Hola! Rieccoci al solito appuntamento del riepilogo mensile, un po’ malinconico data la coincidenza con la fine delle vacanze per quasi tutti, ma noi resistiamo e cerchiamo di fare il punto della situazione in attesa di un autunno scoppiettante (quanto entusiasmo oggi…).
I Libri di Agosto.
Considerando la mia totale impossibilità di fare nient’altro che non fosse cercare di sopravvivere per 15 giorni a 150 ragazzi, ho ripreso le mie solite attività solo dopo il ritorno dall’Inghilterra. Risultato? Solo due letture terminate, un libro iniziato con un gdl su anobii e tanta voglia di recuperare il tempo perduto. Queste le letture portate a termine.
- Mare al mattino di Margaret Mazzantini. ****/5. Ve ne ho parlato nella Recensione del mese.
- La ragazza che giocava con il fuoco di Stieg Larsson. ****/5. Secondo capitolo della millenium trilogy e anche questa volta mi ha convinto eccome. Non so come ma sono riuscita a spalmare questa lettura lungo tre mesi (lo avevo cominciato a giugno), eppure al solo aprire il libro e riprendere la lettura, dopo pause volute o forzate, la storia non perdeva di carattere e forza narrativa e ti trascinava nuovamente in quel di Stoccolma a chiedersi come Lisbeth Salander, la mitica hacker che odia gli uomini che odiano le donne, sarebbe riuscita a tirarsi fuori dal casino in cui era coinvolta. Un brutto affare davvero dato che si tratta di un triplice omicidio. Con l’unico appoggio del Kalle dannatissimo Blomkvist, la nostra eroina dovrà affrontare i problemi del presente, ma anche le tragedie del passato, del suo passato. Questo secondo romanzo ha, infatti, un elemento dalla sua parte a renderlo ancora più avvincente: il mistero e le indagini faranno riaffiorare ricordi e vecchie cicatrici e impareremo a conoscere meglio Lisbeth e la sua storia, fino a quella verità sconvolgente che riaffiora in superficie. Di fronte a thriller di tale fattura, ingegnosamente e sapientemente composti, narrati con maestria e cura, carichi di pathos in un crescendo di adrenali ed emozioni, non puoi che dispiacerti ancora una volta per la scomparsa prematura di questo scrittore.
In lettura al momento ho “Non mi lasciare” di K. Ishiguro, che sto leggendo in un gruppo di lettura su anobii. Per il momento h letto solo un centinaio di pagine ma direi che il romanzo promette bene..
Acquisti & co. Anche questo mese, mantenendo fede al mio impegno di non comprare libri fino a settembre, non ho acquistato nulla. Quasi. Niente di narrativa. Ma mi sono procurata, con largo anticipo a dire la verità, la guida della Lonely Planet di Parigi, dato che a fine settembre io e amorcito ci regaleremo una romantica vacanza nella plus belle ville du monde. Non vedo l’ora. Io poi adoro le guide Lonely Planet, così ben aggiornate e dettagliate, davvero utilissime! Insomma un acquisto utile sul quale ormai sto pianificando l’intera vacanza. Praticamente sono già in viaggio…
Tot libri: 27/50
Tot pagine: 8647/15000
La turista per caso.
Il caso qui è che si sia riuscito a vedere qualcosa. Parlo dei miei intensi 15 giorni inglesi e delle nostre brevi incursioni a Birmingham, Coventry, Stratford upon Avon e Londra.
Birmingham è, a quanto ci è stato ripetuto fino allo sfinimento dai nostri amici inglesi del campus, la seconda città più grande dell’Inghilterra. Io la conosco soprattutto perché ha dato i natali a uno scrittore che mi piace molto: Jonathan Coe.
Della città abbiamo visto solo il centro, carino ma anche tanto simile a quello di qualsiasi città inglese. Negozi, pub, caffè, fast-food di ogni genere, catene di negozi a non finire, Tesco come se piovesse e due enormi centri commerciali, uno di fronte all’altro. Un mare di cemento, vetro e specchi che risplendevano e rendevano la strada che portava alla cattedrale quasi futuristica e distopica. Invece è proprio la realtà. Degno di nota è il Selfridges building, un edificio costruito nel 2003 la ci particolarità è quella di essere ricoperto da migliaia di dischetti d’acciaio che riflettono dando all’intero edificio un aspetto avveniristico. Al suo interno, ovviamente, uno shopping centre.
Carina invece la cattedrale, St Martin in the Bull Ring, un pugno nell’occhio tra tutta quella modernità, dato che la sua costruzione risale al XII sec. e trovandosi proprio nel Bull Ring, la principale area commerciale della città. La cattedrale rappresenta una delle poche tracce medievali rimaste a Birmingham.
A farci compagnia la statua dell’ammiraglio Nelson, uno dei monumenti dedicati all’eroe del fu Impero Britannico sparsi per il paese, costruita nel 1809. Sullo sfondo uno Starbucks. Evidentemente anche Horatio non ha saputo resistere al richiamo di un frappucino…
Molto piacevole è invece stata la visita a Stratford upon Avon, la cittadina dove nacque il Bardo ovvero William Shakespeare. Io e Ambra, una delle altre group leader dal background universitario simile al mio (laureate entrambe in lingue e letterature straniere), non vedevamo l’ora di visitare la casa di Will e la cittadina. Quella alla casa di Shakespeare è stata una visita molto simpatica per quanto breve: la visita prevede dapprima un percorso con video che illustrano la vita e le opere del drammaturgo inglese e varie immagini, ricostruzioni del teatro elisabettiano, reperti storici e pubblicazioni d’epoca legate alla sua produzione.
Vi è anche una piccola Hall of fame con le immagini di tutti gli attori che hanno impersonato i personaggi delle sue commedie e tragedie (c’era anche Di Caprio). Alla fine del percorso si arriva in un giardino e lì ecco la vera casa del vecchio Will, tenuta con molta cura. All’interno, a dir la verità, è stata fin troppo ricostruita ma è stato interessante osservare le abitudini e i costumi della vita quotidiana dell’epoca.
Ciliegina sulla torta, nel cortile della casa assistiamo grazie a due attori, a una breve rappresentazione di una delle scene più famose di Romeo e Giulietta: la scena del balcone. Sentire quelle parole in inglese pronunciate da un inglese…beh hanno davvero tutto un altro fascino…(qui sotto Rome che dedica una canzone a Giulietta)
Il resto della giornata lo abbiamo trascorso passeggiando per la cittadina. Sono rimasta incantata dagli edifici lungo quelle strade, ricostruzioni delle tipiche abitazioni ed edifici del’500, che davano alla città un’atmosfera particolare, quasi il tempo si fosse fermato all’epoca in cui regnava la mitica Elizabeth I, un salto nel tempo davvero affascinante. Naturalmente non poteva mancare una pinta di birra in uno di questi pub così caratteristici…questa è l’Inghilterra che ci piace!
A Coventry è stata una corsa contro il tempo. Ci sono stati problemi con uno dei pullman (è letteralmente andato in fumo! O.O) e così è stata una gita frettolosa e incasinata.
Sostanzialmente abbiamo visitato il Museo dell’automobile. Non sapevo che la città fosse così importante per l’industria dei motori in UK. Ma tant’é. E pensare che io non sono neanche andata a quello che sta a Torino, immaginate quale fosse il mio interesse…cooooomunque. Il museo è stata una visita simpatica, soprattutto per le ricostruzioni con manichini, scenografie cartonate e oggetti d’epoca, della storia dei mezzi di locomozione dell’uomo, dalla carrozza passando per le prime macchine a manovella, un saluto alla leggendaria Mini Minor (poteva mancare) e arriviamo ai giorni nostri. Le chicche, per me, sono state la De Lorean di Ritorno al futuro (adoravo quel film) e l’auto di Barbie (tutta rosa)…era fantastica!
(una delle mie colleghe non voleva farsi scappare una foto del genere!)
Finita la visita al museo, abbiamo avuto solo mezz’ora di free time prima del ritorno al Campus. Io sono andata a fare shopping da Primark e, se da una parte era d’obbligo dato che dovevo riportare qualche pensiero a casa e a Londra avrei avuto altro da fare e non potevo ridurmi all’ultimo giorno, dall’altra mi sono pentita e mi è dispiaciuto perché avrei voluto visitare meglio la Cattedrale di Coventry. Tale cattedrale è famosa perché la chiesa è stata interamente ricostruita dopo la seconda guerra mondiale; durante il conflitto, infatti, fu pesantemente bombardata e distrutta dalla Luftwaffe. Delle vecchia chiesa gotica sono rimaste solo delle malinconiche rovine, un guscio senza tetto ormai, che fanno solo immaginare il fascino che tale edificio possedeva.
Londra è stata la gita più massacrante e snervante di tutte. Ora vi confido una cosa: nonostante io faccia tanto quella che viaggia, a Londra non ci ero mai stata. Lo so, vergogna, ma non è mai stata una meta per le vacanze con gli amici e la mia unica visita in England prima di questa fu, se qualcuno ricorda, abbastanza disastrosa e non mi permise di vedere nulla. Potete, quindi, immaginarmi emozionata al pensiero di poter vedere per la prima volta la città simbolo di tante cose, sfondo di alcuni tra i romanzi da me più amati…che ve lo dico a fare. Anche se sapevo che saremmo rimasti solo per poche ore, che avrei dovuto controllare soprattutto che i ragazzi non si perdessero, non si facessero investire e che arrivassero puntuali agli appuntamenti (non potete immaginare come sono 150 ragazzi tutti insieme…si muovono come un branco di pecore sperdute! Se ci penso ancora, mi sento male) non vedevo l’ora di arrivare.
Ovviamente abbiamo avuto dei problemi. L’autobus su cui ero io dopo un’ora di viaggio si è dovuto fermare per un problema tecnico. Non funzionavano i freni. Quando l’ho saputo mi è preso un colpo! Insieme all’autobus in fiamme di Coventry, era evidente che gli inglesi volessero farci fuori! Abbiamo perso più di un’ora in un’area di sosta (provvista di tutto, Starbucks incluso, per la felicità dei ragazzi che ormai vivevano a muffin e frappucino) e questo ha abbreviato ulteriormente la nostra già breve visita alla capitale inglese. Arrivati a Londra scopriamo che il battello per la gita sul Tamigi (un modo per far vedere i luoghi principali ai ragazzi, Tower Bridge, Big Ben, Parlamento, London Eye, senza che si disperdessero e noi potessimo respirare un po’) che il team inglese ci aveva prenotato, non ci aveva riservato i posti a sedere al piano superiore e scoperto, costringendo così tutti noi a vedere Londra da dei vetri sporchi e appannati…maledetti inglesi, poi si stupiscono che non li sopporto. Terminata la gita approdiamo di fronte al Big Ben e Westminster Abbey per la pausa pranzo. Che spettacolo! Non ci volevo credere che ero seduta sotto a quella torre con l’orologio vista e rivista in mille foto e cartoline….Il tempo di fare un paio di foto di gruppo e via verso il nostro punto di incontro per l’amato di Free Time, il momento tanto amato da noi e i ragazzi durante il quale si poteva fare shopping, girare o semplicemente riposare i piedi. Per raggiungerlo ci abbiamo messo un’infinità e io mi sono giocata l’ultimo brandello di voce. Un rapido passaggio a Trafalgar Square sotto alla colonna di Nelson (sei ovunque!) e poi di corsa a Piccadilly Cicurs. Durante il free time non sono riuscita a fare altro che girare un po’ per negozi, andare all’Hard Rock Cafe per comprare un regalo alla mia sorellina diciottenne con un fissa per questo posto (io non riesco a capire ancora perché lo trovino così speciale, ma vabeh!) che da Piccadilly non è proprio vicinissimo, bere un cappuccino estivo da Starbucks e fare un paio di foto. Avrei potuto impiegare meglio il mio tempo ma ero stanchissima, erano gli ultimi giorni e ormai ero in riserva di energia. Ma tanto sono sicura ci sarà ben presto occasione di tornarci e visitarla bene la cara vecchia London…aspettami!!
Beh devo dire che nonostante siano state fugaci, veloci e un po’ stressanti, al ritorno in autobus ero sempre felice di aver avuto la possibilità di vedere posti che, tolta Londra, non so se avrei avuto la possibilità di vedere ancora…un’incursione interessante in terra britannica…cosa desiderare di più?
La musica che mi frulla in testa.
Da un paio di settimane sono presa da questa canzone: