Magazine Cinema
(Il pensionante)
1927
Regno Unito
Regia: Alfred Hitchcock
Soggetto: Marie Belloc Lowndes
Sceneggiatura: Alfred Hitchcock, Eliot Stannard
Il pensionante ha un volto molto dolce, ma nello stesso tempo i fatti portano a vederlo con un alone perverso, il bianco del cerone diventa quello del volto della morte e gli occhi languidi perversione omicida. Daisy, figlia dei padroni della pensione si è ormai infatuata, la madre è invece sospettosa, il padre più distaccato. Le nebbie di Londra nascondo dei misteri. Un poliziotto fa il filo alla ragazza, e non ha in simpatia il loro cliente...
Fortissima influenza della avanguardie tedesche per questa quinta opera di Alfred Hitchcock, ritenuta però il sincero esordio. Gli stilemi del maestro, la cura estrema che verrà riposta poi nel periodo americano è già presente: i pensieri accentuanti da semplici piani, dei dettagli espressivi che parlerebbero anche senza intertitoli, la donna diafana, delicata ma sicura di sé, il soggetto per cui lo spettatore parteggia e rifugge, i cameo del regista stesso, ma soprattutto il classico tema giallo, con i dubbi che si sciolgono solo a fine pellicola, comprendendo anche una sorta di doppio finale.
Ma ombre, accento su alcune parti scenografiche, tra cui porte e scale, sono evidente impronta espressionista, mentre la lenta e spesso solo accennata recitazione presente in alcuni momenti è più vicina al Kammerspiel. Da espressionismo tedesco anche i magnifici, seppur brevi, titoli d'inizio pellicola di E. McKnight Kauffer, che fanno riferimento alla figura del triangolo ricorrente nella pellicola: il triangolo lasciato sui biglietti dell'assassino, il triangolo amoroso...
Ispirato da libro omonimo e lavoro teatrale (Who I He?) di Marie Belloc Lowndes, portato sullo schermo altre sei volte: con lo stesso titolo, The Lodger, nel 1932, nel 1944 e nel 2009 e nella serie Armchair Mystery Theatre del 1965, chiamato Man in the Attic nel 1953 e con la traduzione tedesca Der Mieter in un film TV del 1967.
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