Questa mattina, profittando della bella giornata, ho anticipato la mia quotidiana uscita da casa, mica di tanto però, appena mezz’ora e mi sono avviato verso il giardino di Piazza Vittorio Emanuele II.
Faccio spesso l’attraversamento di quest’ampio giardino con l’illusione di evitare un po’ d’inquinamento che circola nell’aria. Lo spero, grazie ai grossi alberi e alle piante che vi si trovano unitamente ad un’antica fontana non molto grande con, al centro, un gruppo marmoreo di discrete dimensioni opera dello scultore Rutelli avo dell’ex sindaco di Roma ora vice-presidente del Consiglio, raffigurante tre giganti mitologici greco-romani, avvinghiati ad un animale marino dal quale un tempo sgorgava l’acqua.
A pochi metri di distanza è situata la cosiddetta Porta Magica risalente al 600, una curiosa opera muraria da alcuni definita esoterica che richiama l’interesse di molti turisti.
Un altro motivo per il quale ci vengo è il ricordo di quando io e i miei fratelli da bambini eravamo qui condotti mano nella mano da nostra madre la quale profittava dell’occasione per fare un po’ di spesa al mercato all’aperto che si trovava nel circostante marciapiede.
Giunto al cancello d’uscita posto alla parte opposta di dove sono entrato nello slargo che il Comune ha intitolato con una targa al funzionario del Sismi Nicola Calipari ucciso dal “fuoco amico” in Iraq per salvare la vita alla giornalista rapita Giuliana Sgrena de “il manifesto”, m’imbatto in un gruppo di esseri umani e no.
La loro quasi totale immobilità - dei cani, s’intende - mi ha incuriosito tanto che, allontanatomi un poco, mi sono fermato vicino ad un albero per ammirare la scena.
Sono in sette ma l’uno diverso dall’altro: un bracco, uno spinone, un volpino, un terranova, un lupo, un pastore e un bulldog.
Sul loro sesso non so dire nulla ma dal loro agire molto tranquillo penso che non ci siano delle differenze.
La cosa che mi meraviglia non poco è che sono senza guinzaglio e senza museruola e si limitano a fare qualche giro intorno alle gambe dei “dialoganti” che intanto seguitano nella loro conversazione senza preoccuparsi minimamente di cosa fanno i loro amici a quattro zampe.
Sembra quasi che il gruppo, voglio dire l’intero gruppo, bipedi e quadrupedi, sia immerso in una discussione d’enorme interesse alla quale tutti partecipano, nessuno escluso.
Dopo circa un quarto d’ora, per non dare l’impressione di essere troppo indiscreto, mi accingo ad uscire dal giardino e proseguire la mia passeggiata quando uno del gruppo lì riunito, più precisamente il bulldog, si avvicina all’albero dove io mi trovo, alza la zampa posteriore destra e, senza preoccuparsi minimamente della mia vicinanza fa, con naturalezza, quello che deve fare. Appena fatto, tranquillamente si volta, mi guarda con due occhioni tondi leggermente arrossati, quasi supplichevoli, mi fissa come per dirmi……e se ne torna in riunione. Ecco perché un etologo a precisa domanda ha risposto che, a parte la scimmia, chi ha l’intelligenza come l’uomo è il cane. Io aggiungo anche il gatto!
Non so come mai mi torna in mente una cosa curiosa.
Dai 15 ai 18-19 anni ho fatto parte del C.N.G.E.I. (Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani) dove c’era la tradizione - non so se ancora oggi è così - di affibbiare ad ognuno dei componenti del gruppo, il nome di un animale e un aggettivo tipo Condor reale, Puzzola furibonda e via dicendo.
A me, guarda che combinazione, mi fu appioppato quello di BULLDOG FANNULLONE!
Forse perché ero continuamente alla ricerca di un’occupazione più consona ai miei gusti?
Tornando al quotidiano è giunto il momento di riprendere il mio cammino mentre tra gli amici la riunione continua.