Rappresentazione artistica di una magnetar con un loop magnetico. Questa è una interpretazione dei dati raccolti da XMM Newton Space Telescope dell’ESA della magnetar conosciuta come SGR 0418, che vanta uno dei più intensi fra i campi magnetici conosciuti in tutto l’Universo. Per mantenere un tale campo magnetico, la magnetar deve avere un campo magnetico interno attorcigliato che si manifesta come una regione estremamente piccola sulla superficie della stella, in qualche modo simile ai campi magnetici localizzati e che hanno sede in corrispondenza delle macchie sul Sole. Crediti: ESA/ATG Medialab. Fonte: http://spaceinimages.esa.int/Images/2013/08/Magnetic_loop_on_magnetar_SGR_0418 .
Alcuni ricercatori utilizzando l’ XMM-Newton Space Telescope hanno scoperto una stella alla fine della sua evoluzione estremamente curiosa, che è stata nascosta da uno dei campi magnetici più forti mai misurati in tutto l’Universo, nonostante alcuni studi avessero rilevato in precedenza la presenza di un campo magnetico basso.
L’oggetto, conosciuto come SGR 0418+5729 (or SGR 0418 più brevemente), è una magnetar, un particolare tipo di stella a neutroni.
Una stella a neutroni è un nucleo di una stella che un tempo era estremamente massiccia che è collassata su se stessa dopo aver concluso il bruciamento del suo combustibile e che esplode sottoforma di supernova. Le stelle a neutroni sono oggetti estremamente densi, che sono in grado di compattare più della massa del Sole in una sfera di alcune decine di chilometri, le dimensioni tipiche di una città.
Una piccola percentuale di stelle a neutroni si forma ed evolvr per un breve periodo come magnetar. Sono chiamate così per i loro campi magnetici estremamente intensi, miliardi di miliardi di volte maggiori di quelli generati dalle macchine ospedaliere, per fare un esempio che ricorda le nostre attività umane. Questi campi fanno sì che le magnetar vengano, in modo sporadico, ad emettere radiazioni di alta energia con delle potenti esplosioni.
SGR 0418 si trova nella nostra Galassia a circa 6500 anni luce dalla Terra. E’ stata rilevata nel giugno 2009 dall’ XMM-Newton space telescope tra cui anche dal Fermi della NASA e dal Koronas-Photonn dell’Agenzia russa Roscosmos quando improvvisamente divenne luminosa nei raggi X e nei raggi gamma molli. E’ stata studiata in seguito da un gran numero di osservatori, tra cui l’ XMM Newton dell’ESA.
“Fino a poco tempo fa tutte le indicazioni portavano ad affermare che questa magnetar avesse uno dei campi magnetici più deboli sulla sua superficie, pari a circa 6 x 10^12 Gauss, all’incirca 100 volte più piccolo di quello tipico delle magnetar” ha affermato Andrea Tiengo dell’Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia, e primo autore dello studio pubblicato su Nature.
“Il comprendere questi risultati è stata una sfida. Tuttavia, avevamo il sospetto che SGR 0418 in realtà nascondesse un campo magnetico più intenso, fuori dalla portata delle nostre tecniche di analisi”.
Le magnetar ruotano molto più lentamente delle stelle a neutroni, ma completano una rotazione comunque in pochi secondi. Il modo comune di determinare il campo magnetico di una magnetar è di misurare la variazione della rotazione. Tre anni di osservazioni di SGR 0418 hanno portato gli astronomi a dedurre un campo magnetico debole.
La nuova tecnica sviluppata dal Dott. Tiengo e dai suoi collaboratori comporta la ricerca di variazioni nello spettro dei raggi X della magnetar su periodi di tempo estremamente piccoli mentre ruota. Il metodo permette agli astronomi di analizzare il campo magnetico in maggior dettaglio mostrando SGR 0418 come un vero e propor “mostro” magnetico.
“Per spiegare le osservazioni, questa magnetar deve avere un campo magnetico estremamente intenso e attorcigliato che raggiunge i 10^15 Gauss, in piccole regioni sulla sua superficie, estendendosi localmente fino a poche centinaia di metri” ha affermato il Dott. Tiengo.
Una semplice analogia può essere fatta con campi magnetici localizzati nelle macchie solari sul nostro Sole, dove un cambiamento nella configurazione può improvvisamente portare al loro collasso e alla produzione di un flave, o nel caso di SGR 0418 ad un burst in raggi X.
“I dati spettrali forniti da XMM Newton combinati con un nuovo modo di analisi dei dati, hanno permesso alla fine di fare le prime misure dettagliate del campo magnetico di una magnetar confermandolo come uno dei più intensi mai misurati nell’Universo” ha aggiunto Norbert Schartel, dell’XMM-Newton Project Scientist dell’ESA.
“Ora abbiamo un nuovo strumento per sondare i campi magnetici delle altre magnetar che ci aiuteranno a vincolare i modelli di questi oggetti esotici”.
Fonte ESA: Mysterious Magnetar Boasts One of Strongest Magnetic Fields in Universe – http://www.esa.int/Our_Activities/Space_Science/Mysterious_magnetar_boasts_one_of_strongest_magnetic_fields_in_Universe .
Sabrina