La calma mi avvolge, la quiete irreale mi avviluppa, nulla si muove attorno, il tempo si è fermato.
A perdita d’occhio non c’é anima viva, neppure il vento si scomoda a muovere le canne e ad increspare di piccole onde il fiume silenzioso.
Io attendo, ho fermato il battito del mio cuore, coltivo un “non pensiero”, è il momento della resa dei conti, il silenzio non è più intorno ma dentro di me!
La lentezza tanto agognata e mai veramente cercata mi sussurra pace, mi sollecita il pianto.
Ma il pianto liberatorio rivela che l’animo è senza pace, un animo che da tempo non si è fermato a lasciarsi soffrire, ma ancora spera quando ogni speranza è ormai perduta.
La barca è la mia isola, l’acqua stagnante attorno sembra non esalare odore alcuno, per la prima volta nella mia vita sono sola con me stessa, con le mani in mano, senza passato, senza presente, senza futuro.
Mi lascio andare, aspetto che gli eventi scoprano me, che si accorgano di uno sperduto essere interiormente imploso, con nessuna voglia di farsi veramente aiutare.
La staticità è la mia forza, la mia salvezza: poter finalmente riposare, rimandare ogni decisione, evitare di esprimere parole, aspettare un futuro che non c’è!!