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Una lettrice in cucina. E zac! Un sorriso

Creato il 10 novembre 2011 da Patriziabi (aspassotrailibri) @openars_libri

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E zac! Un sorriso (di Ceneredirose)

More about Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano

Un romanzo brevissimo, più un racconto lungo in effetti, sull’amicizia nata tra due solitudini.
Un ragazzino precocemente cresciuto e un anziano droghiere sufi, in una Parigi dei sobborghi colorata e multietnica, piena di vita e di luce, tra prostitute dal cuore buono e grandi dive di passaggio.
Tutto questo è Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano, di Eric-Emmanuel Schmitt*, una suggestiva favola moderna, narrata in prima persona con tratti brevi e veloci da Momo, figlio undicenne di un avvocato grigio e depresso, abbandonato dalla madre e da un fantomatico fratello perfetto a cui il padre, umiliandolo, lo paragona di continuo.
Momo si occupa della casa, cucina ed è proprio andando a fare la spesa (e rubacchiando scatolette dagli scaffali) che la sua conoscenza con monsieur Ibrahim, il droghiere soprannominato l’Arabo, si approfondisce fino a diventare amicizia e affetto.

“Momo, se proprio devi continuare a rubare, vieni a rubare da me”.
Poi, nei giorni che seguirono, monsieur Ibrahim m’insegnò un sacco di trucchi per sottrarre soldi a mio padre senza che se ne accorgesse: dargli pane vecchio di uno o due giorni, passato qualche minuto nel forno; sostituire gradualmente il caffè con la cicoria; riutilizzare le bustine di tè; allungare il suo solito beaujolais con vino da tre franchi al litro e – meraviglia delle meraviglie – l’idea, la vera idea, quella che dimostrava quando monsieur Ibrahim fosse esperto nell’arte di fottere il mondo: sostituire la consueta terrina di pâté con pâté per cani.

Il padre non si accorgerà di nulla, lo abbandonerà di lì a poco, scegliendo dapprima di andar via di casa e poi di porre fine alla sua vita.
Momo da solo continua la vita di sempre, il suo rapporto con il vecchio droghiere si fa più stretto, parlano di tutto con leggerezza e semplicità, passeggiano per le vie del centro di una Parigi che il ragazzino stenta a riconoscere.
Monsieur Ibrahim fa riferimento, in ogni sua parola, al suo Corano, come se tutto il mondo vi fosse dentro, come se contenesse tutte le risposte possibili. E Momo cresce con questi “fiori”, piccole perle di saggezza leggere come tratti d’acquerello, incisive come pugnali.
Insieme intraprenderanno un viaggio, verso i luoghi di origine di monsieur Ibrahim, novelli padre e figlio, in cui entrambi perderanno e troveranno qualcosa.

Di più non racconto, a voi il piacere di “gustare” questo piccolo gioiello.

A presto,
Ceneredirose

* Eric-Emmanuel Schmitt su aNobii (N.d.R.)


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