Una poesia tra le carte d’archivio
16 aprile 2013 di Redazione
di Riccardo Viganò
Tra i protocolli notarili conservati nell’Archivio di Stato di Lecce si trova, all’interno degli atti del notaio neretino Michele Bona che rogò a Nardò dalla prima metà del Settecento, una breve composizione poetica che, nostro malgrado, ci è giunta incompleta. Il testo è vergato da mano elegante ed è ignoto l’autore ma, molto probabilmente, fu il notaio stesso a scriverlo. Si riporta di seguito il componimento affinché qualcuno, ritenendolo interessante, proceda ad un approfondimento.
qual chì pel la via tenebrosa oscura s’affretta i passi alla stagion nevosa se tigre incontra che lasci sdegnosa l’usato bosco, o scenda alla pianura. Tanto il core gli incombra altra paura. Che mentre ancora in sua magion riposa, dalla fiera terribil furiosa. La rabbia lo spavento e la sicura tal io, che appresso il viver mio rammento veggo il peccato starsi ammè d’intorno col brutto ceffo, e recarmi spavento. Questo miro la notte e questo il giorno. Quest’è la mia pena e il mio tormento e sempre fuggo e sempre [ill]
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