Ieri è stato un giorno di lutto a Bengasi, l’instabile capoluogo orientale, all’indomani di una serie di omicidi ai danni di militari e civili, tra cui due giovani attivisti Sami al-Kwafi, 17 anni, e Tawfiq Bensaud, 18 anni.
Lo ha riferito il quotidiano locale Libya Herald, precisando che “la giornata di ieri è stata una delle più cruente, nell’ambito di una campagna orchestrata da estremisti per alimentare la paura nei residenti” a Bengasi.
Per il Forum giovanile ‘Libyan Youth Voices’, il paese “ha perso due giganti della nascente società civile” in un attentato mirato attuato da non meglio identificati uomini armati a bordo di tre veicoli.
Il duplice omicidio, così come quello di altri tre civili e cinque militari, non è stato ancora rivendicato.
Sempre ieri, un folto gruppo di residenti ha ucciso un membro di Ansar al Sharia responsabile della morte di un colonnello nel distretto di Majuri. A Bengasi – feudo dei gruppi armati estremisti contro i quali è in lotta il generale dissidente Khalifa Haftar e la sua operazione ‘Dignità’ – dopo attentati ai danni di forze di sicurezza, rappresentanti del potere giudiziario e politico, ora ad essere nel mirino sono esponenti della società civile e normali cittadini.
Nel contempo, nella località di Warshefana, ad est di Tripoli, il locale ospedale di Zahra è stato evacuato dopo essere stato colpito da una decina di missili e attaccato dagli insorti della principale alleanza islamica, Fajr Libya (Libya Dawn).
Intanto sul versante politico-istituzionale la situazione appare altrettanto incerta: per la terza volta in pochi giorni la Camera dei rappresentanti, con sede a Tobruk, ha respinto la composizione della squadra di governo presentata dal primo ministro Abdullah al Thinni, ma no è chiaro se il parlamento ha stabilito una nuova scadenza per la formazione dell’esecutivo.
Dopo un fine settimana di segno negativo, la missione Onu in Libia ha annunciato la possibilità di tenere il 29 settembre una prima riunione di dialogo nazionale che coinvolgerà tutte le parti della crisi in atto da mesi.
Non sarà semplice ma ci si augura una qualche forma di risoluzione della crisi.
Sopratutto per la popolazione civile, che da tempo vive angosce, lutti e precarietà assoluta.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)