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Una nuova sfida

Creato il 15 maggio 2014 da Vortoj

20140514_165936-1Questi lunghi 10 mesi lontani dal vecchio continente stanno volgendo al termine. Quest’anno è stato molto produttivo, Seattle ha portato due bellissime novità nella mia vita: Astrid, of course, e la risposta (finalmente!) a “cosa vuoi fare da grande”?

Ecco visto che la risposta ora ce l’ho – che già è un ottimo passo- oggi annuncio (per la gioia dei miei genitori sempre felici di avere una figlia che continua a studiare cose così remunerative) che sono stata accettata alla Montessori Teacher Preparation of Washington. Che significa? Che a partire da fine agosto frequenterò una scuola di formazione per insegnanti Montessori per prendere una certificazione  che paradossalmente in USA, pure se il metodo è tutto italiano, ha una certa importanza. Non ero molto preoccupata di essere accettata visto che i requisiti fondamentali erano una laurea, qualche esperienza nell’insegnamento e un sano interesse nel metodo Montesseri; mi preoccupava il mio inglese, ma al colloquio è sembrato io capissi e mi facessi capire quindi è filato tutto liscio. Qualcosa mi dice che il fatto che la maggior parte delle persone che prende la certificazione sia asiatica abbia fatto apparire il mio inglese quasi decente.

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Lo ammetto, sono uscita da lì oggi – dopo aver pagato la prima rata e aver ricevuto tutte le innumerevoli informazioni – un po’ spaventata: mi hanno dato centinaia di fogli e una serie di libri (quella è la parte meno spaventosa). Quella pù spaventosa è stata realizzare che in 10 mesi dovrò lavorare per 25 ore a settimana e seguire le lezioni, recensire libri, creare album e progetti didattici, scrivere essays, partecipare a seminari, andare ad osservare altre 10 scuole Montessori e tradizionali, subire delle valutazioni da esaminatori esterni durante il tirocinio e un’altra dozzina di cose che neanche ricordo più. Lo svolgimento dei corsi dura un anno scolastico ma si hanno tre anni per completare tutto e ricevere la certificazione. Di solito nessuno segue i corsi e fa il tirocinio nello stesso anno: io dovrò farlo in 10 mesi visto che il mio visto scadrà a giugno 2015, ma soprattutto perché prima finisco prima – forse, chissà, vedremo (ma quando mai!) – avrò un lavoro. Sembrerebbe che a patto che io rinunci a dormire, mangiare e respirare, possa farcela. Marito molto paziente potrebbe anche agevolare il tutto. Insomma quando insegnanti certificate mi hanno detto che l’impegno è nettamente superiore a quello richiesto a un normale corso di studi (bachelor) in campo umanistico in un università americana, ero un po’ scettica: oggi ho capito. Però è anche vero che qua l’università è in generale più facile e  in fondo io ho sempre studiato e lavorato, e stavolta sono persino più motivata di sempre, quindi…posso farcela (potere dell’autoconvinzione)!

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Ad ogni modo oggi sono felice di aver preso questa decisione e compiuto questo passo, che è evidente ormai che non trovo soddisfazione se non nel mettermi continuamente alla prova e sfidare me stessa. L’idea di non investire in modo gratificante questi anni americani non mi andava proprio giù. E se qualcosa non mi sta bene devo sempre fare di tutto per cambiarla se ne ho la possibilità.

Insomma per l’anno prossimo siamo a posto, sarà l’anno più duro che trascorrerò qui ma prima (tra 24 giorni!)…si torna a casa e ci si ricarica di tutta l’energia positiva di cui avrò bisogno.

 



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