Questi lunghi 10 mesi lontani dal vecchio continente stanno volgendo al termine. Quest’anno è stato molto produttivo, Seattle ha portato due bellissime novità nella mia vita: Astrid, of course, e la risposta (finalmente!) a “cosa vuoi fare da grande”?
Ecco visto che la risposta ora ce l’ho – che già è un ottimo passo- oggi annuncio (per la gioia dei miei genitori sempre felici di avere una figlia che continua a studiare cose così remunerative) che sono stata accettata alla Montessori Teacher Preparation of Washington. Che significa? Che a partire da fine agosto frequenterò una scuola di formazione per insegnanti Montessori per prendere una certificazione che paradossalmente in USA, pure se il metodo è tutto italiano, ha una certa importanza. Non ero molto preoccupata di essere accettata visto che i requisiti fondamentali erano una laurea, qualche esperienza nell’insegnamento e un sano interesse nel metodo Montesseri; mi preoccupava il mio inglese, ma al colloquio è sembrato io capissi e mi facessi capire quindi è filato tutto liscio. Qualcosa mi dice che il fatto che la maggior parte delle persone che prende la certificazione sia asiatica abbia fatto apparire il mio inglese quasi decente.
Lo ammetto, sono uscita da lì oggi – dopo aver pagato la prima rata e aver ricevuto tutte le innumerevoli informazioni – un po’ spaventata: mi hanno dato centinaia di fogli e una serie di libri (quella è la parte meno spaventosa). Quella pù spaventosa è stata realizzare che in 10 mesi dovrò lavorare per 25 ore a settimana e seguire le lezioni, recensire libri, creare album e progetti didattici, scrivere essays, partecipare a seminari, andare ad osservare altre 10 scuole Montessori e tradizionali, subire delle valutazioni da esaminatori esterni durante il tirocinio e un’altra dozzina di cose che neanche ricordo più. Lo svolgimento dei corsi dura un anno scolastico ma si hanno tre anni per completare tutto e ricevere la certificazione. Di solito nessuno segue i corsi e fa il tirocinio nello stesso anno: io dovrò farlo in 10 mesi visto che il mio visto scadrà a giugno 2015, ma soprattutto perché prima finisco prima – forse, chissà, vedremo (ma quando mai!) – avrò un lavoro. Sembrerebbe che a patto che io rinunci a dormire, mangiare e respirare, possa farcela. Marito molto paziente potrebbe anche agevolare il tutto. Insomma quando insegnanti certificate mi hanno detto che l’impegno è nettamente superiore a quello richiesto a un normale corso di studi (bachelor) in campo umanistico in un università americana, ero un po’ scettica: oggi ho capito. Però è anche vero che qua l’università è in generale più facile e in fondo io ho sempre studiato e lavorato, e stavolta sono persino più motivata di sempre, quindi…posso farcela (potere dell’autoconvinzione)!
Ad ogni modo oggi sono felice di aver preso questa decisione e compiuto questo passo, che è evidente ormai che non trovo soddisfazione se non nel mettermi continuamente alla prova e sfidare me stessa. L’idea di non investire in modo gratificante questi anni americani non mi andava proprio giù. E se qualcosa non mi sta bene devo sempre fare di tutto per cambiarla se ne ho la possibilità.Insomma per l’anno prossimo siamo a posto, sarà l’anno più duro che trascorrerò qui ma prima (tra 24 giorni!)…si torna a casa e ci si ricarica di tutta l’energia positiva di cui avrò bisogno.