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Il 21 marzo, senza alcun avvertimento, si sono presentati negli uffici moscoviti di Memorial gli inviati della Procura (insieme a funzionari del Ministero della Giustizia e della Finanza) per un'ispezione resa possibile dalla recente legge della Duma che impone alle ONG che hanno rapporti con l'estero e ricevono sovvenzioni da fuori la Russia di dichiararsi "agenti stranieri" (in russo leggi più o meno "spia").Mentre i collaboratori di Memorial mostravano i documenti richiesti, sono entrati due tizi all'improvviso e senza presentarsi o chiedere qualche autorizzazione si sono messi a filmare quello che stava succedendo. Oleg Orlov, uno dei responsabili di Memorial, nel suo resoconto sull'accaduto a "Novaja Gazeta" racconta che solo in un secondo tempo capiscono che erano una troupe del canale NTV, che ben presto comincia a intromettersi con domande e a tenere un comportamento decisamente aggressivo, mentre gli inviati della Procura non fanno una piega e, anche se sollecitati dai membri di Memorial, si rifiutano di intervenire. Verranno poi fatti sgombrare dalla polizia chiamata da Memorial stessa.Uno dei membri della troupe era Petr Dorogovoz, un produttore televisivo e tra gli autori di un discusso documentario dell'anno scorso intitolato Anatomia della protesta su NTV. Il film insinuava che la protesta antiputiniana con la discesa in piazza di migliaia di persone contro i brogli elettorali, è stata una macchinazione (con la partecipazione di oscure potenze straniere) e i dimostranti sostanzialmente erano tutti prezzolati. Tutto ciò ha subito fatto parlare di "guerra d'informazione" e ha suscitato reazioni varie da parte degli spettatori. Nell'ora e mezza dopo la trasmissione, lo scorso anno, l'ashtag #НТВ (NTV) era entrato nella prima decina del mondo. E tra i primi dieci cinguettii russi era finito un ashtag ancora più specifico: #НТВлжёт (#NTVmente). Molti sono i dubbi riguardo ai metodi usati per girare questo sedicente documentario (dalla ormai invalsa pratica di pagare dei figuranti – questa volta con i loro bei nastrini bianchi simbolo della protesta –, per far loro dire di essere pagati dall'opposizione stessa, il montaggio truccato delle risposte alle varie interviste e manipolazioni varie) inizialmente apparso anonimo, senza i titoli di coda con la lista dei vari autori.L'irruzione nella sede di Memorial (non la prima, tra l'altro) di questi giorni servirà per preparare un'altra puntata di questa serie che ricorda tanto le campagne di diffamazione sovietiche, con la loro capacità di mischiare falsità e verità?