Una macchina da soldi molto onorevole

Creato il 22 luglio 2011 da Oblioilblog @oblioilblog

Sarebbe troppo chiedere una classe politica che serve il paese e che non si cura dei propri interessi? Dei parlamentari che non si candidano per arricchirsi ma per migliorare la vita della comunità?

Su 945 eletti, 446 non lasciano il lavoro precedente quando entrano alla lavori di Camera o al Senato. Come può esserci massima dedizione se si è concentrati su più mestieri?

Prima il portafoglio: in sostanza, a parte chi è obbligato, solo chi guadagnava poco nel si mette in aspettativa nel momento in cui si siede sullo scranno parlamentare. Per gli altri l’indennità e i benefit servono per arrotondare.

Gli avvocati spopolano tra Palazzo Madama e Montecitorio: sono 134. Non una sorpresa, visti i tanti furbetti da difendere. Tra i più ricchi Giuseppe Console che intasca 2,3 milioni l’anno, Giulia Bongiorno 2,1, Maurizio Paniz 1,8, Niccolò Ghedini 1,3, Gaetano Pecorella 651 mila e Ignazio Messina 574 mila. A ruota seguono medici, notai e imprenditori. 

La questione che fa indignare di più è quella economica e il primo passo, almeno secondo il buon gusto, sarebbe quello di rinunciare all’indennità (come almeno fa Berlusconi che nell’ultimo anno ha incassato 40 milioni). Ma a mio avviso il nodo gordiano è il doppio impegno in sé: con altre faccende in testa, come si può pensare di essere propositivi e produttivi in Parlamento? Ovvio che l’assenteismo dilaga, ma è umano: ognuno si dedicherebbe alla mansione più remunerativa. E il conflitto d’interessi è dietro l’angolo.

Si arriva poi ai casi più irritanti. Antonio Gaglione, parlamentare per sbaglio. Ha il record dello 0,3% di presenze perché lui è “uno che lavora”. Luca Barbareschi, invece, si definisce attore, imprenditore e anche politico. Un hobby, in pratica.

Le proposte ci sono ma manco a dirlo stanno ammuffendo in qualche Commissione. Due sono di Marco Follini e renderebbero impossibili i doppi incarichi. Una è di Mauro Agostini su ispirazione del modello americano: i membri del Congresso possono percepire un reddito ulteriore non superiore al 15 per cento dell’indennità. Quindi, oltre ai 14mila euro netti di stipendio da parlamentare, si potrebbero guadagnare al massimo altri 2100 euro. Qualora fosse applicata, sarebbero fuori legge in 186.

Si penserà: un libero professionista o un imprenditore di successo non può rinunciare ai suoi guadagni magari ottenuti con grande abilità e fiuto degli affari. Benissimo, ma se il suo intento è fare soldi oppure curare i propri interessi, deve evitare di entrare in politica.

Fonte: Panorama


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