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Dopo un brindisi sulla spiaggia di un lussuoso resort in pieno oceano, i nostri sventurati protagonisti si sveglieranno a Bangkok in una stanza d'albergo squallida in compagnia del loro ex avversario Mr. Chao e di una scimmia con la predilezione per il sesso orale e le sigarette, un dito del suddetto Teddy e nessuna traccia sua o di Doug, ovviamente senza ricordare nulla di quanto accaduto la notte precedente.
A quel punto, avranno quarantotto ore scarse per ricostruire gli avvenimenti che li hanno portati a Bangkok e tornare sani e salvi - e soprattutto in compagnia di Teddy - al matrimonio, prima che per Stu possa essere troppo tardi per rimediare ai danni con l'ostile futuro suocero.
Io spero che almeno la maggior parte di voi abbia potuto provare, almeno una volta nel corso della vita, la scomodissima sensazione di non ricordare nulla di come si possa essere finiti nel posto in cui ci si è svegliati e soprattutto cosa potrebbe essere successo prima che vi addormentaste.
Non perchè sia qualcosa di particolarmente esaltante - anzi, tutt'altro -, ma semplicemente perchè trovo che un rito d'iniziazione di questo genere sia tra i migliori - e, a posteriori, tra i più divertenti - che sia possibile passare, o meglio, cui sia possibile sopravvivere.
Personalmente il mio più clamoroso - e ad oggi ancora velato dal mistero e dall'oblio - è quello legato alla notte della vittoria dell'Italia ai Mondiali 2006, quando la mia mente si spense all'insulto di una barista della festa dell'unità con la quale stavo cercando di broccolare nel momento in cui mi trovai a baciarmi con due ragazze di fronte e lei e si riaccese - parzialmente - sulle scale del pianerottolo di fronte a casa dei miei, quando mio padre aprì la porta al mattino e mi trovò seduto e bellamente tra le braccia di Morfeo, con tutte le mie cose ordinatamente disposte accanto, come se le avessi appoggiate sul comodino.
Ricordo che per prima chiamai Julez, all'epoca mia migliore amica, che era stata protagonista della serata fino a circa un'oretta prima del mio tracollo, per chiederle come fosse andata e come potevo essere riuscito a tornare a casa.
Ancora oggi - più o meno - ridiamo a proposito di quel giorno.
Quando vidi per la prima volta The hangover - titolo molto ma molto più azzeccato del pessimo adattamento italiano - quella particolare sensazione tornò a galla, e devo ammettere che mi divertii - e non poco - a seguire la ricostruzione della nottata dei protagonisti per le strade di una Las Vegas ricca di sorprese più o meno piacevoli.
Dato il successo del primo capitolo, Phillips e soci annunciarono quasi immediatamente il sequel, che attesi con discreta aspettativa senza però farmi troppe illusioni, considerata la qualità certo già non memorabile del primo film e consapevole del fatto che, in qualche modo, si sarebbe trattato di una minestra riscaldata.
E, indubbiamente, di minestra riscaldata si tratta, almeno per i tratti distintivi dello script, dalla droga consumata involontariamente dai protagonisti al componente del gruppo che manca all'appello e che, in qualche modo, genera la ricerca e la ricostruzione degli avvenimenti della notte precedente.
Eppure, Una notte da leoni 2 - rabbrividisco all'idea di usare il titolo italiano - mi ha divertito come un matto. Niente di nuovo sotto il sole, eppure il personaggio del perdente in cerca di riscatto - Stu -, del belloccio mezzo coglione ma sempre pronto a prendere in mano la situazione - Cooper - e del completo cazzone che pare uscito dall'unione di McLovin e Seth Rogen - Galifianakis - riescono ancora una volta a travolgere lo spettatore con il loro concentrato di volgarità e stupidità che hanno come punto di forza proprio il fatto di essere clamorosamente veritiere pur se inserite in contesti e situazioni decisamente fuori dall'ordinario.
Perfettamente azzeccato anche il sordido scenario di Bangkok, che pare uscire da un film di genere locale per trasformarsi in un personaggio a se stante, capace di "ingoiare" chi in essa si perde.
Inoltre, momenti come il risveglio dei nostri, tutto il rapporto con la scimmia - la show stealer incontrastata della pellicola -, la scoperta della "perdita della verginità" di Stu e la fuga in macchina dai trafficanti di droga russi sono piccole perle destinate a restare nella mitologia delle serate cazzare passate con gli amici a suon di rutto libero e alcool a fiumi, rendendo ancora più appannato il finale, forse la parte più simile alla prima pellicola - con cammeo sinceramente un pò triste dell'ormai alla frutta Mike Tyson -.
Le foto conclusive, come sempre imperdibili, sono la ciliegina sulla torta di una festa che, sinceramente, spero non sia ancora finita, e regali almeno un altro hangover come si deve, utile a dimenticare, almeno per qualche ora, la vita di tutti i giorni per tuffarsi a capofitto nel diavolo che c'è in ognuno di noi.
E a proposito di questo: mi piacerebbe organizzare una bella "hangover night" con gli expendables che mi seguono e che seguo, nonostante le distanze geografiche e gli impedimenti lavorativi e di vita vari.
Pensiamoci, e vediamo che si può fare.
Ah, Cannibale. L'invito vale ovviamente anche per te. Vuoi che mi perda l'occasione di vendere qualche tuo organo al primo Mr. Chao che troviamo!?
MrFord
"Le strade delle signore
sono infinite lo sai
anch'io ti sono nel cuore
a allora cosa mi fai."
Zucchero - "Diavolo in me" -
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