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Una nuova amica

Creato il 18 marzo 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
  • Anno: 2014
  • Durata: 107'
  • Distribuzione: Officine Ubu
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Francia
  • Regia: François Ozon
  • Data di uscita: 19-March-2015

Arrive nelle sale il 19 Marzo nuovo film di François  Ozon, Una nuova amica. Con Romain Duris, Anaïs Demoustier, Raphaël Personnaz, Isild Le Besco, Aurore Clément.

Sinossi: Profondamente scossa dalla morte della migliore amica, con la quale aveva instaurato un’intesa speciale, Claire si riapre alla gioia di vivere dopo una scoperta sorprendente sul marito della defunta, ma in un vortice di segreti, pulsioni inaspettate e doppie identità nascoste, la situazione comincia a sfuggirle di mano….

Recensione: François Ozon torna con un film in cui indaga le identità di genere, schierandosi apertamente con la fazione che perora la causa dell’ampliamento dell’istituzione familiare, toccando quindi un tema che proprio in questi giorni è tornato alla ribalta nelle cronache. Ozon è bravo, è un regista che sa sempre mescolare i generi, costruendo delle storie in cui la suspense, i misteri e gli intrighi vengono sapientemente costruiti in funzione delle questioni di fondo che sono di volta in volta trattate. In questo caso è il travestitismo maschile che è sotto i riflettori, e di qualcosa di nuovo, effettivamente, lo spettatore sprovveduto sul tema (come chi scrive) viene a conoscenza. Per esempio che vestirsi da donna non è per un uomo sinonimo di omosessualità, anzi nella maggior parte dei casi viene mantenuto l’originario orientamento sessuale, e ciò che innescherebbe questa pulsione sarebbe proprio la profonda attrazione per la femminilità, al punto tale da volerla vivere sulla propria pelle.

Una nuova amica è un film raffinato, a tratti molto divertente, ma mai parodistico, e parecchi sono i riferimenti cinematografici che vengono mutuati dal regista francese: da A qualcuno piace caldo a Vertigo, ma anche, e certe inquadrature, soprattutto quelle di spalle del protagonista (Romain Duris), lo ricordano non poco, Psyco di Hitchcock. Riferimenti che fanno presagire la notevole dose di suspense che Ozon somministra con saggezza durante l’arco dei 107 minuti di visione. D’altronde molti dei suoi film passati assumono i tratti dichiarati del thriller, avvincendo lo spettatore, che è quindi piacevolmente intrattenuto e allo stesso tempo convocato a ragionare sui temi che le sceneggiature, architettate ad arte, sollevano.

Anche in questo film, dunque, Ozon ripropone uno schema vincente ma, di contro, incappa nelle solite critiche che, anche in precedenza, gli venivano mosse. Gli ambienti ultra borghesi in cui tutte le sue storie sono regolarmente ambientate tradiscono l’incapacità del regista di valutare le più profonde questioni che sono alla base delle differenze tra i soggetti che interagiscono nelle storie proposte. Non si può come fa Ozon liquidare questa osservazione che gli viene spesso fatta ribattendo che le difficoltà economiche costituirebbero un impedimento ai suoi protagonisti di vivere un processo di liberazione. Non c’è una mera differenza economica tra borghesia e proletariato, ma c’è n’è una anche, in un certo senso, ‘ontologica’. Nei film di Ozon vediamo sempre belle case, macchine fuori serie, garage con i cancelli automatici, ma come sarebbe andata la vicenda del protagonista di Una nuova amica se fosse stato un operaio, o un semplice lavoratore? Sappiamo fin troppo bene che il ‘multiculturalismo’ propinato dal teatro capitalista è molto spesso una premeditata invenzione nominalistica, la cui funzione ultima è quella di produrre incessantemente profitto, creando nuovi bisogni, e, quindi, nuove merci da consumare. Insomma la vera differenza che produce soggettività alternative è quella tra sfruttatori e sfruttati. O se vogliamo dirla con Negri il conflitto è tra capitalismo e moltitudine, laddove la dialettica dello scontro si riassorbe su un piano d’immanenza in cui gli stessi strumenti di oppressione vengono ritorti contro chi vuole esercitare il controllo. Sarebbe stato interessante vedere David/Virginia, il protagonista, in un contesto diverso, rivendicare la propria differenza con forza, magari in un corteo di qualche manifestazione, o lavorando quotidianamente per sottrarsi al comando capitalista. Ma questa è un’altra storia.

Cioè non toglie che l’ultimo film di Ozon tocchi questioni importanti, e che, seppur da una prospettiva discutibile, lo faccia con originalità e, a tratti, con una forza visiva incisiva. Ozon conosce bene la sua posizione, è una persona fin troppo intelligente, è che la lotta di classe non gli interessa proprio. Preferisce intrattenersi amabilmente, forse perché è proprio da lì che viene, negli scenari dell’alta borghesia francese, in villette a due piani con pavimenti in parquet, rigorosamente scricchiolanti……Come dargli torto?

Luca Biscontini


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