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Una lingua di terra incastonata nelle acque color smeraldo del Garda
Creato il 15 aprile 2015 da Il Viaggiatore IgnoranteAl centro storico di Sirmione vi si accede tramite un ponte posto al fianco delle mura a protezione del castello Scaligero.Non appena oltrepassato questo ponte, sulla sinistra, si trova un piccola chiesa del 400 di poche decine di metri quadri e intitolata appunto Santa Maria del Ponte. La chiesa è anche da sempre conosciuta come "chiesa di sant'Anna" in quanto la figura qui venerata in un frammento di affresco si dice essere la madre della Madonna.A pochi passi dalla chiesetta di Sant’Anna è visitabile il castello di Sirmione, completamente costruito sulle acque del Lago a difesa del borgo è uno dei più completi e meglio conservati d'Italia. Tramite il ponte levatoio si accede al piccolo cortile ed una serie di scale permettono di visitarne molti luoghi tra cui l’ imponente torre di 30 metri che offre al visitatore una vista mozzafiato della sponde lombarde e venete che, nelle giornata più limpide, spazia sino alle Dolomite trentine.
Proseguendo la visita del borgo percorrendo piccole strade e sottopassi si arriva alla chiesa medievale di Santa Maria Maggiore, conosciuta anche come Santa Maria della neve, dalla facciata piuttosto anonima ma dai meravigliosi interni affrescati.In uno di questi affreschi datato i primi anni del XIV° secolo è rappresentata una Madonna su trono vestita con un saio nero del tutto simile a quello che un tempo veniva indossato dagli inquisitori della zona.Alla realizzazione del dipinto si lega ad un atroce fatto accaduto a Sirmione il 12 Novembre 1276 che ha visto gli ultimi eretici catari d’ Europa, rifugiati nel borgo gardesano, venir catturati e processati a Verona e dopo innumerevoli torture arsi vivi nell’ Arena.L’ inquisitore che guidò la crociata era tale Filippo Bonacolsi appartenente all’ordine Francescano così come l’allora vescovo di Verona che promosse l’ azione ai danni dei rifugiati.In molti affermano che l’ insolito saio della Vergine fosse un indelebile monito dell’ inquisizione agli abitanti del borgo affinchè in futuro non cadessero nuovamente nell’ errore di ospitare eretici all’ interno delle mura.Infine nella parte terminale della penisola di Sirmione è possibile ammirare le rovine di una meravigliosa villa romana intitolata al poeta Catullo ma in realtà costruita quasi un secolo dopo la sua morte meglio conosciute come “le Grotte di Catullo”.Il parco archeologico di circa 2 ettari era un tempo immerso nella vegetazione che cresceva selvaggia sulle vestigia romane a tal punto che guardando il sito dal lago sembrava che vi fossero delle caverne. E’ solo nel Quattrocento, grazie al ritrovamento degli scritti del poeta che descrive il ritorno dell’ amata casa di Sirmione, che si è compreso il disguido identificando comunque il luogo di questa storica testimonianza visitabile tra il verde degli ulivi e l'azzurro del lago come le Grotte di Catullo.Purtroppo dell’ antica villa rimane oggi molto poco a causa di numerosi saccheggi e dall’ azione degli agenti atmosferici sotto l’ azione dei quali per troppo tempo questa meraviglia è stata abbandonata, i reperti rimasti sono visibili nel museo all’ ingresso del parco.Marco Boldini.
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