C’è stato spazio per tutto e tutti nella giornata politica più turbolenta da molti giorni a questa parte. Insulti reciproci, cori da stadio, fogli per area, spintoni e monetine sulla porta. Un film dal titolo: degenerazione del Parlamento in 12 ore. La Casta al suo massimo livello di indegnità.
Si parte forte alla mattina: Simone Baldelli, peone PDL, promuove l’inversione di ordini del giorno tra oggi e domani. Una richiesta che arriva dall’alto, da Arcore. In programma c’era la discussione sulla responsabilità civile ma il testo del leghista Pini è ancora impantanato, allora ecco lo switch e accelerazione per il processo breve, con tanto di chiamata alle armi via sms.
Anzi, ora, poiché l’involucro iniziale è stato svuotato, Angela Napoli, FLI, comunica che ora il nome è disposizioni in materia di spese di giustizia, danno erariale, prescrizione e durata del processo. Per gli amici, prescrizione breve. Che fa tanto comodo a un Presidente del Consiglio che ha 4 processi in corso e che con questa norma se ne vedrebbe depennato uno, quello Mills, il più pericoloso, già alle idi di maggio.
L’inversione passa per 15 voti. Opposizione furiosa, inizia il finimondo.
Bersani tuona, si fa per dire:
Il governo della vergogna, della violenza parlamentare e della furbizia, che per salvare uno solo, butta a mare centinaia di processi. Ora abbiamo capito a cosa serve il viaggio di Lampedusa. A togliere i riflettori da qua.
Anche Casini perde l’aplomb:
Purtroppo siamo alle solite. Dopo averci illuso che la priorità era una riforma della giustizia per gli italiani, ecco un provvedimento per placare le ossessioni giudiziarie del Presidente del Consiglio. È una vergogna.
Manca Di Pietro che è a testimoniare, manco a dirlo per l’accusa, a Campobasso in un processo contro i vertici regionali. Ma possiamo ben immaginare cosa avrebbe proferito.
L’Opposizione prova la via parlamentare per fermare il rush, ma il voto a scrutinio segreto e la pregiudiziale di costituzionalità trovano i ranghi di PDL, Lega e Responsabili belli compatti.
I deputati dell’opposizione presenti al Comitato dei Nove (Donatella Ferranti del PD, Federico Palomba dell’IDV, Lorenzo Ria dell’UDC e Angela Napoli di FLI) della Commissione Giustizia abbandonano i lavori, denunciando un tentativo di strozzare i tempi del dibattito. Secondo una testimonianza, il relatore Maurizio Paniz si è presentato solo all’ultimo momento, impedendo così la discussione sulle proposte di modifica. Respinge le accuse il vicepresidente della Comissione Fulvio Follegot che conferma la correttezza dei lavori.
L’Opposizione ci riprova con una sospensiva, ma viene respinta con 16 voti di scarto. L’intifada diventa guerra: il PD annuncia un sit-in fuori dall’aula alle 18, presenti tutti i leader. Non senza la consueta frizione interna, in particolare tra Bindi e D’Alema.
La presidente PD era favorevole a lasciare l’aula dopo la forzatura della Maggioranza, mentre Baffino preferiva la via del Vietnam parlamentare. Tutto concluso dalla triste battuta del Lider Massimo:
Che vuoi? Che gli vado a menare? Mi levo gli occhiali e vado.
Il provvedimento arriva in aula mentre Fini raddoppia i tempi di intervento dell’Opposizione che l’aveva richiesto alla conferenza dei capigruppo. Intanto fuori dall’Aula si raduna una folla di un centinaio di persone, animata dal Popolo Viola. Striscioni e cori contro Berlusconi, ma il temporale esplode quando passa il Ministro della Difesa Ignazio La Russa, accolto dalle urla: Venduti, ladri, fascisti! Qualcuno abbozza un lancio di monetine, remake della clamorosa protesta contro Bettino Craxi all’uscita dell’Hotel Raphael, in piena Tangentopoli. Grazie allo scudo delle Forze dell’Ordine, La Russa riesce a entrare senza dover ricorrere agli anfibi. Accoglienza calorosa anche per il Sottogretario Daniela Santanché.
In aula Casini se la prende direttamente con Alfano:
Ha ancora un senso il dibattito politico in questo Paese? Si era impegnato a togliere di mezzo i provvedimenti minimali e ad personam, in cambio di un dialogo sulle riforme e invece ecco spuntare come funghi, nel giro di una settimana, proprio quei provvedimenti che servono solo a placare le ossessioni giudiziarie del premier. È davvero una vergogna.
Lo stesso Guardasigilli ai microfoni dei cronisti commenterà:
Sapete cosa c’era al primo punto dell’ordine del giorno alla Camera se non si fosse votata l’inversione degli argomenti in discussone? La legge comunitaria che contiene la norma sulla responsabilità civile dei magistrati. Anche in quel caso l’opposizione si sarebbe scandalizzata. Quindi possiamo dire che oggi all’ordine del giorno c’era un’indignazione programmata.
Il clima, come se ce ne fosse stato bisogno, si scalda con uno scambio di montanti verbali tra La Russa e Franceschini.
Il Ministro:
Voglio informare l’aula di un fatto grave. Sono stato avvisato da componenti del governo, tra cui la Santanché che mi hanno detto che era diventato non solo impossibile, ma pericoloso, uscire dal Parlamento. Sono andato a verificare e ho visto che a due metri dal portone d’ingresso di Montecitorio c’era uno schieramento di qualche centinaio di persone appositamente convenute con intento offensivo, intimidatorio e violento. C’eravate? Quello che sta avvenendo fuori non so se sia frutto della vostra predicazione, ma non si è mai vista una cosa del genere fuori dal Parlamento. Si tratta di una contestazione premeditata contro la maggioranza, gli organi costituzionali e la libertà del Parlamento, voi siete complici dei contestatori e ancora più violenti.
Franceschini:
La proposta del PDL scrive una pagine inedita di violenza parlamentare e di abuso della maggioranza. Una doppia violenza. Dov’è l’urgenza di varare il processo breve? Significa mandare in prescrizione migliaia di processi, liberare i criminali, lasciare impuniti imputati di violenza carnale solo perché incensurati.
E poi passa alla critica di La Russa sull’operato rispetto alla manifestazione davanti a Montecitorio.
La Russa gli fa platealmente segno di stare zitto e lo manda a quel paese. Fini lo invita a tenere un atteggiamento più rispettoso verso l’assemblea, La Russa gli batte ironicamente le mani e si porta di nuovo l’indice davanti alla bocca, per zittirlo. Fini chiede rispetto per la Presidenza, il ministro gli urla “Ma che fai” e forse, non si sa ma probabilmente sì, lo sfancula. Fini sospende la seduta.
In serata lo stesso La Russa chiama Fini per scusarsi e nega l’intento di offenderlo, i suoi improperi erano rivolti a Franceschini. Un freddo Fini ha riattaccato sostenendo che l’insulto è stato arrecato nei confronti dell’istituzione e quindi la gravità sarà valutata dagli organismi della Camera.
Domani altro round.
Ma in che altro paese ci sono dei parlamentari divertenti come i nostri? Presumo nessuno. Si definiscono, generosamente, “onorevoli”, ma la dignità non sanno neanche dove stia di casa.