Philip Seymour Hoffman che suona
Una fragile armonia (USA 2012) Titolo originale: A Late Quartet Regia: Yaron Zilberman Sceneggiatura: Seth Grossman, Yaron Zilberman Cast: Philip Seymour Hoffman, Catherine Keener, Christopher Walken, Mark Ivanir, Imogen Poots, Liraz Charhi, Wallace Shawn, Nina Lee Genere: classico Se ti piace guarda anche: Una canzone per Marion, Il concertoQual è la differenza tra una rock band e un quartetto d’archi? La rock band brinda alla figa. Il quartetto d’archi brinda alla Fugue, intesa come fuga musicale (vi rimando a Wikipedia perché non sarei in grado di spiegare cos’è con parole mie), e intesa come nome del gruppo messo insieme dai protagonisti.
"Viva la fugue!"
Questo per darvi subito l’idea della pellicola che vi troverete davanti, se mai vi avventurerete in una visione simile. Capite bene che si tratta di un film dai toni assai differenti da un Almost Famous, tanto per citare un altro film a tema musicale. Se siete patiti di musica classica, comunque, questo film vi farà venire. È come 8 Mile, con la classica al posto del rap. La colonna sonora comprende interpretazioni di brani di Beethoven, Haydn, Bach, Strauss, più pezzi originali creati dal grande Angelo Badalamenti, che qui dimentica le atmosfere inquiete di Twin Peaks e dei lavori fatti per il suo compare preferito David Lynch e si concentra pure lui in una serie di composizioni molto… classiche, indovinato! In più, tutti i personaggi parlano di musica classica, suonano in teatro, in studio, oppure si esercitano, o insegnano. Insegnano cosa? Matematica? Letteratura? Educazione fisica? Ma va. Insegnano musica classica, ovviamente.
Gente che suona
Philip Seymour Hoffman, che qui interpreta la parte del secondo violinista della band, ascolta musica classica persino facendo jogging. Io per andare a correre ascolto invece soprattutto roba dubstep o hip-hop o pop-rock o comunque dotata di un certo ritmo (ma non con bpm troppo elevati, devo mica fare i 100 metri piani). Ecco qui, giusto per spezzare l’andatura classica del post, la playlist dei pezzi che mi caricano di più per correre al momento, ascoltabile con Spotify. E se non avete Spotify siete più superati di P.S. Hoffman e dei suoi amichetti del quartetto d’archi.
Nonostante Una fragile armonia sia l’apoteosi della celebrazione della musica classica, il film riesce ad appassionare e coinvolgere anche i meno patiti del genere. Oddio, se proprio odiate la classica con tutti voi stessi, preferirete una mazzata sulle palle piuttosto che immergervi in tale visione, ma se il genere non vi fa del tutto schifo, qui vi ritroverete di fronte a un film con un’atmosfera molto classica, girato anch’esso in maniera classica, leggermente da indie movie radical-chic Sundance classic syle ma non troppo, e interpretato alla grande. In modo sì un po' classico, ma comunque alla grande. I 4 protagonisti membri del quartetto fanno a gara a chi è più bravo. Sia a livello musicale, e qui vince il meno conosciuto del lotto, l’attore ucraino Mark Ivanir, sia a livello recitativo, e qui invece ad avere la meglio è il solito enorme Philip Seymour Hoffman. Bravi pure Christopher Walken e Catherine Keener, mentre la rivelazione è Imogen Poots, giovane bionda già avvistata ne I segreti della mente – Chatroom e Fright Night – Il vampiro della porta accanto, qui in grado di tenere testa alla grande a un cast di simile livello e pronta quindi a stupirci ancora, in futuro. Segnatevi il suo nome. Lo ripeto a scanso di equivoci: Imogen Poots, non Imogen Boobs.
Una gnocca che suona
Oltre a beccarvi un cast in formissima, se non siete patiti di classica perché mai dovreste guardarvi un film come questo? Perché, insieme alla parte più strettamente musicale, Una fragile armonia ci fa anche entrare dentro la vita dei membri del quartetto d’archi, ci fa sentire tutte le tensioni che si sono accumulate tra loro in 25 anni di collaborazione e che esplodono quando il più vecchio, Christopher Walken, annuncia l’imminente ritiro per via del Parkinson. Musica classica, Parkinson… E che due maroni! Mi rendo conto che non possano essere gli argomenti più appealing per la visione di un film. Superato lo scoglio del primo movimento, Una fragile armonia si rivela però a sorpresa una sinfonia potente, che fluisce alla grande e con tutti gli strumenti che si incastrano alla perfezione: musica, malattia, ma anche amori e passioni che trascinano fino alla fine, magari non come un’opera di Beethoven, ma sicuramente più di una composizione di quel bidone musicale che risponde al nome di Giovanni Allevi.
Ancora gente che suona
Non sarà la pellicola più divertente e d’intrattenimento dell’anno, eppure Una fragile armonia merita un ascolto, pardon una visione. Anche perché, come spiega in una splendida scena del film Christopher Walken ai suoi studenti di musica, parlando di un suo collega:
Casals metteva in rilievo le cose buone, quelle che gli erano piaciute. Era incoraggiante. E il resto, lasciatelo agli imbecilli o, come si dice in spagnolo, chi giudica contando gli errori.
È quello che si cerca di fare anche qui, a Pensieri Cannibali, almeno nei giorni positivi. A parte le volte in cui ci si diverte a demolire del tutto qualche sciagurato film, come ad esempio World War Z, si cerca sempre di trovare del buono anche in pellicole che non sono dei capolavori. E Una fragile armonia non è un capolavoro, ma è un film tutt’altro che fragile e che al suo interno ha delle cose buone. Parecchio classiche, però buone. (voto 7/10)
Tanto per cambiare, della gente che suona