Di GUIDO TURCO
EPIFANIA DEGLI STOLTI
I poeti nascono e muoiono
ogni giorno
impegnati nel più completo
lasciano di sé il destino
delle limonaie nel deserto
né premio né castigo
ma storie a cui bastano le amnesie
quel nulla che esiste e che non può
essere altre radici
alberi per un giorno solo
i rovi il pane fradicio
quell’ingrediente fedeltà che nevica
e così ogni parola inizia con la fine
finisce come l’inverno
in un solo mattino
il tempo sufficiente per avocare a sé
il rendimento della lampada
il lungo filamento dell’anodo
responsabile dell’incendio
e dell’ombra successiva.
I CIELI DI GUERCINO
1.
Come il frumento e il sole
il papavero e l’acqua
veramente egli camminerebbe
nel profondo pensato
racconterebbe la stesura macchiata
del dialogo con i fantasmi
i giorni e le notti che fanno sbocciare
un sonno così profondo
da essere scambiato per un dio morente
un dio contrario che ha predicato sempre
alla vegetazione di risuscitare
al colpo di ventodi essere il mantello di Loth
luce tra gli incolti
da cui il regno delle ombre ne riparte
come fossero tir
e i pensieri volano molto in più in là
perché la lucentezza sia descritta
dai primi tratti della pittura
sappiamolo spirito (al centro del cranio) e l’eczema
che il cinabro sposa in ritardo
l’energia della linea
il nord il chiaro
e l’incantesimo lontano dal firmamento
veste l’abito dell’infatuazione
come questo giugno autunnale
che mangia l’inverno successivo
erestituisce alle attese l’impazienza
ai pali della luce le loro cime
in cui confliggono
il punto la superficie il colore e la materia
specchio del sovrammondo
di cui simbolo è il nome mio
Guercino, pittore di madonne
per le quali combattei come falangi
contro il nudo in pittura
che il significato abita nel velo
come la foglia primitiva
la sua doglia ha più genialità del fantasma
più scienza della coscienza delle stirpi
che io paragono alla vecchiezza delcercare
con gli occhi cisposi dell’altrui evidenza
il segno che vorrei
dellasupposta verità fondamentale
ultima vittoria delle cose umane
sulla morte vicinissima
quand’è fragile il senso per il quale m’aggiro
tra scaffali che non mi riesce
di chiamare biblioteche
mostrando il timore d’aver maturato
non una soluzione del problema
ma un ricciolo che si torce in aria
talmente immerso nel duello delle correnti
che sollevando la sua voce d’insetto
volge all’alta quota i conversari
che ho cura di non intaccare colla spatola
solo attendendoal recupero
del punto di immersione
dell’amo agganciato al cuore.
2.
Resisterà nel fragore dei nembi
ogni figura
nei pressi dell’improvviso
le scale del visibile
appariranno miniere
strade ferrate perdute tra i rovi
la vitalba sarà la spiegazione
acqua assorbita dal suolo
come primizia ineffabile
delle abrasioni dell’inverno
quando mostrano le margherite
come relitti
una moltitudine di profili
non perché il veleno sia più rapido
ma perché qui
su questo pezzo di tela
l’inventario quotidiano
di troppo appassite passioni
come una luce riesce a giacere
in buon ordine finalmente.
3.
Delle rocce dico la prominenza
i rapporti d’anonime correnti
a cadenza ritoccata
l’indebolimento del lontano
perché il più facile è ritornare a un ordine
e quando le ombre finiranno
ogni figlia si volgerà in madre
l’incastonatura della sabbia nella luce
accoglierà i battelli che ritornano
lasciando maree di malva e di scarlatto
all’intuizione degli incantesimi.
Cieli diversi di cobalto
alle intelligenze angeliche
ai loro segni alludo
me li annoto come citazioni
in questa fine di tempo vicinissima
e quegli accostamenti ripetuti
analoghi nella prevedibilità all’obbedienza
che dovreipartorire irregolare
ospitano infine queste fughe prospettiche
trittici e tralicci
per non aver diverso abbrivio
che quello che solca la distrazione
il pallor de’ l’apparire
per replicazione anamorfica della traccia
e se le albe deterse
si piantano come lampioni tra le foglie
ecco, vorrei ritenermi queste ignoranti tenerezze
confidente nell’incredula fantasia
che le mie cornee hanno
per imbibirmi dell’aspetto vischioso
della nuvolaglia quando ancora livida
tinge il corpo in cui mi trovo
un biglietto di sola andata
da logos a phantasmata.