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Una lettrice in cucina. Un diario particolare

Creato il 02 dicembre 2011 da Patriziabi (aspassotrailibri) @openars_libri

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Un diario particolare (di Ceneredirose)

More about La pareteTrovarsi all’improvviso sola al mondo, nel vero senso della parola. Scoprire che oltre un’invisibile e invalicabile barriera nessuno è sopravvissuto a qualcosa, non si sa cosa. Avere come unica compagnia un cane, poi man mano altri animali. Solo animali, nessun essere umano.
Vivere, giorno per giorno, tornando a coltivare la terra per rimanere in vita, ritrovando gesti atavici dimenticati, privandosi per sempre di sapori e odori amati, imparando a godere della compagnia silenziosa un cane, una mucca e alcuni gatti.
Un incubo che diventa una rinascita per la protagonista senza nome di questa storia inverosimile ma potentemente e profondamente umana.
A scrivere “La parete” è una donna che potremmo definire “una scrittrice in cucina”. Marlen Haushofer* raccontava infatti “di aver lavorato al romanzo la mattina presto al tavolo di cucina prima che i bambini e il marito si svegliassero”. E’ morta a 50 anni, nel 1970, lasciando poche opere letterarie di cui “La parete” appunto è la più importante e conosciuta, con cui vinse il premio letterario “Arthur Schnitzler” nel 1963.
Scritto sotto forma di diario, racconta giorno per giorno il cambiamento di una donna di città che si ritrova sola, a seguito di un evento misterioso (la comparsa di una parete invisibile, che l’ha separata dal resto del mondo, salvandole la vita) in una casa di montagna in cui si era recata a passare un fine settimana. Annota le sue parole sulla carta per affrontare la solitudine e le difficoltà della sopravvivenza.

“Non scrivo per il gusto di scrivere; vi sono costretta dalle circostanze, se non voglio perdere la ragione. Non c’è nessuno che possa occuparsi o aver cura di me. Sono completamente sola, e devo tentare di sopravvivere ai lunghi, bui mesi dell’inverno. Non conto che queste annotazioni vengano mai trovate. Per ora non so nemmeno se lo desidero. Forse lo saprò quando avrò finito di scrivere questa cronaca. Mi sono imposta questo compito per impedirmi di fissare il crepuscolo e di aver paura. Perché ho paura. Da ogni lato la paura striscia verso di me, e non voglio attendere che mi raggiunga e mi sconfigga. Scriverò fin quando annotta, di modo che questo nuovo, insolito lavoro mi affatichi la mente, la renda vuota e sonnolenta. Non temo il mattino, solo i lunghi pomeriggi crepuscolari.”

Potrebbe sembrare una lettura angosciante ed opprimente, ma non è nulla di tutto questo; la forza interiore di questa donna, novella Robinson Crusoe, la determinazione ad andare avanti nonostante la solitudine e le avversità, il ritrovato amore e il rispetto per la natura benigna che le permette, nonostante tutto, di vivere senza disperazione, regalano sensazioni di forza e serenità in chi legge.
Un libro che fa percepire il giusto peso da dare alle “cose” di cui siamo circondati e che riteniamo, a torto, indispensabili.

“Le mani, sempre ricoperte di piaghe e di callosità, erano diventate i miei principali arnesi. Da tempo mi ero tolta gli anelli. Chi mai adornerebbe i propri arnesi con anelli d’oro? Averlo fatto in passato, mi parve assurdo e ridicolo. Stranamente sembravo più giovane allora di quanto non apparissi quando conducevo ancora una vita comoda. La matura femminilità della quarantenne mi era caduta di dosso insieme ai riccioli, all’incipiente doppio mento e ai fianchi tondeggianti. (…)
Non sono né brutta né attraente, più simile a un albero che a un essere umano, un piccolo tronco bruno e coriaceo, a cui occorre tutta la sua forza per sopravvivere.”

A presto,
Ceneredirose

* Marlen Haushofer su aNobii (N.d.R.)


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