Ehilà gente! Agosto è giunto al termine e, dopo una brevissima pausa estiva, torna il riepilogo di quello che è capitato alla vostra fragola questo mese.
I libri di agosto
Dopo quasi 3 mesi di tunnel, questo mese ho deciso di mettere in stand by la lettura delle Cronache di Martin. Primo perché ho finito il terzo volume all’inizio del mese e non ho ancora con me i libri che seguono; secondo devo leggere i non iniziati che mi sommergono a casa; terzo, se non mi prendevo una pausa da Game of Thrones rischiavo di impazzire dietro a tutti gli intrighi e i draghi e gli Estranei e le morti continue che ti fanno male dentro– ero ormai in un mondo parallelo. Così ci siamo dati ad altro. E questo è quello che abbiamo letto:
- Il trono di spade: Tempesta di spade – I fiumi della guerra – Il portale delle tenebre di G. R. R Martin. Martin quante me ne fai passare. Ora ho anche superato la serie tv e voi che non avete ancora letto i libri non sapete cosa vi attende nel 2014! Adoro incondizionatamente.
- La signora dei funerali di M. Wickham (alias S. Kinsella). Romanzo ideale per la spiaggia. Come sempre la Kinsella si fa leggere volentieri e senza impegno. Ma non è dei suoi migliori e l’ho preferita in altri suoi romanzi.
- Le luci nelle case degli altri di C. Gamberale Ci è piaciuto e ne abbiamo parlato QUI.
- La regina dei castelli di carta di S. Larsson. In lettura. Ci sto mettendo un po’, qualche giorno l’ho lasciato a crogiolarsi senza considerarlo perché al solito Larsson parte basso, lento, con mille nomi e mille informazioni che tanto sicuramente non ricorderai e prima che la storia cominci davvero ci vogliono almeno 100/150 pagine. Ma quando poi parte… peccato solo che questo sia l’ultimo libro della millenium trilogy e che Larsson ormai non possa regalarci più la sua arte scrittoria.
La velleità del mese
Troppo caldo anche solo per pensarci. Questo mese l’unica velleità è stata soprattutto un’occasione, vale a dire l’acquisto di una Eye Khol della MAC a 5 euro anziché 17.50 (prezzo preso dal sito). E devo dire che mai un acquisto di una matita occhi mi ha fatto più felice. Non solo per l’incredibile sconto ma anche perché la matita è molto buona, sfumandola si ottiene un bell’effetto smokey. Good job!
[Phone Number – Grigio antracite.
Nella foto sembra più chiaro ma in realtà è parecchio scuro]
Faccio cose, vedo gente…
Nel bel mezzo del mese mi sono goduta due concerti gratuiti. Che male non ci sta. Succede che d’estate c’è sempre un paese in festa, un evento musicale in quell’altro, una notte bianca qui, una giornata al sole là… e così che quando ho saputo che Federico Zampaglione (Tiromancino) era dalle mie parti qui in Puglia (per chi fosse confuso dalle mie coordinate spazio-temporali, d’estate torno sempre a essere made in sud), in una cittadina a mezz’ora da casa, ho detto ad amorcito: “Andiamo?” con occhioni dolci e ci siamo andati. Il problema è che siamo arrivati tardi. E siamo finiti nelle retrovie. Di un concerto fatto in una piazza. Ed essendo la classica festa di paese, l’atmosfera non era certo quella da concerto unplugged o da stadio. Era piuttosto da “Aspetta, spetta che questo pezzo è bellissimo… ma perché quel bambino in braccia alla mamma deve piangere ora? E il carretto dello zucchero filato doveva mettersi proprio lì, con il motore più rumoroso del mondo? E quei dannati così luminosi che vorticano senza sosta in aria, possiamo smetterla?”
Detto questo.
Zampaglione ha fatto quasi il suo intero repertorio, dai primi tempi dei Tiromancino fino ai brani degli ultimi anni (come la struggente Quanto ancora). Ricordo me adolescente che ascoltavo Per me è importante in continuazione. E della Descrizione di un attimo ricordo ancora il divertentissimo video. Quando poi sono riuscita ad avvicinarmi di più, l’atmosfera è migliorata e c’era molta gente che mi faceva compagnia mentre cantavo quei pezzi. Sono state due ore passate molto piacevolmente. E Federico non si è negato al bis e neanche al tris, mi è sembrato molto disponibile. “Vabeh lo pagano…” starai pensando, caro lettore. Ma posso assicurarti che non è così scontato. In conclusione, sono tornata a casa molto soddisfatta.
Una bella serata. Rivedere i nostri amici, farsi una serata come si deve: con la gente giusta, l’atmosfera giusta, la musica giusta. I Nobraino sono stati fantastici, non hanno disatteso le aspettative che avevo dei loro live… sono fuori come delle pigne e non hanno paura di dimostrarlo! Hanno anche fatto Bifolco, che io e mia sorella adoriamo ma che mi dicono ai live non facciano quasi mai, probabilmente perché una delle loro canzoni più conosciute. Alla fine ero un po’ acciaccata per via dei soliti pogatori, ma contenta.
Sono queste le cose che rendono bella la mia vita! #lecosesemplicisonolecosepiùbelle
Cose di cui vergognarsi (almeno un po’)
Anche io, in un caldo pomeriggio post prandiale, ho assistito alla morte di Stephanie in Beautiful. A casa la soap opera più longeva della tv si vede da 25 anni, perciò un evento del genere non se la sarebbero perso per nulla al mondo. Che poi uno potrebbe dire: “Vabeh, ma Beautiful non è dove resuscitano tutti? Sarà la solita baracconata!” e io potrei anche dare ragione sulla baracconata. Ma non sulla resurrezione. Che Stephanie non me la vedo resuscitare indietro come Taylor, tornata dopo anni di assenza tutta vestita di bianco tipo angelo siliconato, con una bocca che persino la Parietti avrebbe trovato eccessiva, dopo aver fatto prendere un infarto a metà dei Forrester perché pensavano fosse un fantasma e con l’intento di frantumare le ovaie a MissLacrimaFacile – o anche più maliziosamente Miss MiSonoFattaTuttiGliUominiForrester – Brooke Logan (per la quale, sia chiaro, io parteggio) che da poco aveva coronato il sogno di avere Ridge e la sua mascella tutti per sé.
No. L’addio di Stephanie è proprio definitivo. E se ti chiami Stephanie Forrester non puoi mica andartene nel letto di casa tua in compagnia della tua badante e di quel decrepito di tuo marito, in silenzio e con discrezione. No. Stephanie ha avuto una festa di Natale ad agosto dove tutti piangevano come fontane, poi quel tonto di Eric l’ha portata a Big Bear – ovvero lo chalet in montagna sfondo di mille e più tradimenti tra sorelle, zie, cugini, figli, nonni, gente a caso passata di lì solo per leggere il contatore del gas – e in questo paradiso di abeti e nevi la nostra Stephanie che fa? Dopo averla appellata in ogni modo per anni, averla ostacolata con modi legali (pochi) e illegali (molti), averle scagliato contro i suoi stessi figli, la matriarca dei Forrester dà l’ultimo perdono alla sua acerrima nemica, Brooke ScusaStephanieSetiHoAncheRubatoIlMarito. Si assiste dunque a 4-5 episodi in cui loro sono sedute sempre alla stessa panchina di legno, che meno male che Stephanie non soffre di incontinenza, a piangere come due quindicenni, a cantare canzoni smielate che anche Taylor Swift avrebbe avuto la nausea, a rivivere i 25 anni della loro relazione, con Stephanie che dice: “Ti ricordi Brooke quando eri una poco di buono e io ti odiavo quasi quanto si odia trovare i capelli di un estraneo nel proprio piatto?” e Brooke tutta felice, come se le avesse detto che è come la Vergine Maria, le risponde: “Si, certo che me lo ricordo, ma anche tu eri una megera insopportabile, peggio di una di quelle magliette della salute di lana che quando le indossi comincia a pruderti ovunque e vorresti abbracciare un cactus per provare un po’ di sollievo…” e così via a insultarsi amorevolmente e ad abbracciarsi come neanche succedeva in Settimo Cielo.
E dopo 1-2 settimane a congelarsi le chiappe sulla panchina, Stephanie spira tra le braccia della sua nemica/amica e quel rimbambito di Eric riesce a perdersi pure questo momento con la moglie. Quando si dice il vero amore.
E ora?
Beh semplice. Brooke, sopraffatta dal dolore, è tornata a fare quello che fa sempre: poiché Ridge l’ha mollata e – non mi è ben chiara ‘sta cosa ma la prendo per buona – si è allontanato da tutti e tutto per riflettere sulla sua relazione con Brooke e contarsi le molteplici corna che ha sulla testa, Brooke NonèColpaMiaèCheMiHannoDisegnatoCosì ha pensato bene di tuffarsi sul marito della sorella Katie, la quale, intanto, sta vivendo un un doppio dramma: soffre di depressione post-parto e crede di star per morire e in più ha come psicanalista Taylor SiliconValley. Intanto Eric è tornato a fare da tappezzeria alla Forrester, dove Rick (figlio di Brooke e Eric) e Thomas (figlio di Ridge e Taylor), finalmente usciti dall’ombra della mascella di Ridge, si contendono il posto di capo di tutto il cucuzzaro e quindi il padre/nonno/valloacapirechemivienemalditesta decide di indire una gara tra i due; colui che realizzerà la migliore collezione di moda avrà il posto di sommo capo supremo. Chi vincerà? Chissenefrega. Io per quest’estate ho chiuso con Beautiful (e tanto, conoscendo i ritmi, a dicembre quando tornerò a vederlo, i due (ram)polli staranno ancora cercando di capire come si tiene in mano la matita per disegnare almeno un modello).
La musica che frulla in testa
Da 15 giorni ho in mente fisso la sigla della serie Orange is The New Black, di cui vi ho parlato qualche giorno fa, che è anche l’ultimo singolo di Regina Spektor, You’ve got time. Mi piace e l’ascolto volentieri ogni volta che mi va!
La canzone che mi ha accompagnato per tutto il mese. Che avevo sentito per la prima volta quest’inverno grazie alla mia collega di master sua grande fan. Faceva venire voglia di sole e mare. E sole mare sono stati gli ingredienti giusti con cui ascoltarla. Parlo di Estate di Lorenzo Jovanotti.
La foto del mese
Dite che riassume bene il mese di agosto?
Alla prossima! Buon settembre!