Una fetta di memoria nel nostro paese di domani ovvero costruire ogni giorno attorno a noi qualcosa di concreto che abbia futuro, questo mi è congeniale in arte ma anche nella realtà quotidiana è stata una verità che ci ha seguito nel nostro cammino.
Era la filosofia che abbiamo respirato dal dopoguerra e che ci ha fatto compagnia ogni giorno. Era la fetta di torta che la mamma preparava con amore in occasioni rare e che noi ricordavamo nel tempo con il suo sapore sul quale modulavamo ogni altro sapore di festa.
Torta e memoria andavano assieme, noi ci nutrivamo con fette di memoria costruendo il futuro, ed ogni domani aveva questa certezza. Ognuno sapeva costruire il futuro mentre la mamma sapeva fare la torta. Ora la mamma è morta, il futuro è incerto. Ma non ci manca la torta, possiamo mangiarla anche tutti i giorni...
Perché siamo spiazzati? Perché cerchiamo lavori che non ci vogliono invece di cercare noi stessi? Che cosa si è rotto? Abbiamo creduto alle favole false che ci han fatto credere e ci siamo mangiati il futuro invece della torta?
Il guaio è che non ci siamo più mangiati la mamma nei nostri pasti quotidiani: quando si amano le persone esse sono con noi quando consumiamo il pasto e noi le mangiamo, ci nutriamo dei nostri genitori ogni giorno per crescerli al futuro.
Ogni giorno bisogna mangiare la madre e il padre, solo così le vivande entrano nella nostra memoria e nel nostro domani. Quando non c'è più la torta della mamma bisogna mangiare la mamma e poi mangiare il domani, poi mangiare la Val Bormida perché ci sia sempre la nostra Valle.
Et quae hodie est cras in futurum...
Bruno Chiarlone Debenedetti Sabato 3 gennaio 2014