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Una piccola speranza

Creato il 16 novembre 2010 da Albino

Visto che ieri e’ stata una giornata difficile, me ne sono andato a letto presto. Da brava casalinga come sono mi son fatto un piattino di pomodori olio e basilico e qualche tartina al gorgonzola, poi un bel piatto di fettuccine al ragu’ (una delle innumerevoli salse che mi faccio e mi congelo in porzione singola per condire la pasta) e una fetta di crostata ai mirtilli (che mi ero fatto domenica). Poi me ne sono andato sotto il piumone a guardarmi una commedia in streaming dal mio fidato macbook al mio fidato TV LCD millemila pollici giapponese. Ho spento la luce alle 11:30, cioe’ almeno un’ora prima del solito.

Ora, direte: chissenefrega? In realta’ per me questa cosa ha dell’eccezionale, nel senso che stamattina grazie alla serata tranqui di ieri mi sono svegliato che ero un fiore! Cioe’, io di solito mi trovo all’ultimo secondo a correre verso il treno, allacciandomi le scarpe in ascensore per guadagnare secondi preziosi (ricordo che da me si comincia a lavorare alle 8:30, se timbri ai 31 ti fottono mezza giornata di ferie. Se perdi il treno praticamente ti costa centinaia, e centinaia, e centinaia di mmMMmMmilioni di euro). Dov’ero rimasto? Ah si, all’ascensore. Poi esco e mi dirigo in stazione, verso le 7:30 prendo uno dei famosi treni affollattissimi di Tokyo e mi faccio due stazioni schiacciato come una sardina, del tipo che se mi devo grattare il naso devo aspettare due stazioni per farlo.
Poi cambio binario e prendo un altro treno, che mi porta al quartiere dove lavoro. Vicino alla stazione mi metto in fila per il bus aziendale, in questa lunghissima fila lunga anche un centinaio di metri, fatta tutta di colleghi di lavoro uno dietro all’altro, in silenzio, dormienti. Passano un paio di bus che caricano gente, poi e’ il mio turno. Mi faccio altri 10 minuti schiacciato in bus e arrivo al lavoro alle 8:20. Mi cambio con la divisa della Spectre e sono pronto a una nuova, esaltante avventura, alle ore 8:29 spaccate.

La differenza, questa mattina, e’ che non avendo fatto le ore piccole in giro per Tokyo in locali di dubbia reputazione con gente di dubbia reputazione, in realta’ ero sveglio! Cioe’, sono uscito quei cinque minuti prima, bello tranquillo e con le scarpe gia’ allacciate in casa, in abito blu con sciarpa al collo e ventiquattrore in mano, ho notato una giappina in treno, e un’altra si e’ messa a guardarmi nella seconda linea! Sara’ stato perche’ non avevo le occhiaie o non stavo a dormire in piedi appeso a qualche maniglia, mezzo morto con la bavetta che scende dalla bocca?

Soprattutto, stamattina mi ha messo di buon umore il fatto che, siccome ero attivo e col cervello collegato, mi son messo a guardarmi youtube dall’iphone. E ho visto gli elenchi letti da Fini e Bersani a “Vieni via con me”.

Che bello. Che bello sentire dei politici che non polemizzano. Che bello sentire una politica alta, pacata, non urlata, per una volta. Che bello sentire Bersani che racconta la sinistra con una sola voce, la sua, e non con le mille critiche che si accavallano di solito. Ma soprattutto, che bello sentire la destra che parla di politica e non fa demagogia.
Quanto distanti le parole di Fini dal governo dei Calderoli: "le imprese e le famiglie che danno lavoro a immigrati onesti i cui figli domani saranno anch’essi cittadini italiani perché la patria da tempo non è più soltanto la terra dei padri". Quanto distanti dal governo dei Brambilla in elicottero, “per questo destra vuol dire senso dello Stato e dell’etica pubblica, cultura dei doveri. Per la destra lo Stato deve essere efficiente ma non invadente, spendere bene il denaro pubblico senza alimentare burocrazie e clientele”.
Quanto distanti dal governo dei Trota: “la destra vuole un paese in cui chi lavora di più, e meglio, viene pagato di più, un paese in cui chi studia va avanti, in cui chi merita ottiene maggiori riconoscimenti".

Ma torniamo in Giappone. Sono arrivato al lavoro, pronto e con voglia di fare. E’ strana questa cosa, di solito prima delle 10 non carburo. Oggi invece, sara’ che ho dormito. Saranno le giappine in treno. Sara’ che fuori splende il sole e c’e’ un bel venticello. O sara’ che ho visto una speranza nel mio Paese, un pezzo di “buono” che non vedevo da tempo. Un pezzo di politica non collusa con mafie e massonerie. Almeno a parole, almeno per un po’. Chissa’ per quanto durera’. Sarebbe bello durasse.

Gia’.



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COMMENTI (1)

Da  Rocco Carbonaro A Shanghai
Inviato il 16 novembre a 07:23
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Sei molto simpatico. Mi e' piaciuto anche quello che hai scritto dell'India. Vivo in Cina e la pensa come te. E' facile diventare il primo Paese al mondo sottopagando la gente.