Sono stato invitato nella quarta classe elementare di mia figlia dalla maestra per raccontare l’origine della scrittura, dai sumeri ai greci, e per inventare insieme una lingua segreta della classe, secondo il desiderio dei bambini. Naturalmente la seconda attività gli ha appassionati molto di più della prima… D’altro canto, è stato importante capire come gradualmente il significato originario dei segni grafici delle lettere si sia perso, e sono diventati solo una convenzione. L’aspetto convenzionale del linguaggio è un punto fondamentale per capire come funziona.
Al momento di andare sul pratico, abbiamo scelto di partire dall’italiano e dall’inglese come le due lingue condivise da tutti, con apporti da altre lingue conosciute da alcuni bambini per motivi familiari — in particolare spagnolo, serbo e olandese.
I bambini erano molto focalizzati sull’aspetto di rappresentazione grafica, e il principio che ho imposto è stato: una lettera, un suono. Perciò la zeta di razzo e quella di zanzara avranno due lettere diverse. Abbiamo, con un grido di giubilo, eliminato la q e la acca perché inutili.
Portati gradualmente a riflettere sulla lingua come sistema di regole, sono emersi osservazioni interessanti: perché non si può fare una lingua con una regola per ogni parola? Abbiamo fatto due conti, vocabolario alla mano, e ci siamo resi conto insieme che è una soluzione teoricamente possibile ma impraticabile di fatto: così hanno capito un aspetto fondamentale del processo di formalizzazione e astrazione.
Invertire le parole, per esempio ‘casa’ diventa ‘asac’, è troppo poco segreta come strategia: così siamo finalmente passati alle parti del discorso. Qui sono venuti fuori discorsi interessanti: vogliamo il genere neutro come in inglese oppure no? Tutto sottoposto a voto di classe, democraticamente. Come otteniamo il plurale? Se abbiamo un problema eufonico come lo risolviamo? Se non riesco a distinguere “giornal-aio” da “giornal-ista”, come faccio a mantenere la distinzione semantica (e qui è venuto fuori il neologismo “edicolista”). I bambini hanno visto che una volta scelta una regola, la libertà nel scegliere le altre regole conseguenti viene ridotta, pena l’inserimento di eccezioni, e la conseguente maggior complicazione nell’usare la lingua segreta stessa.
Grande discussione è emersa dallo scegliere il nome della nuova lingua: non sorprendentemente, l’aspetto identitario della lingua segreta come marcatore della classe ha appassionato i nostri creatori di lingua.
Durante la pausa, alcuni di loro hanno chiesto se potevano esercitarsi nella lingua stessa.
L’esperienza è stata bellissima ed entusiasmante, per me come per loro.