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Una piccola impresa meridionale

Creato il 16 ottobre 2013 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Una piccola impresa meridionale

 

Anno: 2013

Nazionalità: Italia

Durata: 103’

Genere: Commedia

Regia: Rocco Papaleo

Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia

Uscita: 17 ottobre 2013

 

Dopo la convincente opera prima Basilicata coast to coast, Rocco Papaleo torna dietro la macchina da presa con una commedia che in un certo senso ne ripercorre il clima e l’atmosfera. La storia, scritta sempre con il suo fido sceneggiatore Walter Lupo e tratta dal suo omonimo romanzo, vede come protagonista de Una piccola impresa meridionale Costantino (Rocco Papaleo), ex prete che torna in un non ben precisato paese del meridione dove è nato e cresciuto. Viene “invitato” dalla madre Stella (Giuliana Lojodice) a rifugiarsi nel vecchio faro in disuso di proprietà della famiglia, in modo da evitare lo scandalo derivante dalla sua nuova condizione non più clericale. Con lo scorrere della pellicola vediamo come il faro diventa a poco a poco una sorta di refugium peccatorum per una frastagliata umanità che vive fuori dai precostituiti schemi sociali.  Andranno, infatti, a coabitare con Costantino, prima Magnolia (Barbora Bobulova), un’ex prostituta dell’Est, solare e vitale, che a quarant’anni ha deciso che era l’ora di andare in pensione,  sorella dell’affascinante e scontrosa badante di Stella, Valbona, (Sarah Felberbaum, bravisima nella parte, con un credibile accento est europeo). In seguito sarà la volta di Arturo (Riccardo Scamarcio) marito tradito dalla moglie, Rosa Maria (Claudia Potenza), fuggita con un misterioso amante. Completano il gruppo, i titolari della  “Meridonale SRLS” e cioè “Società a Responsabilità Limitatissima”, chiamati a ristrutturare il tetto del faro, Raffaele Bellini (Giovanni Esposito) con al seguito la figlia Mela (Mela Esposito,) e un estroso operaio che lo affianca(Giampiero Schiano), auto soprannominato Jennifer, (“é un nome più internazionale”, sostiene convinto), che proviene da una famiglia di circensi e sogna di fare lo stuntman.

La ristrutturazione del faro diventa così metafora della rinascita e redenzione personale dei protagonisti, moto scatenante che metterà in luce le fragilità e insicurezze ma anche i legami, le sintonie e i desideri dei componenti di questa strampalata famiglia allargata. Dopo le iniziali diffidenze, infatti, ognuno troverà la forza di guardarsi dentro e ambire alla propria realizzazione personale. Il faro simboleggia un punto di osservazione privilegiato sulla bigotta provincia meridionale: spesso le cose vanno viste dall’alto, con distacco, per essere comprese appieno.

Ma Pappaleo, sottotraccia, lancia un’accusa alla società contemporanea rea di non sapere o meglio di non voler vedere le mutazioni sociali in atto. Se quest’aspetto era stato portato avanti con una certa leggerezza ed equilibrio per gran parte del film, nel finale il regista scade in un moralismo che fino ad allora era riuscito ad evitare. Le sequenze naturalistiche che incorniciano il film, ritraggono le splendide e suggestive coste nei pressi di Oristano (che nel finale dovrebbero essere quelle pugliesi). Il paesaggio si fa attore protagonista.

La resa realistica delle immagini é dovuta all’ottimo lavoro del direttore della fotografia Fabio Zamarion. Papaleo ha il merito di farci conoscere questa parte meravigliosa e incontaminata della Sardegna, lontana dal turismo di massa. D’altronde il regista già nel suo primo film ci aveva deliziato con una Basilicata tutta da scoprire. Da lodare l’impegno del regista nel far conoscere le bellezze del nostro Paese. A dimostrazione di tale impegno, all’anteprima per la stampa si è dichiarato contento che Basilicata Coast to Coast abbia favorito la nascita della Lucana Film Commission e ha ringraziato per il suo ottimo lavoro il direttore Paride Leporace presente in sala.

Da sottolineare la splendida colonna sonora che contiene le composizioni di Rita Marcotulli, le canzoni di Papaleo e il brano della cantautrice Erica Mou. Quest’ultimo è stato fatto ascoltare al regista quando le riprese del film erano ormai concluse, ma poiché era perfettamente in sintonia con l’opera, sono state realizzate appositamente nuove sequenze per poterlo inserire. In effetti “Dove cadono i fulmini” impreziosisce un film con una notevole sceneggiatura che colora i personaggi di sfumature ironiche grazie anche all’affiatamento di tutto il cast, che ha avuto in Papaleo un ottimo “direttore d’orchestra”.

Vittorio Zenardi


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