Una firma, un bacio (con la lingua).

Creato il 10 agosto 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Che il cognato di Gianfranco Fini, tal Giancarlo Tulliani detto “Elisabetto” per via della influentissima sorella, non sia un volpino, crediamo che sia ormai sotto gli occhi di tutti. Giovane e dall’aspetto vagamente berlusconiano, il Tulliani jr. è uno a cui piace millantare amicizie e parentele importanti per scorrazzare dove la politica conta, in Rai ad esempio, dove le sue performance sono costate un po’ di share e qualche centinaia di migliaia di euro. Da qui a buttare la croce sulle spalle del presidente della Camera però, ce ne corre visto che l’unica colpa di Fini, se proprio vogliamo dargliene una, è quella di essersi innamorato di Elisabetta, la sorella intelligente dell’affittuario dell’appartamento di Montecarlo. D’altronde ognuno di noi ha in casa o lo scemo o la pecora nera di famiglia, fatto che rientra nella casualità della vita e nella teoria della legge dei grandi numeri. Da quello che ci risulta anche Silvio ne ha uno (se scemo o pecora nera non sta a noi giudicarlo), si chiama Paolo e da una vita fa il mestiere del prestanome del fratello, come titolare di impresa edile o di editore di Giornali il suo compito è quello di mettere la firma dove il consanguineo più anziano (e più scaltro) non potrebbe metterla. Se poi va a processo e subisce una condanna è lo stesso, l’importante è che la fedina penale del presidente del Consiglio resti immacolata. Si racconta che Fini si sia parecchio incazzato con il cognato e che siano volate parole grosse ma purtroppo il pasticcio era fatto e senza che al Gianfranco, come accade invece all’ex Capo, sia stata concessa la possibilità di fare anche l’agente immobiliare. Nonostante le giustificazioni e le carte portate a sua discolpa, il presidente della Camera continua ad essere una vittima del “metodo Boffo”, quello che Stracquadanio ha tirato in ballo per tentare di camuffare scientificamente le randellate mediatiche di cui Fini è vittima da parte della stampa di famiglia. Ma Silvio si è spinto oltre. In una lettera indirizzata ai Club della Libertà, ha incitato i suoi ad essere i “megafoni” dell’azione di Governo e, udite udite, ad allestire 8000 banchetti per la raccolta delle firme a sostegno della richiesta di dimissioni di Fini. Per rendere la raccolta più invitante, Silvio ha scritto personalmente, di proprio pugno, alle circa diecimila signorine incontrate in questo ultimo anno per invitarle ad essere presenti, succintamente svestite, in ogni gazebo. Ha già studiato uno slogan che ritiene essere efficacissimo: “Una firma per un bacio”. Ai mariti che faranno firmare anche le mogli, Silvio assicura: “Con la lingua”. Evviva l’Italia.

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