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Una sedia dell’Ottocento per il Parkinson

Creato il 02 maggio 2012 da Roberto1972

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Una sedia dell’Ottocento per il Parkinson

Abbiamo visto come, con le tecnologie molecolari più all’avanguardia, si stiano conducendo complessi studi riguardo agli effetti della genetica sull’anatomia dei centri dell’apprendimento e della memoria nel nostro cervello, con le relative implicazioni per le malattia neurodegenerative [ http://goo.gl/3C2v0 ]; fa quindi un certo effetto leggere in un recente articolo scientifico come un vecchio presidio terapeutico per i pazienti con malattia di Parkinson sia stato oggi rivalutato. Stiamo infatti parlando della “sedia vibrante”, sviluppata dal neurologo francese Jean-Martin Charcot alla fine dell’Ottocento, per alleviare i tremori tipici dei pazienti con Parkinson.
Tutto era nato da quanto gli stessi pazienti raccontavano a Charcot, cioè degli apparenti benefici che essi avevano dopo lunghi e scomodi viaggi in carrozza oppure in treno. Ecco quindi che il medico mise a punto una sedia che potesse simulare quelle scomodità di viaggio, potendo quindi ridurre i dolori e i disagi tipici della malattia di Parkinson. Effettivamente i primi risultati sembravano incoraggianti, ma con la morte di Charcot non ci fu la possibilità di allargare la casistica di studio – come si direbbe oggi.
E’ quindi quanto è stato fatto da un gruppo di ricercatori del Rush University Medical Center di Chicago, mimando il protocollo terapeutico di Charcot in 23 pazienti affetti da Parkinson. In realtà sono stati evidenziati dei miglioramenti, per quanto riguarda lo stato di affaticamento, d’ansia e del sonno nottorno, sia nei pazienti trattati sulla sedia vibrante che nei controlli, trattati sulla medesima sedia nella quale però non era stata attivata la vibrazione. Sembra quindi che un effetto placebo o comunque qualcos’altro, non direttamente legato al moto vibratorio della sedia, possa essere responsabile dei benefici registrati nei pazienti parkinsoniani. L’aspetto significativo di questo studio è comunque dato dall’indicazione di una possibile strada terapeutica da approfondire per questi malati.

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Filed under: Medicina, Neurologia

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