Se c’e’ una cosa a cui non so rinunciare e’ la famiglia. Certo una famiglia strana, ma pur sempre un luogo dove posso ritrovarmi ed essere me stessa anche se l’essere me stessa e’ fastidioso per
gli altri. {pensiero contorto, ma spero di essermi spiegata}
Quest’anno e’ stata una Pasqua strana.
Mancava qualcosa.
Certo mancava qualcuno, ma quel qualcuno era li con noi, nonostante tutto. Anzi sembrava proprio essere seduto a tavola.
No, mancava qualcos’altro.
Da quando posso ricordare, le mie Pasque avevano sempre l’odore del brodo, il sapore del coniglio, l’aspetto dei tortellini affogati sotto due etti di parmigiano.
Ma soprattutto della gelatina con le uova di mio nonno.
Un capolavoro culinario. Il mio confort food di Pasqua.
Ci lavorava una settimana prima.
Spediva mia nonna in perlustrazione in tutte le macellerie della citta’ a cercare le zampe di maiale.
Poi si metteva a cucinare queste zampe nel brodo in quattro pentole diverse, tanto da occupare tutti i fuochi della cucina economica di mia nonna.
Finita la cottura, preparava le foglie d’alloro e le uova sode.
Infine componeva personalemente
ogni piatto.
Tutto questo prevedeva l’uso di tutte le fondine presenti in casa, tranne quelle del servizio buono, che erano indispensabili per il pranzo di Pasqua.
Il tutto abbondantemente cosparso di pepe.
Ecco cosa mancava domenica.
E pensare che ho cercato la ricetta in tutti i libri di cucina che ho, anche quelli sottratti da casa dei nonni {dove e’ rimasto impregnato il profumo della
loro cucina}, ma niente, non l’ho trovata.
Chissa’ se un giorno riusciro’ a trovarla!
{per chi volesse aiutarmi nella ricerca l’email e’ [email protected]}
E i vostri confort food? Raccontatemeli!