Flaviana Cassetta era una donna tormentata e ossessionata. Si è uccisa due settimane fa in casa sua, stringendosi attorno al collo una corda legata alla finestra del bagno. Viveva a Cassano Magnago, venti chilometri da Varese. Poco lontano, lungo l’autostrada, c’è un paese chiamato Cavaria e tutto intorno i boschi, che d’inverno ti sembra che la nebbia sia solida e dura, impossibile da vincere. In un posto chiamato Bosco del Boia venne trovato impiccato suo figlio, Doriano Molla, il 27 dicembre del 2000. Era scomparso 24 ore prima, si era appeso a un albero, aveva 26 anni. Bosco del Boia, un nome adatto a una storia di dolore che si collega ad altre storie infami, storie che sembrano incredibili ma che sono accadute davvero, in mezzo a questi boschi, tra la Malpensa, Somma Lombardo, Golasecca. Dicono che Golasecca, per chi segue riti satanici, sia uno dei punti di congiunzione di quello che chiamano il “pentacolo immaginario”. Intorno alla diga del Panperduto, a pochi chilometri da Somma Lombardo, ancora poco tempo fa associazioni animaliste denunciavano la scomparsa di gatti neri: dicevano che servissero a riti strani, a messe nere.
Follie, fantasie malate. Il fatto è che però da queste parti la follia negli anni passati è diventata realtà, è diventata la storia di un gruppo di ragazzi che adesso tutti conoscono come le Bestie di Satana.
Flaviana Cassetta era sempre stata convinta che suo figlio non si fosse suicidato ma che fosse stato ucciso, o costretto a uccidersi. Dal 2004, quando venne alla luce la serie di delitti delle Bestie di Satana, questa convinzione era diventata un’ossessione.
Era il 25 gennaio 2004 quando una pattuglia di carabinieri venne inviata a Golasecca. In mezzo a un piccolo ponte sul canale Villoresi c’era un’auto, incastrata. A bordo una ragazza di poco più di 18 anni, Elisabetta Ballarin. Era strafatta, quasi in trance: guidando aveva visto una curva che non c’era, aveva sterzato. Poco lontano il suo ragazzo, Andrea Volpe, di dieci anni più grande, si agitava e urlava frasi sconnesse. Lo chalet della famiglia Ballarin era poco lontano. Lì venne trovato, semisepolto, il corpo di una ragazza, Mariangela Pezzotta. Era l’ex fidanzata di Volpe: quella sera lui l’aveva chiamata, l’aveva già fatto altre volte: «Vieni, ho bisogno di te». Lei andava, sperava di poterlo aiutare. Quando arrivò allo chalet, Volpe le sparò. Poi chiamò un amico per farsi aiutare, Nicola Sapone: Mariangela venne finita a colpi di badile.
La sera del 25 gennaio la notizia dell’arresto di Elisabetta Ballarin e Andrea Volpe venne data al Tg regionale. Nella sua casa di Cologno Monzese Michele Tollis era seduto sul divano con la moglie. Quella notizia squarciò un buio che durava da sei anni. Suo figlio Fabio, sedicenne, era scomparso il 17 gennaio 1988. Con lui era sparita un’amica, Chiara Marino. Fabio e Chiara erano fanatici di heavy metal e rock satanico. La sera del 17 gennaio erano stati al Midnight pub, a porta Romana, a Milano, con gli amici. Poi, più nulla. Tra gli amici c’era Andrea Volpe.
Michele Tollis aveva trascorso sei anni nella ricerca disperata e angosciante del figlio, frequentando gruppi heavy metal, passando di concerto in concerto. Il 26 gennaio andò dai carabinieri, e poi dai magistrati: «Andrea Volpe lo conosco bene, mi ha anche aiutato nella ricerca di mia figlio». Iniziarono le indagini, i tasselli andarono piano piano a posto. Volpe un giorno di aprile chiese di parlare con i magistrati. Disse: «Faccio parte di un gruppo che si è dato il nome di Bestie di Satana». Fu un racconto lungo, pieno di nomi e fatti. Venne così fuori la storia di un gruppo di ragazzi esaltati, si erano dati nomi come Ferocity, Isidon, Putiferio, Wedra. Sempre strafatti, passarono da stupide prove di coraggio come auto-bruciarsi con le sigarette, agli omicidi.
Andrea Volpe fece ritrovare i corpi di Fabio Tollis e Chiara Marino. Erano sepolti in un bosco di Somma Lombardo. Li avevano uccisi con ferocia, a colpi di mazza. Qualcuno delle Bestie raccontò che uno di loro immerse una sigaretta nel sangue dei due ragazzi prima di fumarla. I copri di Chiara e Fabio erano mummificati: indossavano ancora gli anfibi e il chiodo.
Vennero fuori altre storie, come quella di Andrea Bontade. Era uno di loro, non reggeva più al rimorso, voleva parlare. Gli altri gli dissero: «O ti ammazzi tu o lo facciamo noi». Bontade andò a schiantarsi in auto contro un muro, vicino a Busto Arsizio. I componenti del gruppo, oltre che per omicidio, sono stati condannati per induzione al suicidio.
In carcere Mario Maccione, quello che era il medium del gruppo, scrive e delira, unendo realtà e fantasia. Scrive, parlando delle Bestie: “Siamo invasati, sempre di più. E cerchiamo di salire, ma sarebbe meglio dire di scendere, un gradino nella rincorsa ai demoni. Decidiamo di prendere dei nomi tratti dal mondo delle forze oscure. Quelle forze oscure che ci rendono invincibili. E ci garantiscono il potere. Io vengo ribattezzato Ferocity”.
Maccione racconta di essere stato in contatto con un’entità, Noctunomium: lui lo guidava, dice. Parla anche di altri morti, di altri omicidi, di corpi sepolti nei boschi di Somma Lombardo. Ammette però di non sapere distinguere, a volte, tra realtà e fantasia.
Ma Flaviana Cassetta ne era convinta: suo figlio Doriano era una loro vittima. L’avevano costretto loro a uccidersi, perché sapeva.
Il fascicolo sulla morte di Doriano Molla è stato riaperto più volte ma i magistrati non hanno mai trovato riscontri concreti. Nell’ottobre scorso è arrivata l’archiviazione. Flaviana Cassetta non ha più retto al suo dolore, e alla sua ossessione.
Ma in quei boschi forse ci sono ancora cose da scoprire e da capire. Andrea Volpe, Nicola Sapone e tutti gli altri sono in carcere, ci resteranno ancora a lungo.
C’è un’altra mamma, si chiama Anna Lia: suo figlio, Christian Frigerio scomparve il 14 novembre 1996 a Carugate. Frequentava il Midnight pub, conosceva Mario Maccione e gli altri. Anna Lia è convinta che Christian sia stato assassinato. Che da 16 anni sia sotto terra, nei boschi.