Questa estate è stata movimentata. Parecchio. Sono atterrata e restata una decina di giorni a Roma, ho fatto un salto a Pisa, poi ho trascorso tre settimane a Berlino, da lì sono di nuovo scesa per cinque giorni a Venezia e ancora una settimana di mare a Creta. Per concludere tornando a Berlino e restandoci quasi un mese….non senza però, un altro volo nel mezzo. Non ho raccontato quasi nulla, è vero, ma di tempo davanti allo schermo ne ho passato davvero poco. E poi raccogliere la felicitá in un post è un esercizio davvero difficile.
Di tutte le cose che ho fatto questa estate però, e sono state proprio tante (magari chissà, ne scriverò a posteriori), due meritano di essere raccontate ora, lo devo a questo blog.
A Berlino ho finalmente incontrato l’autrice di Berlino Centouno, e ho trascorso tre ore in sua piacevole compagnia, bevendo un caffè in una graziosissima piazzetta berlinese con una vespa impicciona che tentava invano di interrompere il flusso delle nostre chiacchiere. Chiara è una persona simpaticissima, in gamba e intelligente (d’altra parte…ha studiato filosofia!), una di quelle con cui vorresti trascorrere parecchie serate insieme a chiacchierare e farti raccontare i suoi viaggi. E poi è innamorata di Berlino, la conosce come le sue tasche, ne sa scrivere da far invidia e sa fartela amare anche se non ci sei mai stato. Spero che l’anno prossimo “quel caffè” diventino quattro o…cinque.
Ma questo blog e questa estate mi hanno regalato anche altro.
Dicevo: “vado in Polonia, da un’amica…” poi mi correggevo “cioè, vado a conoscere una persona conosciuta tramite il blog” e la gente mi guardava come se fossi un po’ fuori di testa….ma come potevano capire?
Poche città hanno suscitato in me quello che ha scatenato Varsavia, che mi ricorda tanto una piccola Berlino, una Berlino in potenza (e più pulita). Il centro colorato, le piazzette e i san pietrini, la biblioteca che ti fa invidiare gli studenti fortunati, i bar deliziosi sparsi qua e là. Tutto quel verde e i playground in ogni dove. I bus che funzionano e dove puoi acquistare il biglietto con la carta di credito. E’ una sensazione che ti scorre lungo il corpo, poche ore e capisci che quella città potrebbe rispondere alle tue esigenze, che quei polacchi sono sorridenti, gentili ed efficienti. Che tu a quell’architettura sovietica sei abituata e non ti spaventa vedere un vecchio palazzo accanto ad un complesso di plattenbau, che a Varsavia si chiamano block. E’ l’aria mitteleuropea che tu sei già abituata a respirare e che per tanti motivi già ami. E’ il rispetto per il passato, e’ l’attenzione a non dimenticare percepibile ovunque. E’ la consapevolezza che tu, di là, in mezzo agli americani non ti sentirai mai a casa. Perché tutto quello che di buono c’è di là, esiste anche di qua ma in modo migliore, ma se non hai la fortuna di conoscerlo e viverlo, è difficile crederlo
E poi, vogliamo parlare di quanto sono buoni i Pierogi e la vodka del bisonte?
Sì, io a Varsavia ci vivrei ed ammetto che più di qualche volta ho pensato mentre ero lì, che in Italia c’è ancora chi ha dei pregiudizi, se solo vedessero quanto stanno avanti a noi (non è che ci voglia poi molto in effetti).In quella splendida casa, che a Berlino sarebbe una stupenda altbau, io mi sono sentita a mio agio; quella bimba che guardando il mio tatuaggio mi ha detto “ma qui è sporco!” e l’altra che ha saputo comunicarmi tanto, anche se ancor priva di parole, difficilmente me le dimenticherò; difficilmente dimenticherò la naturalezza con cui mi hanno accolto. Io, una sconosciuta nella loro casa.
Lei è di una semplicità disarmante, è bella ma sembra non accorgersene, è simpatica e sveglia, ha un marito brillante e se davvero non l’avessi vista in azione non avrei potuto capire quanto adori fare la mamma.
Ezra Pound scriveva: “Una nuova conoscenza è un esperimento, un nuovo amico è un rischio”. Io quel rischio ho sentito e deciso di prendermelo tutto e ho fatto bene. E sono pronta a scommettere di nuovo, perchè di “conoscenti blogger” sparse per il mondo ne ho ancora un po’ e di amici non se ne hanno mai abbastanza.