Magazine Per Lei
Una guerra senza esclusione di colpi chiamata "pulizie di casa"
Creato il 01 luglio 2011 da Taccodieci @TaccodieciDal momento che FF ha recentissimamente scoperto di essere allergico agli acari (ecco spiegata la mmisteriosa tosse che non lo molla da settembre) e dato che domani mattina partiremo per un tanto bello quanto stremante weekend in montagna, oggi decido di prendere quattro delle millemila ore di permesso che avanzo per trascorrere il pomeriggio a pulire la casetta.
Torno a casa con l'intenzione di non perdere nemmeno un secondo e pulire tutto estremamente a fondo.
Per prima cosa inizio passando l'aspirapolvere al piano di sotto. O meglio, vado a prendere l'aspirapolvere, che tengo nel sottotetto, e non so come riesco a colpirmi l'orecchio violentemente con l'elettrodomestico. Dal momento che sono una persona equilibrata che assolutamente non soffre di PMS, piazzo un pugno allo strumento malefico mentre impreco come una camionista contro l'aspirapolvere, la sfiga, le pulizie di casa e gli appartamenti autopulenti che non sono ancora stati inventati.
Nel frattempo l'orecchio destro mi diventa come una bistecca... al sangue.
Con l'orecchio pulsante aspiro il piano inferiore.
Riempio il secchio del mocio per disinfettare le piastrelle, aggiungo il detersivo, alzo il secchio e... il manico non era fissato da un lato, così inondo il bagno di acqua, candeggina e Mastro Lindo.
Mentre impreco come un branco intero di camionisti inferociti, arraffo degli stracci ed inizio ad arginare l'inondazione, che nel frattempo arriva alle mie ciabatte.
Mi accorgo, guardando in basso, che la candeggina ha colpito anche i pantaloni che indosso, regalandomi una pezzatura molto fashion. Per carità, si tratta dei pantaloni di una tuta, ma pur sempre di pantaloni che mi avrebbe fatto piacere indossare di nuovo. Merda.
Lavo il pavimento senza altri (come se non fossero abbastanza questi appena accorsi) intoppi ed inizio a pulire il bagno. Alzandomi dal pavimento sbatto violentemente la testa sul lavandino in ceramica o quel cavolo che è e, sempre imprecando e sempre perchè sono una persona equilibrata, prendo a pugni il muro dal dolore allucinante.
A questo punto una persona normale capirebbe che è il caso di lasciar perdere le pulizie e mettersi davanti alla tv a guardare telenovelas, sperando che non inizino ad entrare locuste dalle fessure delle porte, ma forse proprio per effetto della violenta craniata finisco di pulire il bagno e mi dirigo al piano superiore: level two.
Incredibilmente la pulizia del piano superiore scorre liscia come l'olio, così prendo fiducia in me stessa ed al termine di tanto lavoro mi sento addosso abbastanza grinta da passare alla stiratura.
Preparo tutto l'occorrente e, mentre stiro t-shirt su t-shirt e mi chiedo come cavolo faccia FF, in una settimana composta di soli sette giorni, a sporcare quattordici t-shirt, ecco che accidentalmente il polso va a finire contro... la piastra rovente del ferro da stiro.
Per il primo secondo il cervello si rifiuta di percepire gli stimoli dolorosi e non sento nulla, poi realizzo dove si trova il mio polso ed impazzisco di dolore. Saltello fino a mettere il braccio intero sotto un getto di acqua fredda, poi spalmo dentifricio sulla bolla che si sta formando, secondo un antico rimedio imparato ad un campo scout, ma ci vogliono dieci minuti di lacrimoni ed imprecazioni perchè il tutto abbia un benchè minimo effetto.
Credete che a questo punto decida di chiudermi in un bunker fino al prossimo secolo? Macchè.
Stoicamente (o stupidamente?) finisco di stirare e decido di fare le cose per bene e svuotare anche i sette bidoni differenti di spazzatura che siamo costretti a separare (non ho ancora capito dove cavolo vada il tetrapack, così sistematicamente lo divido democraticamente tra i secchi della plastica, della carta e del secco). Cambio tutti i sacchetti e scendo i due piani di scale fino alla strada con indosso un praticissimo paio di zoccoli in legno tacco dieci, ovvero le prime calzature che mi capitano sotto mano frugando a casaccio nell'armadio in ingresso.
Lungo le scale mi cade il sacchetto del vetro ed una decina di bottiglie rotolano, con un rumore che vi lascio soltanto immaginare perchè non ci sono aggettivi sufficientemente rumorosi pe descriverlo (spero solo che alla prossima assemblea condominiale non deliberino che FF ed io ce ne dobbiamo andare), per due piani di scale. Merda, merda e stramerda.
Riesco a buttare i sacchetti, tutti e sette, nei rispettivi cassonetti e, mentre torno verso casa, un insetto, che a giudicare dall'entità del ronzio che sento nell'orecchio ancora malandato deve essere grande quanto un cincillà, mi si infila tra i capelli e ci si impiglia. L'insetto ronza impazzito, io, che aborro gli insetti in qualsiasi forma e colore si manifestino, saltello per la strada gridando, sotto gli sguardi attoniti dei vicini. Immaginatevi che quadretto e chiedetevi se voi vedendo una scena analoga non chiamereste uno bravo.
Proprio nel momento in cui l'insetto riesce a divincolarsi dai miei capelli ed a volare libro, mi capita una disgrazia che non mi capitava da quando avevo dieci anni: il mio piede destro cade dal tacco e la caviglia si piega dolorosamente in modo sbilenco.
Mi siedo con i lacrimoni sul marciapiede, massaggiandomi una caviglia che diventa sempre più gonfia. Sono troppo demoralizzata anche per imprecare. Ottima cosa, proprio, dal momento che domani partirò per trascorrere due giorni in montagna con gli amici ed il weekend prevede (tadààà!) che si vada a dormire in un rifugio in alta quota.
Mentre massaggio la caviglia, fisicamente malandata e psicologicamente esausta, penso a quanto sono sfigata, a quanto sono cretina ed a quanto sia chiaramente negata per i lavori domestici. Per l'ennesima volta nella mia breve vita penso anche a quanto sarà sfortunato un ipotetico figlio, quello che riuscirò come minimo a traumatizzare ed a trasformare in un serial killer prima del compimento del primo anno di vita. Sempre che ci arrivi vivo, al primo compleanno.
In questo momento sms da FF: "Stasera vengono a cena i miei colleghi. Arriviamo alle 20.30. Tu esci, vero?"
Certo che esco, come no. Esco di testa.
Quando si dice "tempismo perfetto".
La Redazione
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