
Questa, l'ho già scritto altre volte, è in assoluto la prima canzone di Elvis che ho ascoltato, nel lontanissimo settembre del 1977. Avevo soltanto undici anni, ma furono sufficienti le prime tre parole pronunciate da quella magica voce, quel "seven lonely days..." iniziale a farmi realizzare che l'arte di questo meraviglioso artista sarebbe diventata la colonna sonora della mia vita. Negli Stati Uniti Kentucky Rain fu poi collocata nel quadruplo box antologico Worldwide 50 Gold Award Hits, Volume 1 e successivamente piazzata in apertura di Pure Gold, una compilazione a basso prezzo del 1975. Nel 1970 Elvis la inserì per un breve periodo nelle set list dei suoi spettacoli (buone le rese live) prima di dimenticarsene per sempre. Peccato.
Sul retro del 45 giri trova posto My Little Friend (di Shirl Milete), proveniente anch'essa dalle citate sedute di incisione di Memphis. Stavolta il lui di turno si lascia andare ai ricordi del suo primo amore: un classico, prima o poi lo abbiamo fatto tutti. Si tratta di una di quelle composizioni che sembrano dover decollare da un momento all'altro e che invece alla fine si rivelano fondamentalmente incompiute. In effetti, a dispetto della potente introduzione, My Little Friend mantiene privo di sussulti e un po' monotono il suo passo, ma è comunque dispensatrice di un'altra ottima prova vocale di Elvis. Perfetta nel suo ruolo di b-side trovò subito posto nella raccolta Camden Almost in Love. Mai cantata dal vivo.
*****
[Foto di Roberto Paglia]
Nel caso qualcuno volesse leggere del mio primo incontro con Kentucky Rain, può cliccare qui:
ALL'IMPROVVISO ELVIS
Questa è invece la recensione dell'album Pure Gold, che ho citato in questo post:
PURE GOLD



