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Una lunga trattativa. stato-mafia: dall'italia unita alla seconda repubblica. ...

Creato il 19 novembre 2013 da Ilibri
UNA LUNGA TRATTATIVA. STATO-MAFIA: DALL'ITALIA UNITA ALLA SECONDA REPUBBLICA. ... UNA LUNGA TRATTATIVA. STATO-MAFIA: DALL'ITALIA UNITA ALLA SECONDA REPUBBLICA. LA VERITA' CHE LA MAGISTRATURA NON PUOò ACCERTARE - di Giovanni Fasanella

Titolo: Una lunga trattativa - Stato-mafia: dall'Italia unita alla seconda repubblica . La verità che la magistratura non può accertare
Autore: Giovanni Fasanella
Editore: ChiareLettere
Anno: 2013

Il titolo dell'ultimo libro di Giovanni Fasanella non dovrebbe essere una novità per chi ha avuto modo di ascoltare, negli ultimi mesi, almeno i titoli dei maggiori tg nazionali.

E non dovrebbe essere una novità neanche per chi non si è mai stancato di voler dimostrare che un legame stato- mafia c'è, ed è più forte di quanto si voglia far credere.

Le pagine di questo libro scuotono la coscienza, ci si chiede come si possa essere stati tanto ciechi da non accorgersi di intrighi, intrecci e misteri tutti italiani.

Ed è in parte un riscatto per chi, da siciliano, tante volte si è sentito additare "mafioso" come se la mafia fosse una categoria ontologica, una strana mutazione genetica che caratterizza il siciliano in sè e in quanto tale.

Non è così. 

Giovanni Fasanella scardina questa visione, la analizza al microscopio e  tratteggia il fenomeno "mafia" come un sistema che investe interessi politici, economici, militari in uno scenario cronologico che investe più di 150 anni di storia italiana, dal 1859 fino ai giorni nostri.

Il 26 luglio 1859 Francesco Crispi fu inviato dall'Inghilterra in Sicilia per preparare il campo al generale Giuseppe Garibaldi. Già in quest'occasione Crispi entrò in contatto con una forma di mafia, sebben ancora agreste, quasi rudimentale, ma che stava apprendendo forme e codici della Massoneria. Fu così che Garibaldi e i suoi mille, il 6 maggio del 1860, sbarcarono senza ostacoli.

Il 1925 è l'anno del cambiamento della rotta: Cesare Mori, nominato prefetto di Palermo da Benito Mussolini, aveva adottato un regime di "tolleranza zero" nei confronti di delinquenza e brigantaggio, ma, e si presti attenzione, questa manovra aveva appena sfiorato la cosiddetta "mafia alta", per cui molti uomini illustri dovettero lasciare l'Italia e raggiungere le cosche italoamericane negli Stati Uniti.

Proprio partendo da questo punto di vista l'autore racconta dello sbarco degli Alleati in Sicilia: attraverso la mediazione dei boss italo-americani, i servizi segreti della marina militare USA stabilirono contatti con le famiglie siciliane che fornirono un prezioso supporto logistico e informativo per lo sbarco. Lucky Luciano fu indispensabile per l'esercito statunitense e la mafia avrebbe ricevuto le giuste ricompense.

Ancora più importante fu il ruolo di Cosa nostra nel dopoguerra, quando, sconfitti i nazi-fascisti, si viveva all'ombra del "pericolo rosso". Davanti alla possibilità di un 'invasione sovietica e, quindi, comunista, gli anglo-americani furono costretti ad organizzare una difesa forte e fu in questo contesto che la mafia venne inglobata nella "guerra" contro il comunismo. In cambio, prima le furono consegnati gli strumenti per il pieno dominio sull'isola (nel 1946 un decreto ne istituì l'autonomia regionale) e poi le venne garantita l'immunità attraverso una clausola del trattato di pace del 1947.

Da allora, l'autore passa in rassegna cronologicamente gli eventi più spinosi e contrastanti della prima repubblica, dalla Massoneria a Gladio, e ancora al fallito golpe Borghese, fino ad arrivare alla drammatica stagione delle stragi:  Giovanni Falcone (23 maggio 1992), Paolo Borsellino (19 luglio 1992), le autobomba di Roma (maggio '93), quelle di Firenze (accademia dei Georgofili, maggio '93) e ancora Roma, nei pressi di Palazzo Chigi (giugno '93).

Fu allora che lo stato dovette scendere a patti.

Cosa voleva la mafia?
Voleva l’abolizione dell’art. 41 bis o semplicemente verificare se vi erano le condizioni per riformulare quell’accordo stipulato nel 1947, ormai finito in modo naturale per la caduta del muro di Berlino?  La risposta in parte la conosciamo e in parte dobbiamo ancora scoprirla.

"Non basta la verità giudiziaria", dice l'autore, e dubita che si possa raggiungere una completa verità giudiziaria, storico-politica e geopolitica. Sarebbe necessario ammettere che la mafia è stata ( è?) una risorsa per lo Stato.

Non si può leggere questo libro se non con attenzione. L'autore rievoca personaggi e fatti storici con grande professionalità e serietà, facendo ricorso ad una "acribia" storica nell'approccio alle fonti degna di nota, il tutto in uno stile asciutto ma allo stesso tempo coinvolgente. é una storia da leggere e studiare, al pari e forse più di un libro di storia.

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