Perché? Perché mi ostino a cercare del buono dove non c’è? No, non sono impazzita. Il fatto è che ho sempre amato la Newton Compton, ma ultimamente sta producendo a raffica romanzetti senza capo né coda che, sulla scia d’isterismo ed entusiasmo – per cosa?? – proveniente dagli States, sono famosi come new adult. Ora mi direte: per quale oscura ragione leggi libri di un genere che non ti si confà? Semplice: perché ritengo che ogni genere abbia qualcosa di buono, qualcosa che, indipendentemente dai gusti, è in grado – e merita – di suscitare curiosità, attenzione, insomma, qualcosa di coinvolgente. Un esempio semplice, per capirci: il fantasy non è esattamente nelle mie corde, ma riconosco che spesso i libri di tal genere hanno trame e vicende emozionanti, ricche di colpi di scena, e gli autori hanno immaginazione. Così ho preso un new adult che, oltre alla solita storiella d’amore trita e ritrita, nella quarta di copertina accenna a una particolare situazione familiare, sperando di trovarci qualche spunto di riflessione importante sui problemi adolescenziali, qualcosa di significativo. Perché invece non mi metto l’anima in pace e lascio affogare scaffali e lettori nella cartaccia – perché chiamarli libri sarebbe un complimento – che viene loro riversata addosso? Stavolta ci vuole proprio: poveri alberi.
UNA RAGIONE PER AMARE
Rebecca Donovan
Newton Compton
Trama
Emma Thomas è una studentessa modello e un’atleta prodigio. Ma è una ragazza taciturna e solitaria: non frequenta nessuno tranne la sua amica Sara, non va alle feste, non esce e non ha un fidanzato. E si copre bene per nascondere i lividi, per paura che qualcuno possa indovinare quello che succede tra le pareti domestiche. Mentre gli altri ragazzi della sua età si divertono spensieratamente, Emma conta in segreto i giorni che mancano al diploma, quando finalmente sarà libera di andare via di casa. Ma ecco che all’improvviso, senza averlo cercato o atteso, Emma incontra l’amore. Un amore intenso e travolgente che entra prepotentemente nella sua vita. E adesso nascondere il suo segreto non sarà più così facile.
Recensione
La prima cosa che salta all’occhio: i personaggi. Avete presente lo stereotipo degli stereotipi? I personaggi di questo libro sono più stereotipati dello stereotipo degli stereotipi. Non è uno scioglilingua, purtroppo. Non ho mai detestato così presto e così facilmente, profondamente, un protagonista maschile: Evan è semplicemente odioso. Emma, che vuol sembrare qualcosa di originale con i problemi che si porta appresso, in realtà è una Bella Swan a cui manca solo Edward Cullen. La storia, che come dicevo prima dalla quarta di copertina sembrava interessante, si rivela ben presto per quel che vale. Certe storie e certi romanzi possono piacere, non lo metto in dubbio, ma la cosa che mi ha infastidita in questo caso – come anche in altri libri tipo Easy, vedi qui – è la superficialità con cui certi temi vengono trattati. La violenza domestica in questo libro risulta qualcosa di ridicolo, superficiale, stereotipato – ecco che ritorna l’aggettivo del giorno, ma non è colpa mia.
Lo stile è inesistente, la struttura debole, tensione zero. Certi passaggi sembra siano stati scritti solo per allungare il brodo.
Non voglio fare di tutta l’erba un fascio, ma se i new adult sono tutti così stiamo proprio messi bene. I bestseller del nuovo secolo la dicono lunga sulla nostra società. E con questo passo e chiudo.