Una rete di relazioni tra emozione e ragione

Da Observingthenet

Riprendo una frase con cui ho concluso un mio precedente post : “il limite della connettività è quello di vivere esclusivamente nella “forma” concentrandosi sull’accumulo di “in-forma-zioni”. Ecco che il passo finale sarà l’immergersi nell’ispirazione piuttosto che nell’informazione.”

E da qui vorrei partire per chiarire la relazione sottile che oggi emerge con sempre più chiarezza tra emozione e ragione.

Abbiamo ormai compreso che le emozioni influiscono sulle nostre decisioni molto più di quanto non faccia il nostro pensiero razionale. Fosse anche solo per semplici ragioni di tempo nella gran parte delle situazioni quotidiane non c’è il tempo di raccogliere tutte le informazioni necessarie, o forse il proliferare delle informazioni conduce ad uno stallo nel raggiungere una decisione ponderata che prenda in considerazione tutte le informazioni disponibili (spesso troppe, contraddittorie e/o artefatte). E così in un mondo in cui proliferano e circolano sempre più velocemente le informazioni, ci affidiamo all’intuizione che è la forma più sofisticata e delicata di intelligenza, perché combina istantaneamente ciò che sappiamo con ciò che sentiamo.

Anche quando valutiamo un prodotto siamo condizionati dai nuovi linguaggi che si sviluppano nella comunicazione digitale determinando una capacità più intuitiva ed emotiva che analitica. Questa tendenza porta ad una diversa organizzazione logica del pensiero e del rapporto con la realtà privilegiando più spesso l’immagine, i collegamenti e la reputazione che si forma dal cumulo deii giudizi prodotti dalla community piuttosto che dalle informazioni.

In questo contesto non siamo più clienti potenziali ma diventiamo prima di tutto “testimonial” che alimentano una comunicazione scritta che prende la forma e l’immediatezza dell’oralità. Le dinamiche proprie delle “reti partecipative”, richiedono che la persona sia coinvolta in ciò che comunica. Quando le persone nei social network si scambiano informazioni, stanno già condividendo se stesse e la loro visione del mondo: diventano «testimoni» di ciò che dà senso alla loro esistenza.

Pertanto, i prodotti hanno sempre piu una connotazione indissolubilmente legata all’emozione che un oggetto riesce a trasmettere non solo dalla sua storia, dal suo contenuto, ma anche dalla sua capacità di propagarsi tramite il sentire comune . Un oggetto in sé è ben poco: è l’emozione e la sua propagazione che rende vincenti gli oggetti e le sensazioni che essi riescono a creare.

Su un piano meno transitorio e superficiale un prodotto supera la semplice moda del momento se è veramente calato in un contesto in cui sono accettati e condivisi contemporanemamente gli aspetti sociali, economici, tecnologici ed ecologici. Il prodotto “rivoluzionario”, quello che trasformerà il mondo, si formerà nelle profondità del sistema influenzando contemporanemanete l’intero ecosistema e la coscienza delle singole persone. E’ per questo che il marketing non può semplicemente trasformarsi in marketing emozionale inventando nuove forme di promozione o comunicazione ad alto impatto emotivo, ma deve dimostrare che il prodotto incarna in modo genuino un contesto autentico, accettato e condiviso dalla comunità. Si tratta quindi di tornare a raccontare storie reali, maturate nella verità dei contesti e dei valori, solo a queste condizioni, raggiungendo il cuore delle persone, si formerà una reputazione solida e immune da situazioni contingenti. Ecco che in prospettiva ritengo trovi conferma la frase riportata in un post precedente: “le individualità libere da ogni giudizio e immerse nella realtà si trasformeranno in un elegante stormo capace di produrre naturalmente profondi risultati.”


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