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Una non-recensione di Rughe, di Paco Roca.

Da Arturo Robertazzi - @artnite @ArtNite
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Rughe è una graphic novel di Paco Roca, edita da Tunué.

Ho comprato la mia copia al Salone del Libro 2011, l’ultimo giorno, ormai libero dalla tensione della presentazione di Zagreb. È rimasto negli scaffali della mia libreria berlinese per mesi, mai aperto, mai incuriosito veramente dal contenuto.

Era il titolo, Rughe, che mi aveva convinto all’acquisto.

Poi un paio di giorni fa, ho deciso di aprirlo.

Succede, no?

Un libro se ne rimane lì in silenzio per tanto tempo, poi chiama. E non c’è altra maniera di farlo tacere se non leggerlo. Ecco, ora Rughe tace, posato e un po’ sgualcito. Mi ha raccontato l’Alzheimer, la senilità, le emozioni di umani alla fine del loro percorso. Un posto dove arriveremo tutti prima o poi.

Di Rughe, non mi hanno convinto la caratterizzazione dei personaggi, i dialoghi, seppur emozionanti e divertenti, le situazioni tragicomiche. No, non mi hanno convinto. Eppure dopo averlo letto, richiuso, dopo che l’occhio è ricaduto su quella copertina per così tanti mesi ignorata, quella copertina è diventata preziosissima, con quel treno, quella donna che sorride e l’uomo, con la testa fuori dal finestrino a prendere aria, i ricordi in forma di foto che volano via.

Ecco, quella tavola è un’emozione, e da sola giustifica il grande successo di Rughe.

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