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Una leggenda antica che si trasforma in letteratura e musica

Creato il 12 agosto 2014 da Thoth @thoth14

cop_rombola_isbn“La giornalista e scrittrice Oriana Fallaci riferì una volta che, durante un’intervista, re Hussein di Giordania, ad un certo punto, parlando del suo fatalismo, le chiese: <<Conosce la leggenda di Samarcanda? >> E senza aspettare da lei una risposta, subito gliela raccontò. La leggenda di Samarcanda… o anche la leggenda della vecchia signora vestita di nero. Una leggenda antica quanto famosa conosciuta presso tutti i popoli del Medio Oriente fino in Afganistan, Pakistan e India.

(…) STRALCI DI GUERRA NEL XXI SECOLO sembra voler porre l’accento sul modo, i tempi, le circostanze in cui la guerra è combattuta e viene vissuta oggi dalle popolazioni civili che, loro malgrado, la subiscono e dai soldati che, volenti o nolenti, la combattono per difendere qualcosa o per spazzare via qualcosa. Ci si sofferma sui temi più importanti del nostro tempo: il terrorismo, in primis, i paesi stretti nella morsa dell’integralismo religioso, delle rivalità tribali, di una serie di problemi urgenti e di forte impatto sull’opinione pubblica mondiale che possono far mutare, decidere, coinvolgere o travolgere l’assetto dell’intero pianeta. Vi trasparisce, forse, anche ciò che la globalizzazione può realizzare o determina quale conseguenza, lo scontro / incontro fra culture e civiltà, fra Oriente e Occidente, il predominio odierno dell’Occidente con le sue idee e la sua sofisticata tecnologia. Però, in definitiva, un solo tema sembra dominare sugli altri, vecchio più del mondo: il tema della Morte. Della Vita e della Morte insieme, apparentemente così contrastanti e “rivali” eppure, in realtà, inseparabili; in fondo le due facce di una stessa medaglia.

Non dovrebbe mai essere preferibile la guerra a qualsivoglia altra soluzione. E non dovrebbe essere istituzionalizzata e strumentalizzata per scopi e fini che degradano e sviliscono l’umano sentire di chi la combatte, la subisce, in una parola, la vive.”

Brani tratti dall’Introduzione del libro di racconti STRALCI DI GUERRA NEL XXI SECOLO di Francesca Rita Rombolà

 

Solo una breve riflessione perché i brani su riportati non hanno bisogno di commento, sono abbastanza eloquenti e parlano da sè.

Ho pubblicato la raccolta di racconti STRALCI DI GUERRA NEL XXI SECOLO nel 2011. Sorta di “panoramica umana” mediata dalla letteratura (cioè dall’Arte) su ciò che succede da decenni in quella parte di mondo ricco di storia millenaria e di civiltà stratificate nel mirino di attacchi, di rivolte, distruzione, terrore, in breve della guerra in quasi tutte le sue forme (religiosa, civile, fra popoli e nazioni diverse). Mai come in queste ultime settimane, e soprattutto proprio in questi giorni, si vive una situazione di emergenza internazionale al riguardo per un paese tanto martoriato come l’Irak e le zone limitrofe. Ci giungono notizie di torture, di massacri di innocenti, di distruzione, di morte, di rassegnazione al male, di paura, di terrore, di profughi senza scampo. Giungono notizie, racconti, immagini terribili in questo nostro Occidente opulento, corrotto, insensibile, amante del denaro e dello spreco, laico e spregiudicato ma pur sempre ancora umano e sempre in vena di missioni umanitarie, unico sostegno e aiuto, e unica speranza per intere masse di derelitti vessati, perseguitati, uccisi in nome di una qualsiasi ideologia o dittatura aberranti.

Non sono incline a parlare o a scrivere, molto e spesso, del e sul contenuto dei miei libri, anzi sono piuttosto restìa perfino a far sapere di averli scritti e pubblicati. Ciò che mi ha spinta a farlo in questa calda giornata di agosto è forse un senso di rabbia, di dolore, di impotenza, di incapacità mista a un po’ di frustrazione per quanto succede in un Medio Oriente in fiamme e in un Irak invaso da militanti islamici integralisti che proclamano, ad ogni passo, la jihad (guerra santa) ma che in realtà si mostrano quali orde di predoni assetati di sangue, di rapina, di stupri, di distruzione massiccia e sistematica sull’antico (ma non per niente sempre attuale) modello del capo degli Unni, Attila, che era solito ripetere: << Dove passa il mio cavallo non cresce più l’erba! >>.

L’Arte, con in testa la Poesia e la Letteratura, è da sempre anche, in un certo qual modo, preveggente e profetica: immagina, descrive, trasfigura situazioni che si riveleranno reali solo più tardi, e spesso con anni se non addirittura con decenni di anticipo E’ stato ed è quasi sempre così. Il guaio è che nessuno, o soltanto qualcuno, o pochi appena, comprendono, riflettono e intuiscono che qualcosa sta per avvenire, che qualcosa sta per cambiare, che il raccontare, il descrivere e l’immaginare hanno quasi una specie di “sesto senso” che capta nell’aria ciò che la sorte, il destino o un chè di ancora più imperscrutabile sta preparando per i popoli, per le nazioni e per le persone che ne verranno coinvolte consciamente o inconsciamente.

La letteratura, tra tanti altri, ha anche questo potere o questo merito a seconda di come lo si vede, e allora perfino e anche una leggenda antica può trasformarsi in poesia, in affabulazione straordinaria e in verità: una verità che stravolge e sconvolge priva ormai di un confine netto tra la finzione letteraria e la vita reale, specialmente se si tratta di una personificazione allegorica della Morte, e talvolta fin’ anche in musica al ritmo intenso, frenetico, doloroso e felice di una ballata.

Anche il cantautore Roberto Vecchioni, come me e come altri, è rimasto molto colpito dall’antica leggenda orientale della vecchia signora vestita di nero che da appuntamento al soldato nella città di Samarcanda. Da essa ne ha ricavato proprio una ballata. Di certo uno dei suoi più grandi successi.

Francesca  Rita  Rombolà


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