La conseguenza dell acquisto dell’eReader, che ci crediate oppure no, è che sto leggendo molto di più. Allora mi sono procurato qualche volume digitale di Samuel Marolla.
Non conosco l’autore, neppure online, ho una vaga idea di ciò che ha scritto, e questo è tutto. Anche se sto recuperando. Come sapete, e se non lo sapete, sappiatelo, a differenza di molti che bazzicano in rete, non cerco il contatto con l’autore, per spiegargli cosa apprezzo e cosa no, nei suoi scritti. Conoscere l’autore può essere esperienza interessante, piacevole o meno, ma non la ritengo indispensabile ai fini della fruizione del testo. Sapere perché un racconto sia stato scritto così o colà, perché si è scelto uno stile al posto di un altro, lascia il tempo che trova.
Quel che conta, per quanto mi riguarda, e lo dico da quando ho messo piede online, è la storia. E le suggestioni che essa riesce a suscitare.
Una Notte al Ghibli è stato, credo, il primo racconto che sia riuscito a inquietarmi. Mi ha messo paura, in pratica.
Non sto dicendo che mi abbia terrorizzato a morte, ma, immedesimandomi in uno dei personaggi di cui vengono narrate le esperienze, mi sono trovato a pensare a me e alle mie reazioni in una situazione simile, per quanto impossibile.
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Letto a ora tarda, Una Notte al Ghibli è un racconto breve, di venti pagine.
Ecco la sinossi (dal sito dell’autore):
Il comandante della nuova sezione milanese dei Ris, Pietro Orziero, ha visto delle cose, nel suo lavoro, che non può dimenticare facilmente. Cose oscure, cose misteriose. Cose che vanno oltre la logica e la razionalità. Si reca nell’unico posto dove può raccontarle, dal suo amico Mamoulian, nel jazz bar Ghibli, periferia nord-est di Milano. La notte sarà lunga. I due uomini si racconteranno a vicenda le loro storie, storie di persone care che subiscono perversi cambiamenti, storie legate al vento del deserto, che porta in sè antiche vendette, lamenti in lingue sconosciute, e segreti che dovrebbero restare tali.
Nessuno dei due, all’alba, sarà uguale a prima.
Parlavamo di suggestioni. Si sente il caldo del suq, l’aria stopposa e tagliente tra le bancarelle. Tutta la paura di trovarsi accanto a uno sconosciuto, cosa già per sé angosciante, ancor più quando quello sconosciuto appare, attraverso sospiri, gemiti, pianti, alieno, non umano. Avete capito, siamo sempre nella Uncanny Valley, la Zona Perturbante, che si manifesta in tutta la sua potenza, quando la figura umana viene tradita da dettagli che la svelano per ciò che è in realtà: ombra demoniaca.
Finito di leggerlo entro in stanza da letto, al buio, e mi domando cosa accadrebbe se mi trovassi a…
E parliamo della genuina paura del buio, che nasconde i lineamenti, trae in inganno, seduce. E poi, i volti delle creature sovrannaturali. Efficacissimi.
Insomma, leggetelo e sappiatemi dire.
Sito dell’autore QUI