Per finire l’anno pubblico questa storia che mi ha raccontato la pianta del rosmarino. Mentre guardavo il cielo stellato, ieri sera, verso le 23.00, ho sentito un debole sussurro provenire dalla pianta del rosmarino. Pensavo ci fosse qualche animale, invece era proprio il rosmarino che mi chiamava. Così mi sono avvicinato e ho ascoltato la sua storia. Non chiedetemi perché me l’abbia raccontata, ma mi è piaciuta. Voi, cosa ne pensate?
Ma bando alla ciance, leggetela, se vi fa piacere.
1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, destra.
1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, sinistra.
«Cosa fai mamma?»
«Metto in ordine»
«Posso entrare?»
«No, ci sono troppe cose per terra. Perché non vai a leggere?»
«Ho appena finito»
«Cos’è questo rumore, mamma?»
«Oh, niente, una vecchia scatola di latta»
«La posso avere?»
«Ma è vecchia, tutta ammaccata. Non si chiude bene neanche il coperchio»
«Ti prego mamma, mi piace molto il suono che fa»
«Va bene, allora ecco, prendila!»
1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, a sinistra.
1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, destra.
Ecco la sedia, la sposto. Mi siedo.
Sopra al tavolino ho lasciato le monetine. Eccole.
Senti come tintinnano dentro alla scatola di latta. Che bel suono.
Quel pomeriggio, come tutti i mercoledì, suo nonno veniva a trovarla e la portava in giardino.
Le raccontava tante storie sulle piante e le faceva annusare i profumi dei fiori e delle erbe officinali. La sua preferita era l’erba Luigia, che aveva un intenso profumo di citronella.
«Cos’hai in quella vecchia scatola di latta, Stefi?»
«Delle monetine, nonno. Senti come suonano bene»
E scuoteva un poco la scatola, per fargli sentire il suono.
«Ma dove l’hai trovata quelle vecchia scatola?»
«L’ha trovata la mamma, e me l’ha regalata»
«E ci tieni dentro le monetine? Vieni con me, che ho un’idea migliore»
Il nonno accompagnò Stefi nella serra e le mise vicino un sacco di compost.
«Annusa l’odore della terra. Ti piace? Adesso riempiamo la tua scatola di latta con questa terra e poi…»
«Ma non suonerà più!» lo interruppe secca Stefi.
«No, ma farà altri suoni. Diversi. Vedrai che ti piacerà»
Insieme, nonno e nipote, interrarono diversi semi.
«Come sono piccoli»
«È vero, ma ne usciranno dei bellissimi fiori profumati. Ogni giorno dovrai annaffiarli con un po’ di acqua. Al resto ci penseranno loro»
[...]
Come ogni mercoledì, il nonno era andato a trovare la sua nipotina. Era una calda giornata di maggio.
«Dov’è Stefi?» chiede a sua nuora.
«Nella serra»
«Da sola?»
«Sì, sono sbocciati i fiori. È là da stamattina»
Il nonno entrò in giardino e si diresse verso la serra.
«Ciao Stefania, come stai?»
«Bene, nonno. Sono sbocciati i fiori. Senti come sono profumati»
«Sono davvero profumati, e molto belli» disse il nonno avvicinandosi e annusndone uno.
«Sono come li descrivono nel libro che mi hai regalato?»
«Sì, proprio così»
«Secondo me sono ancora più belli di come li descrivono. E poi avevi ragione anche sul suono. I fiori sono silenziosi, ma prima è arrivata un’ape e faceva un gran rumore con le sue ali»
«Ti piacciono allora lì nella scatola di latta?»
«Sì, nonno»
«Vieni a far merenda? Non puoi rimanere tutto il giorno qui in serra.»
«Va bene, nonno. Vengo. No! Non serve che mi accompagni! Adesso conosco la strada. Sono venti passi avanti, poi c’è un gradino, poi altri dieci passi, poi cinque passi a destra e poi ci sono le scale»
«Va bene – disse il nonno sorridendo – andiamo».