Uscire a cena con Emma non è facile, ha venti mesi e la capacità di attenzione di un passerotto a primavera. Ed è normale, non potrebbe essere altrimenti; anzi, lei è anche molto brava, forse perché attratta dal (buon) cibo in maniera ma dopo un po' si stufa.
Così, in genere, ci ritroviamo sempre nei soli posti family friendly, per dirla in modo figo, che ci permettono di mangiare in modo abbastanza rilassato. Per farla semplice, poi, sono quelli che c'hanno a disposizione degli avventori i giochi per bambini
Così Emma chiacchiera con noi nel suo linguaggio da duenne, mangia tranquilla e poi va a giocare con i suoi coetanei. E noi riusciamo a mangiare senza strozzarci, che non è poco.
L'occhio a volte mi cade sui quei bambini di tutte le età che al ristorante mentre gli altri seduti al tavolo mangiano e chiacchierano giocano col telefono del padre (o, peggio, proprio), con un tablet o con un altro aggeggio simile. E non alzano mai la testa, non si accorgerebbero nemmeno di un elefante rosa vivo che fa roteare in aria dodici palline piazzato vicino alla porta del bagno.
E lo trovo triste. Io capisco, sia chiaro. Capisco, da mamma e da genitore a volte stanco. Però per me la tecnologia è proprio l'ultima spiaggia, l'ultima frontiera prima dello sclero, dedicata a quelle giornate così, in cui il pargolo è amichevole come un drago di Komodo.
Non che non sia importante, ma i bambini (e gli adulti anche, eh) hanno bisogno di altro: di correre, giocare, litigare, innamorarsi e poi litigare di nuovo, sporcarsi di fango e sbucciarsi le ginocchia.
Questo non vuol dire che sia tutto sbagliato, che la tecnologia sia un errore, ma va usata con intelligenza e con semplicità.
Volete un esempio? Leggere con la sua lentezza e la sua poca immediatezza è una attività anacronistica che verrà seppellita da forme di comunicazione? Mi auguro di no e per me non sarà certamente così.
Ma questo non mi impedisce di leggere su un ebook reader invece che su carta stampata.
Un altro esempio? Guardate questo video qui sotto.