Cade qualcosa di strano dal cielo, sembrano piccole palline bianche. Fa freddo e mi stringo al mio compagno per scaldarci a vicenda. Questa mattina eravamo molti di più, ma ora siamo rimasti in due. C’è confusione. Un continuo viavai rumoroso di persone che ci guardano incuriositi e bambini che strillano. Chiudo gli occhi per non vedere dalle sbarre il destino a cui andrò incontro. Cosa ci fa un ragazzino con un semplice coniglietto? Vorrei tanto non saperlo eppure tra poco anche io farò quella fine lì, quella di ogni mio amico.
“Quale vuoi tesoro?”
“Quello biondo…quello più grasso..lo voglio chiamare Pippo”.
Un signora accarezza i capelli al figlio mentre indica mio fratello. L’uomo che ci ha condotti qui, lo prende immediatamente in mano. Lo vedo rivolgermi un ultimo sguardo prima di finire dentro un’altra gabbia. La natura non ci ha donati della voce per poter urlare tutta la mia disperazione. Resto solo e mi lascio andare in un angolo, il freddo ora è davvero pungente.
“Non penserai che lo lasci libero per casa, vero? Lo hai voluto, te lo guardi e te lo pulisci”.
Nel sentire quelle parole rabbrividisco all’idea della triste sorte che avrà “Pippo”. Forse io resterò qui ancora qualche giorno e poi, magari, il signore mi regalerà a un nipote. Non posso lamentarmi, so che le persone sono abituate a mangiarci, quindi posso ritenermi fortunato rispetto agli altri miei simili.
“Ma poverino.. tutto solo. Oddio, non posso lasciarlo lì!”
Apro gli occhi e vedo una ragazza che mi osserva con le lacrime agli occhi. Noto subito che è sola, non ha alcun bambino al suo fianco, ma solo un cane al guinzaglio.
“Lo vuole? E’ l’ultimo di questa mattina. Costa dieci euro. Gabbia e fieno, se la cava con soli 30 euro; un vero affare!”
Si inginocchia e inserisce un dito tra le sbarre per grattarmi la nuca. Ha mani fredde, ma delicate. Nei suoi occhi leggo una dolcezza che non credevo appartenere al genere umano.
“Come sei bianco. E che buffe queste macchioline grigie ai lati della bocca. Non preoccuparti, ti renderò felice”.
Provo subito fiducia per questa donna e mi lascio adagiare nella mia nuova gabbia. Entriamo in una specie di marchingegno con le ruote che, con rumore, ci conduce in quella che sarà anche la mia casa. Il cane, il cui nome sembra essere Charlie, si accomoda sul sedile posteriore, mentre io resto accanto alla ragazza e la sbircio quando lei non mi guarda. Ha lunghi capelli scuri, occhi neri e carnagione ambrata. Insomma il mio opposto! Canticchia una canzone allegra, credo sia serena.
“Charlie cosa ne dici se lo chiamiamo Blanco? Poco originale, ma perfetto per il suo pelo candido… E’ così morbido!”
Si, non mi pare brutto il nome. All’improvviso questo aggeggio si blocca, Charlie scende abbaiando felice e si dirige verso una porta. Fuori è tutto bianco e gelido e quelle palline continuano a scendere dal cielo. All’interno c’è molto più caldo e, appena vengo liberato, due gatti si precipitano su di me. Sono entrambi rossi e con il pelo lungo. Mi annusano incuriositi ed io li lascio fare, fino a quando non tentano di giocare con il mio ponpon-coda, a quel punto due morsi di avvertimento diventano necessari.
“Polly e Minnie lasciate fare il nuovo arrivato. Che vi avevo detto? Prima o poi sarei caduta in tentazione. Un coniglio è sempre stato il mio sogno”.
Saltello qua e là per studiare lo spazio intorno a me, seguito dai due mici mentre il cane si è già gettato sul divano e russa rumorosamente. L’ambiente è ampio e pulito. Scopro che sotto una specie di bidone con della luce al suo interno si sta davvero bene. Mi stendo, cercando di rilassarmi e il caldo culla il mio sonno. Cerco di non pensare alla fine che avranno fatto i miei fratelli. Posso solo augurarmi che siano felici, anche se lo dubito visti i modi rozzi con cui li hanno accolti i bambini. Ai loro occhi erano uguali ad un giocatolo, un desiderio del momento. Che fine faranno quando si stancheranno della loro novità?
“Oddio, Blanco vieni subito via da sotto la stufa! Vuoi fare la fine dei tuoi simili arrostiti?”
Ma io ci stavo proprio bene al calduccio. Il pavimento è freddo e le mie zampette si congelano al suo tatto. La ragazza prende una coperta e la mette in una cuccia di pezza, poi mi prende in braccio e mi posiziona in quella specie di Paradiso.
“Vediamo quello che ho in frigo… Una bella carotina e un cesto d’insalata; proprio quello che fa al caso nostro, vero Blanco?”
Effettivamente ho molta fame e non ho mai assaggiato qualcosa di diverso dal fieno. Mi avvicino titubante alla mia gabbia e gusto con un piacere indescrivibile quella stanga lunga e arancione, ha un sapore sublime! Ho notato che i gatti fanno i loro bisogni in una specie di casina di plastica al cui interno c’è della sabbia profumata. Non posso sporcare il pavimento, così anche io decido di usare la mia gabbia come toilette.
“Bravissimo, hai già capito tutto. Sei un angelo. Perché avrò aspettato tanto a prendere un coniglio?”
Non lo so, ma io sono felice che lo abbia fatto oggi e abbia scelto me. Chissà in che mani sarei finito!
Mi chiamo Susanna, ho trent’anni e vivo con due gatti, un cane e da oggi anche un bel coniglietto bianco con due macchiette grigie sulle guance. Sembra educato e pulito. Fa i propri bisogni nella gabbia, mangia il fieno e le verdure e ha fatto amicizia con gli altri animali di casa. Se lo accarezzo mi lecca la mano in segno di riconoscenza. Ovunque mi diriga me lo ritrovo sempre fra i piedi. L’unica scocciatura sono i fili della corrente rosicati… ma come ogni bella sorpresa c’è sempre un risvolto negativo. Per me è poca cosa rispetto all’affetto che mi regala! Questo Natale mi sono fatta davvero un bel regalo e spero di averlo fatto anche a lui.
Dedico questo racconto a Pedro il mio coniglio (nella foto) e all’associazione “La Voce dei Conigli” e tutte quelle che si occupano di dare una nuova speranza a questi animali abbandonati e maltrattati…. Inoltre non comprate queste povere bestioline solo per far felici i bambini, sono delicati, vanno maneggiati con cura e NON devono stare in gabbia, se non per fare i bisogni e mangiare! Il Natale per loro è un periodo funesto perché vengono acquistati e magari dopo abbandonati o lasciati morire nelle loro gabbie… L’affetto che riescono a dare è indescrivibile!
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