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Una Finestra Aperta Immaginaria sull'Italia e Pontelatone

Creato il 19 marzo 2012 da Pontelatone
Una Finestra Aperta Immaginaria sull'Italia e Pontelatone
Son terminate ieri le celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia. E' dunque giunto l'istante di tracciar d'un bilancio, per quanto probabilmente impreciso e fazioso. Come ho già espresso ho osticità ad elaborar dati e notizie in maniera analitica, ma godo del punto di osservazione privilegiata della mia finestra che pur affaccia su Pontelatone. Dal secondo livellato della dimor mia, vedo passar gente con il volto sempre più cupo. Troppo pochi i giornali e i libri fra le mani, troppi i giovani sfaccendati in giro a metà mattina che occhieggio quando, raramente, mi capita per qualche ragione di non condurmi al lavoro; cotanti i sacchetti quasi vuoti della spesa al braccio delle donne e di qualche anziano, sempre più avviliti, che percorrono le vie di Pontelatone.
Quasi tutti che rimuginano. Non si gradiva la deriva assurda e sprecona che dominava l’Italia sin allo schianto di Berlusconi il dicembre passato. Non si gradisce il novo governo Monti, la non apprezzata imposizione di nuovi tributi, conti in banca, controlli, l’innalzamento quasi inammissibile dell’età pensionabile, l’irrefrenabile ascesa del valore dei carburanti e dei prezzi in genere, la rinnovata intoccabilità di cotanti privilegi. E nei dialoghi predomina il qualunquismo ormai, la convinzione ormai irrevocabile d'esser senza più alcuna rappresentanza né possibilità di contrattazione, la constatazione dell’inutilità di tante iniziative locali per contrastar tra difficoltà sempre superiori la cotanta indifferenza. La resa. E la demoralizzazione, talvolta.
Emerge drammaticamente un divario tra color che amministrano il potere politico e i cittadini comuni, relegati in un ruolo sempre meno decisivo, inabili ed esterrefatti al cospetto degli abusi e delle ruberie commessi da questo o quel politico che ormai son la unica cosa che davvero unisce Pontelatone, da Barignano a Treglia.
Dunque, appunto ieri il Presidente del Consiglio Monti, in una celere visita all’Aquila, pur non manifestando cotanto sgomento, ha dovuto ammettere di non esser a conoscenza della condizione della stessa, delle sue rovine, del nulla che è stato fatto per consentir quanto meno la partenza d'una riedificazione a fronte d'un ladrocinio perpetrato ai danni d'una città annientata, così, ancor d'una volta, fornisce altre assicurazioni che non avranno alcun assenso nonostanze l’impegno di cotanti cittadini.
Poi, la identica cosa è stata fatta da Napolitano, nella intelaiatura controllata ma non molto dell’evento a fin delle celebrazioni per l’Unità d’Italia. E mi domando cosa ci sia da festeggiar se il Capo dello Stato si trova ancor d'una volta a dover constatar, e rivolgere moniti formalmente accorati e forse proprio per questo inascoltati a color che indegnamente ci rappresentano, atteggiamenti ormai sprezzanti di ogni forma e grado, tutelati da sentenze enigmatiche, sorretti da impianti di affari e di potere immortali. Predomina l'afflizione che affoga la stizza nell’impotenza, a volte, la percezione che sarem presto ineluttabilmente inumati da detriti di un sistema putrefatto nelle sue fondamenta che ci sta ormai precipitando addosso.
A marchio d'un anno inverosimile resta la decisione sprezzante e quasi opprimente, durante la celebrazione di chiusura del 150°, di assegnar a Roberto Benigni l’intervento al quale i mezzi di comunicazione hanno voluto dar un incommensurabile prominenza. Il messaggio intrinseco è ormai nitido: d'un sorriso ci inumerà. Sol che noi lotteremo sin allo sfinimento.

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