto, contrapposto poi all’immagine più sottomessa, docile e se si vuole, rispettosa del prossimo, del sig. Michele.
Si sta profilando l’identikid di una giovane che era gelosa della piccola cuginetta, molto più bella, molto più femminile, molto più dolce ed amorevole; haime, purtroppo molto più ingenua, meno pratica della vita e delle cattiverie del mondo, molto meno capace di difendersi da sola e con la sola colpa di non essersi confidata in tempo con la famiglia, se non con la famiglia, con qualcuno che avrebbe potuto allarmare, preventivare…
Del resto, come si potrebbe preventivare qualcosa di così mostruoso? Ma nemmeno nell’area più delinquenziale di una metropoli al limite, dove non esiste nessuna legge se non quella del branco. E qui siamo ad Avetrana, un paesino anonimo, per bene, tranquillo, immerso nella normalità più assoluta della campagna…
Non conta sottolineare l’errore spregevole del padre di Sabrina, quello di avere allungato le mani sulla giovanissima nipote che da quel momento ha rappresentato un pericolo per la salvaguardia dell’onore di famiglia, e forse tutto parte proprio da qui, da questo problema che sarebbe stato possibile gestire in maniera razionale e controllata se ci fossimo trovati di fronte ad una realtà familiare più equilibrata di quella che evidentemente riguarda la famiglia Misseri.
Chi è allora la famiglia Misseri? Per quel che ci riguarda una famiglia assolutamente normale, come ce ne sono moltissime in giro nelle nostre regioni, ma non solo nelle nostre campagne, anche nelle nostre città, non è la campagna che ha creato il mostro, non è la campagna che imbruttisce e che isola le persone nelle loro ossessioni e nelle loro possibili perversioni fobiche o attrazioni fatali…
La cosa che per il momento rimane sostanzialmente oscura è quella che originariamente aveva colpito in assoluto l’opinione pubblica, ossia il fatto che il sig. Michele si fosse denunciato di un successivo stupro sul cadavere ( qui si aggiungerebbe il fatto necrofilo con riferimenti a dir poco inquietanti), ma siccome questo evento non può essere dimostrato dalla scientifica, forse per questo l’imputato ha pensato bene di ritrattarlo.
Lasciamo perdere questo particolare agghiacciante e delicatissimo, facciamo finta che non ci sia, diamo il tempo alla giustizia di fare il suo corso in merito, e concentriamoci invece sul semplice delitto, l’atto dello strangolamento di questa possiamo dire, bambina che si affacciava alla vita.
Allora cerchiamo di capire le problematiche aldilà degli eventi: qui stiamo parlando
- Di un delitto che accade nelle pareti domestiche (purtroppo molti delitti accadono all’interno della famiglia)
- Di un delitto assurdo perché colpisce una bambina
- Di un delitto terribile perché operato da un’altra giovanissima su una giovanissima
- Di un delitto che getta in maniera drammatica i riflettori su come l’apparire non corrisponde affatto all’essere delle cose e delle persone
- Di un delitto che coinvolge una realtà in apparenza normale, ordinaria, non a rischio, non considerabile pericolosa o da monitorare
- Infine di un delitto che il caso vuole venga comunicato in diretta alla stessa madre, presente in quel momento a un programma televisivo che aveva lo scopo di portare luce su questa scomparsa ancora senza soluzione
Bene, quello che m’ interessa riflettere e su cui vorrei portare a riflessione chi mi legge, spero siano dei giovani o dei giovanissimi, perché sono loro i protagonisti di questa vicenda, è soprattutto questo:
- il fatto che la cerchia di amicizie di cui Sarah era circondata non è stata capace, nonostante forse qualcosa avesse percepito, di prevedere ed impedire la sciagura
- il fatto che la paura di quello che potrà “dire la gente” (oltre la già citata gelosia) è stato il motore principale di questo delitto
- il fatto che se questo delitto è accaduto in questa famiglia, moltissime altre famiglie potrebbero diventare, se ne avessero l’occasione, teatro di delitti simili (e non credo affatto di stare esagerando)
- il fatto che stiamo assistendo ad un processo mediatico che abbrevierà enormemente i tempi reali processuali ma che espone i singoli cittadini a dinamiche persecutorie a volte molto pericolose e che il cittadino è chiamato ormai ad imparare a gestire e ad imparare a denunciare egli stesso
- il fatto che una quantità enorme di imbecilli si sia in questi giorni recata sul luogo della disgrazia, persino con bambini al seguito, per potere fotografare la casa di qui, la casa di là, ed il pozzo di su e via discorrendo…
Per quanto riguarda il primo punto mi asterrei da qualunque giudizio; eventi simili sono per l’appunto imponderabili, tuttavia, con il senno di poi, forse i genitori di Sarah si sarebbero potuti preventivamente allarmare…chissà ( nel senso che chi sapeva (ammesso che qualcuno sapesse) poteva allarmare la famiglia totalmente ignara, perché in questi casi i familiari stretti vengono informati purtroppo sempre per ultimo…)
Per il secondo punto direi che siamo in generale vittime dell’opinione altrui, del pregiudizio sociale, ma in questo caso specifico, del sentimento di vergogna che si prova a sapere di avere qualcosa di sporco e di indegno da nascondere. Quindi pur di nascondere la vergogna si elimina il problema alla fonte, chiaro no?
E’ una millenaria paura della verità che ci affligge; le verità scomode fanno male dunque occorre negarle, e ci si dimentica che proprio quello che cerchi di seppellire cerca in altri modi di essere portato alla luce, perché è una legge di natura, i pesi capaci di galleggiare vengono a galla, e la verità è tra questi.
Per il terzo punto direi che siamo veramente dentro una gran bella società; nulla è come appare, oggi più di ieri e ieri più di l’altro ieri, nulla può essere dato per scontato, nessuno è fuori pericolo e tutti siamo dei potenziali assassini se ci dovessimo trovare in situazioni che ci stringono, che ci mettono all’angolo. Argomento questo delicatissimo, pesante, doloroso, complesso, ma le verità vanno dette, affrontate (vedasi il punto sopra) prima che siano le verità stesse a travolgerci.
Per il quarto direi che non serve molto fare l’ennesimo processo all’utilizzo forsennato e sciagurato dei mezzi di comunicazione; i giornalisti sono per lo più degli sciacalli che farebbero di tutto pur di far vendere il loro giornale, lo sappiamo, ma è anche vero che se non ci fosse una libera comunicazione avremmo problemi ancora maggiori e più pericolosi.
Qui è il singolo, è il privato, è il comune cittadino che deve imparare a sapere destreggiarsi qualora dovesse cadere per caso o non per caso in un circuito di questo genere. Purtroppo la nostra società sempre più tecnologica lo impone.
Chi continua a ignorare ostinatamente questi aspetti del reale, è solo uno sprovveduto avulso dalla realtà.
E’ come quando sappiamo di dovere andare in montagna per scalare una cima: saremmo folli a partire senza l’adeguato equipaggiamento, non credete? Noi di pari passo sappiamo perché dobbiamo sapere di stare in un mondo dove si può rimanere vittima di questi meccanismi; di conseguenza bisogna imparare a conoscerli per poterli neutralizzare o quantomeno controllare. Bisogna comunque anche chiedere leggi che pongano dei limiti allo strapotere delle televisioni che devono essere chiamate alle loro responsabilità dirette.
Per il quinto e ultimo punto di questa riflessione non ci sono giudizi particolari da aggiungere ma ne avrei; siamo un popolo di imbecilli, incivili, stolti, deliranti, ignoranti, pettegoli, venduti , pavidi e schifosi per cui abbiamo bisogno di aspettare la domenica per portare la propria famiglia a vedere lo spettacolo dell’ultima altrui famiglia di turno caduta in disgrazia.
E per fortuna che adesso il Sindaco di Avetrana si è dissociato da questo scenario ed è corso finalmente ai ripari (proibendo da oggi l’ingresso dei pullman del turismo dell’orrore nel paese…)
Scusaci Sarah infinitamente di tutta questa nostra miserabile miseria…
Antonella dall’omo
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