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Una nuova avventura

Creato il 09 ottobre 2011 da Barbini

Una nuova avventura   Verso Casa
Ho imparato da tempo che ogni libro è come un viaggio per chi lo scrive.  Una cartina con cui orientarsi nella geografia della propria anima. Ho anche imparato che la scrittura è un arnese per scavare tra le cose che ci teniamo dentro, nascoste dietro la scorza dell’introversione e della timidezza.Ogni libro che ho scritto segna un passo avanti come a  scandire l’incedere di un moto interiore. E cosi, dopo l’uscita del “Cacciatore di Ombre”, mi sono messo al lavoro per una nuova avventura. Un nuovo viaggio, questa volta verso casa.Eravamo noi, i bambini usciti dalla guerra, in una piccola città etrusca. Le mura la cingevano tutta, un ammasso di pietre arenarie disposte in forme severe e imponenti prima dagli etruschi e poi dai romani, e si faceva presto, almeno da casa mia, a raggiungere la campagna con le sue terrazze di viti e olivi e i greppi con il finocchio selvatico.La sera, quando mi coricavo, sentivo abbaiare i cani e la mattina d’estate le cicale frinivano incessantemente dai castagni del grande spiazzo che chiamavano mercato.  Le strade fuori dalle mura ancora si perdevano in sentieri sterrati contornati da alberi che, nelle loro stagioni, si caricavano di frutti. Era un buon posto per viverci, dove tutti si conoscevano e dove tutti si salutavano.Da bambino non pensavo che il mondo fuori da quelle mura fosse accogliente, anzi pensavo che con la crescita si spalancassero gli abissi e che la specie umana avrebbe deciso di trascendere se stessa e mutarsi in qualcos’altro. E’ stata la fantasia del viaggio a ricondurmi sulla buona strada.  Ancora oggi mi rasserena pensare che le cose avrebbero preso un’altra piega se fossi rimasto prigioniero di quelle mura.Alla fine me ne sono andato e, oggi, guardandomi indietro posso dire a me stesso che forse poteva andare peggio. Insomma, alla fine, sono contento di essere diventato cosi.
E allora ho deciso di mettermi sulle mie tracce. L’idea mi piace. Raggiungere i luoghi della mia infanzia, dove sono vissuto ma anche dove sono andato. Insomma, aggirarsi dentro di me.I narratori di viaggi sono come i marinai di una volta, girano il mondo ma poi, quando viene il momento, tornano a casa.  Quelle parti del mondo che hanno segnato i miei anni. Certo, quei luoghi sono cambiati e non sono più gli stessi. Oggi sono abitati da un’umanità smemorata, incerta e confusa.  Non ritrovo più la comunità di un tempo. Tutto è cambiato e non in meglio.Rischio di andare incontro a grandi delusioni, a incontri con conoscenti che non ricordano, poco o nulla interessati alla mia ricerca.  Però, se quegli anni riuscissi a ritrovarli. Ripercorrerli, tenendomi per mano, non lasciarmi fuggire quando vorrei abbandonare l’impresa ma far salire la commozione assieme alla tenacia e alla passione.Perché lo faccio? Sono tante le ragioni inconfessabili ma quello che cerco sta in quei luoghi. La mia identità storicizzata in un viaggio che volge alla fine e che torna a riaffacciasi al suo inizio, per quello che può contare nella memoria degli altri. Serve a me e spero serva ai miei figli e ai miei nipoti.Restituire gli odori, le facce, i sapori. Non solo. Tenere insieme una serie di anelli che rischiano di spezzarsi.  E poi sento il bisogno di cercare il punto esatto in cui ciò che si è vissuto incontra ciò che si è scritto. Non leggo mai gli oroscopi ma oggi mi è caduto l’occhio su quello dell’’Internazionale e ho letto una specie di ammonimento: “…non tornare mai nel posto a cui appartenevi in passato. Va verso quello a cui apparterrai in futuro…” Una frase senza senso ? Quando mi fermo dopo un viaggio e dico: “Non c’è altro da vedere” so perfettamente che non è vero. Bisogna ricominciare il viaggio, sempre. Le cose che hai visto la mattina non sono più le stesse della sera  e gli angoli che hai scoperto sono diversi se vengono scorti dalla parte opposta.
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